«La linea del colore» – Igiaba Scego
(letto da Francesco Masala)
la storia inizia negli Stati (uniti?) d’America, a cavallo della guerra civile, quando i neri e le nere liberati potevano essere rapiti per fare ancora gli schiavi negli Stati del sud (12 anni schiavo, di Steve McQueen, di questo racconta).
e anche se eri libero eri un poveraccio, e i figli e le figlie degli ex schiavi dipendevano a volte dalla carità.
la protagonista del libro, Lafanu, era la beneficiaria della carità di una bianca (sempre meglio che morire di stenti) per questo aveva potuto studiare, e dopo molte peripezie riesce ad arrivare in Italia, a Roma, che già amava, per via dell’arte.
il libro è ricchissimo di spunti, di personaggi, si toccano mille questioni, l’amore, la libertà, l’arte, la schiavitù (ieri e oggi), il viaggio (da schiavo, da persona libera, da migrante) e moltissimi altri temi.
il miracolo di Igiaba Scego è che tutto si tiene, e le storie parallele di Lafanu e Leila diventano una storia sola, quelle di due ragazze nere a Roma, città che loro amano: sono due italiane ad honorem, a prescindere dai passaporti (*).
é un libro che non annoia mai, scritto benissimo, letteratura italiana della più attuale, fresco e vivo.
sarebbe bello che fosse letto nelle scuole, come una storia e una voce di chi ama il nostro Paese, sempre più xenofobo e meno accogliente.
(*) a proposito qui una necessaria iniziativa, un’impresa titanica, affinché tutti possano viaggiare in sicurezza, a prescindere dal colore e dal peso del passaporto.