La lotta in bici dei medici sardi
di Claudia Zuncheddu (ripreso da manifestosardo.org)
Il diritto alla salute è la ragione della nostra lotta, innanzitutto come medici. Nonostante i 40 gradi preannunciati, sabato 8 luglio, il flash mob in bici verso gli stabilimenti della Fluorsid, è stato un successo.
Hanno partecipato all’evento da Alghero, Bosa, Lanusei, Castiadas, Iglesias, Quartu S.E. ad altri centri del Campidano. I 30 ciclisti alla partenza, si sono raddoppiati lungo il percorso. La manifestazione è stata promossa da Isde Sardegna, Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, Ordine dei Medici della provincia di Cagliari, Ass. culturale Sa Mata e Life After Oil.
Sulle due ruote tutte le generazioni, da Angelo Serra, anni 83 e una carriera diplomatica alle spalle, a Pietro Cruccas di anni 80, ad un gruppo di bambini di Assemini. Ivan-Luca Melis di Iglesias, 45 anni, malato di sclerosi multipla, ha partecipato con la sua carrozzina. Al via i Medici per l’Ambiente di Isde Sardegna e Rete Sarda Difesa Sanità Pubblica, sempre in prima fila nella lotta per il diritto dei sardi alla Salute e per ribadire “Stop all’inquinamento ambientale. Più controlli sulle attività inquinanti. Bonifiche subito.
Rinaturalizzazione e riconversione dei territori inquinati. Stop allo smantellamento del sistema sanitario pubblico. Accesso alla prevenzione e alle cure con il ripristino e la razionalizzazione dei servizi sanitari territoriali e degli ospedali sardi. Riorganizzazione del personale e rispetto della dignità delle professioni sanitarie”.
In Sardegna la Salute, in termini calcistici, non può essere in retrocessione. È per “La Salute in serie A” che abbiamo sfidato l’allerta meteo lungo un percorso di 16 Km, dall’ex- laveria di Via Coghe ad Assemini, alla Fluorsid. Il Caso Fluorsid, con la sua attività inquinante, a ridosso dell’abitato di Assemini, è il tema da cui partiamo per denunciare ancora una volta che in Sardegna è più facile ammalarsi e morire. Lo attestano i dati dello Studio Epidemiologico dei medici di Isde Sardegna, ma non solo. A riconoscerlo è lo stesso Stato italiano che ha provveduto a perimetrare i siti inquinati da bonificare. Tra Porto Torres e sud-ovest dell’Isola, un terzo del territorio sardo è inquinato, quindi un sardo su tre vive in habitat che necessitano di bonifiche.
Non da oggi, personaggi potenti e senza scrupoli, sguazzano in questa Terra, dove a loro è consentito di eludere le regole vigenti. Che la vita dei sardi valga poco lo certificano le azioni, le omissioni, i silenzi-assenso della nostra classe politica. Due schieramenti che da decenni si alternano al governo della Sardegna, accomunati da un disegno politico devastante per il diritto alla salute dell’ambiente e delle comunità. Hanno importato e imposto un modello industriale altamente inquinante e nello stesso tempo hanno contribuito allo smantellamento della Sanità pubblica sarda.
Poco importa se il rapporto costi/benefici privilegia i profitti per pochi, mentre i costi ricadono pesantemente su ambiente, territorio, economie locali e sulla salute delle nostre comunità. Far da padroni in casa nostra è facile. Sono diverse le generazioni di industriali che in nome del calcio, sport nobile, si sono garantite la genuflessione del mondo politico, di amministratori locali e di chiunque conti in Sardegna. Il calcio è un buon balsamo per tutti e per tutto.
È così che in Sardegna si diventa sempre più intoccabili. Poco importa se oltre tre anni fa, undici persone siano state condannate per “disastro ambientale”. Poco importa se ignorando il verdetto del tribunale e il patteggiamento, si continui a inquinare senza avviare le bonifiche dell’intero habitat interessato. “La Salute in serie A” è la ragione della nostra lotta, innanzitutto come medici.
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