La “mal-aria” fra noi: inquinamento e tumori…

… ma per il Comune di Bologna l’amianto può attendere

DUE POST di Vito Totire (*)

La signora Lucia Rinaldi e altri (in una lettera del 7 febbraio a «Repubblica») partendo da un loro sentimento di lutto hanno sollevato un problema che spesso viene rimosso: il rapporto fra inquinamento urbano e tumore polmonare. Siamo (quasi) tutti d’accordo a dire che il rischio esiste. Evidenziare e dimostrare i danni però pare pericoloso perché darebbe una accelerazione a… smettere di parlare a vuoto.

Recentemente abbiamo concluso un contenzioso con l’Inail relativo al tumore polmonare di un taxista. Si è dovuti arrivare alla Corte d’appello per una sentenza che accogliesse la eziologia professionale, 15 anni dopo il decesso. Infatti sia all’Inail che al Ctu (il consulente tecnico d’ufficio) di primo grado – poiché il lavoratore era stato fumatore – era parso impossibile che l’attività professionale potesse essere concausa del tumore.

C’è da chiedersi se – anzi quanti – altri casi siano passati “inosservati” fra taxisti, vigili, stradini, ecc.

Sul problema della azione oncogena della “malaria” di città non si parte da zero. Per esempio a Trieste sono stati condotti studi che correlano il tipo istologico di tumore con il tipo di inquinamento subìto (sigarette o gas di scarico o occupazionale). Peraltro non è solo il polmone a fare da bersaglio: sono noti i dati sulla leucemia infantile. Inoltre la rivista «Lancet» di recente ha pubblicato dati che evidenziano un rischio Alzheimer direttamente proporzionale alla vicinanza ad «arterie a grande scorrimento». I fumi diesel sono ormai collocati in “classe I” rispetto al polmone come rischio oncogeno professionale. Del benzene si è detto. La questione amianto è nota a tutti.

Nonostante tutto ciò (una situazione fortemente compromessa) Bologna si avvia a subìre il cosiddetto “passante di mezzo” che eleverà ulteriormente aree già sopra i livello di guardia.

Voglio dire alla signora Rinaldi e alle altre persone: grazie per aver esternato il vostro lutto e non averlo lasciato nella dimensione privata delle solitudini metropolitane: trasformiamolo insieme in impegno per una città più salubre e più felice.

Bologna, 16 febbraio

Bologna/bonifiche: l’amianto può attendere

Via Bignardi 14: niente di nuovo. E all’udienza conoscitiva per ora mancano cittadini e associazioni.

di Vito Totire (*)

Da un sopralluogo in via Bignardi non risulta aperto nessun cantiere di bonifica del cemento-amianto. Un sito industriale abbandonato per il quale i tempi ragionevoli per la bonifica sono scaduti da un pezzo…

I piccioni e il vento contribuiscono a portar via le fibre che inevitabilmente “desquamano” dalla superficie.

Strano: si fa un gran parlare di riqualificazione del territorio…

Il gestore del sito dovrebbe aver ricevuto mesi fa una “letterina di cortesia” dal Comune (assieme a un centinaio di altri destinatari). Pare che non abbia risposto nulla.

C’è un carteggio fra Ausl e Comune; cosa si sono detti ? Per carità non è top secret eppure non si è avuto modo di prendere un appuntamento per “vedere le carte”: al momento non è partita nessuna bonifica.

Questa è la premessa.

Abbiamo appreso che per oggi pomeriggio – venerdì 17, che coraggio – era convocata una udienza conoscitiva sullo stato delle bonifiche a cui erano invitati i referenti istituzionali (Hera compresa). VOGLIAMO SPERARE CHE SARA’ CONVOCATA A BREVE UNA ANALOGA SEDUTA A CUI SIANO INVITATI A PARTECIPARE CITTADINI E ASSOCIAZIONI.

Intanto un nostro promemoria:

  1. occorre finalmente avviare il censimento capillare totale in tutto il territorio dell’amianto in superficie e di quello underground; il censimento deve partire dall’obbligo di autonotifica per il gestore/proprietario del sito o dell’immobile;
  2. a proposito di tecniche complementari tipo i droni (vedi alcuni Comuni della bassa): non siamo contrari ma i droni vanno bene per monitoraggio/controllo cioè per riscontrare eventuali evasioni dall’obbligo di autonotifica; d’altra parte la questione droni pone interrogativi sulla funzione e sulla identità della cosiddetta città metropolitana: prima l’ambito omogeneo territoriale si chiamava “provincia”; ora in un’area di quella che era la Provincia si usano i droni (meglio questo uso comunque di quello militare!) e in un’altra area si mandano e letterine a domicilio (alle quali, via Bignardi docet, non tutti rispondono). Incredibile.
  3. come abbiamo detto il censimento e i programmi di bonifica devono riguardare anche le tubazioni interrate; su questo argomento fino a quando le udienze conoscitive vedranno l’invito rivolto ai soli referenti istituzionali possiamo essere sicuri che avremo amianto nel migliore dei casi fino al 2250, nel peggiore dei casi sino al 2500 (come abbiamo già calcolato);
  4. i “criteri” adottati dal Comune di Bologna per fare la valutazione del rischio sono assolutamente irrealistici, paiono tender alla idea che l’amianto non sia volatile e non si liberi dalle coperture se non disturbato da un trapano;
  5. l’unica linea “sana” consiste nel fare il numero più alto possibile di bonifica dandosi come unico limite vero le potenzialità di intervento delle aziende specializzate il cui numero e dimensione può e deve peraltro crescere aumentando il numero (e retribuendo meglio) i lavoratori formati;
    1. un dato sfugge totalmente al ceto politico italiano ed europeo: le risorse necessarie sono notevoli e l’impegno di spesa deve essere svincolato dal “patto di stabilità”. O SI CAPISCE QUESTO OPPURE SI SPERA NEL FATTO CHE LA DISPERSIONE DI FIBRE NON CREERA’ CUSTERS EVIDENTI DI MESOTELIOMI O PIU’ CONCRETAMENTE SI SPERA CHE NESSUNO VERRA’ CHIAMATO A PAGARE NE’ IN SEDE CIVILE NE’ IN SEDE PENALE DELLE MALATTIE AMBIENTALI DA AMIANTO; visto che già alcun tribunali per coorti con più di trenta mesoteliomi (Ravenna e Milano) hanno sentenziato che il fatto non sussiste; d’altra parte «Il fatto quotidiano» ha pubblicato intercettazioni nelle quali si dice chiaramente, a proposito di scavi in rocce amiantifere: «Tanto i tumori per gli operai verranno fuori tra vent’anni…».
  6. Nel frattempo la giunta comunale di Bologna ha preso una posizione chiara: “io speriamo che me la cavo…”.

    – La giunta comunale di Bologna: rigetta il percorso virtuoso adottato anni fa da San Lazzaro di Savena (e ridagli con la città metropolitana, esempio di omogeneità!).

    – Rigetta quanto la commissione consiliare competente aveva approvato già ai tempi della “buonanima” di Cofferati.

    – Mostra indifferenza totale rispetto agli allarmi dei cittadini che rivendicano bonifiche dal 1980! (Abbiamo più volte richiamato la lotta dei genitori dei bambini delle scuole Roselle: ormai hanno, quei bambini, 40 anni).

    – Il Comune di Bologna rigetta il buon senso ed evita di rispondere anche a interrogativi come quelli posti da un lettera al «La Repubblica» del 10.2.2017 che parla della morte di due coetanei per tumore polmonare; che nella “malaria” abbia un ruolo anche l’amianto? Facciamo finta di non sapere che la domanda è fin troppo pertinente?

Bologna, 17 settembre

(*) Vito Totire è medico del lavoro e portavoce di AEA-associazione esposti amianto e rischi per la salute

LE VIGNETTE – scelte dalla redazione della “bottega” – SONO DI ALTAN

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *