4.2. Dinamiche territoriali: Atacama, Antofagasta e Catamarca
I processi storici dell’estrazione mineraria e dell’organizzazione economica estrattiva hanno creato zone di sacrificio in cui si concentrano una moltitudine di impatti sociali, ambientali, economici e di genere. Si tratta di regioni geografiche che sono state permanentemente soggette a danni ambientali o alla mancanza di investimenti economici.
Maristella Svampa li definisce come “territori che vivono la radicalizzazione di una situazione di ingiustizia ambientale dove la produzione di spazio e le logiche di controllo territoriale dominanti non contemplano il soddisfacimento dei bisogni sociali ed economici della popolazione e la sostenibilità ambientale dei territori, e prevede una svalutazione di altre forme di produzione e di vita diverse da quelle dell’economia dominante”. (107) Sebbene l’attività estrattiva, passata e attuale, abbia già provocato e continui a provocare forti danni, è opportuno considerare che questi saranno sostanzialmente aggravati dall’aumento della domanda generata dal contesto di “transizione verde”.
Questa sezione si concentra sull’analisi degli impatti e degli effetti che l’estrazione del litio comporta nei territori adiacenti al Salar de Atacama (regione di Antofagasta, Cile), al Salar de Maricunga (regione di Atacama, Cile) e al Salar Tres Quebradas (provincia di Catamarca, Argentina) . Sono inclusi anche alcuni degli impatti legati all’estrazione di altri minerali necessari per la “transizione verde” nell’area mineraria intorno a Tierra Amarilla (regione di Atacama, Cile).
Il nord del Cile si caratterizza per una successione di cordigliere che delimitano bacini occupati da laghi salini definiti “salares”. Come commentavamo all’inizio del capitolo, le rocce evaporitiche accumulate in questi salares sono ricche di elementi come il sodio, il magnesio, il potassio, il boro e il litio.
L’estrazione del litio nel Salar de Atacama, giacimento in cui si concentrano le maggiori riserve del minerale del paese, iniziò nel 1984, anche se la sua presenza in salamoie era già stata registrata nel 1969 (108). Recentemente sono stati approvati progetti per lo sfruttamento del Salar de Maricunga, il più a sud del paese dove sono state trovare riserve di litio, anche se in minore quantità e concentrazione.
In Argentina lo sfruttamento è arrivato più tardi, agli inizi degli anni ’90 ma, negli ultimi anni, è stato promosso lo sfruttamento dei salares e delle lagune altoandine. In questo paese il litio si concentra nei salares della Puna, zona dell’altopiano compresa tra Jujuy e San Juan.
L’attività estrattiva è iniziata nel Salar del Hombre Muerto e, negli ultimi anni, si è esteso verso le provincie di Jujuy, Salta e Catamarca, le cui amministrazioni nel 2022 hanno formato il Comitato Regionale del Litio (112) per la promozione del settore. Il progetto di Tres Quebradas, a Catamarca, guidato dall’impresa cinese ZiJin, prevede per i prossimi anni una produzione pari a 20 mila tonnellate di litio all’anno.
A differenza di altre miniere estrattive come quelle del rame o dell’oro, l’estrazione di litio in salamoia non richiede perforazioni della roccia che creano chilometri di gallerie nel sottosuolo, ha un impatto visivo minore e il processo di estrazione in sé non è altamente contaminante per quanto riguarda l’emissione di gas serra in quanto si realizza attraverso l’evaporazione dell’acqua. Per questo molti progetti e imprese la definiscono “attività mineraria sostenibili”. Ma gli impatti, anche se meno identificabili, ci sono.
Come sottolineato in precedenza, nell’altopiano cileno e argentino, nella zona della Cordigliera delle Ande, sono sparsi laghi e lagune provenienti dallo scioglimento di ghiacci e ghiacciai dell’epoca del Pleistocene (113).
Si tratta di bacini idrografici complessi con sistemi endoreici, ovvero di zone topograficamente più profonde rispetto all’ambiente circostante, in cui si accumulano acque – sia da fiumi vicini che da falde acquifere – ma che non hanno sbocco al mare. Se a tutto questo si combinano un clima arido, altitudine, radiazioni e molta evaporazione, gli elementi e gli ioni che erano disciolti nell’acqua finiscono per concentrarsi dando origine a rocce evaporitiche (salamoie) e ai salares.
Ma non in tutte le salamoie c’è presenza di litio. Lo troviamo quando le acque, invece di circolare a temperatura ambiente, circolano ad alte temperature. La continua attività vulcanica presente nelle Ande e associata alla stessa formazione della sierra producono l’idrotermalismo (XXVII) e, di conseguenza, la composizione di rocce che contengono litio o altri elementi come l’alluminio.
Questi salares costituiscono ecosistemi complessi e fragili perché presentano comunità microbiche uniche, fondamentali per l’esistenza di altri esseri viventi molto sensibili ai cambiamenti idrologici (114). Tali ecosistemi ospitano una grande diversità di alghe e piccoli crostacei acquatici. Sono l’habitat di mammiferi camelidi come la vigogna o il guanaco, di piccoli roditori come il cincillà e di una moltitudine di uccelli tra i quali risaltano il fenicotteri.
Nello specifico, nel Salar de Maricunga, in mezzo al Parco Nazionale Nevado Tres Cruces, a 160 chilometri nord-est della città di Copiapó, si riconoscono 53 specie tra fauna e flora nelle aree comprese tra il salar e la Laguna Santa Rosa. Inoltre questa zona ospita 17 specie animali con problemi di conservazione e fa parte dei siti di priorità 1 nella lista dei Siti Prioritari per la Conservazione Biologica in Cile (115).
Tuttavia questa classificazione, come accade in casi simili in tutto il mondo, non impedisce che sia uno degli scenari per progetti di esplorazione e sfruttamento del litio nel paese.
I dati preliminari fanno di questa salina la seconda migliore al mondo per estrazione di litio dopo il Salar de Atacama (116) e sono tre i progetti già installati nell’area: il Proyecto Blanco della società Salar Blanco, il progetto Salar de Maricunga della società statale Codelco e l’estrazione nel Salar de Maricunga, un altro progetto di sfruttamento della società Simco Spa – un’azienda taiwanese – e del gruppo Errázuriz, un conglomerato di imprese appartenenti all’uomo d’affari e politico cileno Francisco Javier Errázuriz Talavera.
Quest’ultima iniziativa non ha ricevuto l’approvazione della valutazione ambientale, a causa di una denuncia presentata da una comunità indigena colla per non aver rispettato la consultazione libera, preventiva e informata delle popolazioni indigene (XXVIII).
Il Salar de Maricunga e il popolo colla
Quando si percorre la Cordigliera delle Ande ci si rende conto dell’incommensurabile valore del paesaggio e della ricchezza naturale di questo ambiente. Cime alte più di seimila metri che un tempo erano vulcani e dove oggi si trova il vulcano attivo più alto del mondo, il Vulcano Ojos del Salado, con i suoi 6.893 metri. Tra le vette si trovano lagune altoandine come quelle della Laguna Rosa e la Laguna Verde. Chilometri e chilometri di orizzonte che riuniscono fauna selvatica e varietà di piante uniche.
Maricunga si trova a 3.650 metri di altitudine e, oltre alle ricchezze naturali sopra descritte, in un raggio di centinaia di chilometri vivono decine di comunità del popolo originario colla, popolazioni che occupavano le province nord-occidentali argentine e che, durante i secoli XV e XVI, si sono spostate tra i due versanti andini del Cile e dell’Argentina. Con il passare del tempo, l’arrivo del capitalismo e della globalizzazione, queste popolazioni transumanti si sono insediate nelle montagne e hanno mantenuto la loro visione del mondo e le loro attività tradizionali come l’agricoltura, l’allevamento e l’estrazione mineraria su piccola scala. A causa della loro posizione geografica, non sono riusciti a rimanere lontani dagli impatti delle mega miniere, che hanno un ruolo importante nella regione. Nonostante ciò, le comunità colla continuano a preservare il territorio, resistendo e agendo come guardiani della montagna.
Una delle attività emergenti in questa zona è il turismo “sostenibile”, un turismo locale controllato, impegnato a favore del territorio, dell’ambiente e delle comunità che lo abitano. Non si tratta solo di un negozio, ma di un modo per sensibilizzare al valore paesaggistico dell’area, come principio per la sua conservazione e la sua difesa come bene comune. Per questo settore, l’estrazione su larga scala rappresenta una minaccia, come spiega Carlos Pizarro, attivista e guida per il turismo sostenibile di Copiapó: “I progetti non hanno un’esperienza consolidata, non si fanno molte ricerche sull’idrologia, né si sa come si comporterà o come reagirà. Non possono assicurarci che non causerà danni ai bacini idrici, alla fauna, soprattutto ai cincillà, alle vigogne e al paesaggio”.
Ma non sono solo gli operatori del settore turistico a difendere questa zona. Attivisti e difensori dell’ambiente si stanno organizzando per affrontare l’offensiva mineraria e mettere in guardia dai pericoli che potrebbe comportare per l’ambiente naturale. Eduardo Herrera, insegnante e membro del Colectivo en Defensa del Medio Ambiente de Atacama (CODEMAA), teme che i progetti, a causa del loro uso intensivo, possano influire sui livelli idrici della Laguna Santa Rosa e, quindi, sulle specie che lì si nutrono. “L’altro sarebbe l’impatto sul paesaggio dell’installazione di una grande industria in un’area ad alto valore paesaggistico, come le saline e i loro dintorni”, aggiunge.
L’estrazione del litio tramite salamoia è ad alta intensità in termini di utilizzo di acqua. Il processo viene effettuato pompando la salamoia attraverso pozzi che possono avere una profondità variabile da 30 a 200 metri. La salamoia viene inviata a vasche di acqua dolce, dove il liquido viene fatto evaporare e i sali vengono concentrati. Una volta evaporata l’acqua, il litio viene separato per precipitazione dagli altri composti disciolti nella salamoia come il magnesio, calcio, potassio e sodio.
Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, si stima che per produrre 1 tonnellata di litio dalla salamoia siano necessari in media 330.000 litri di acqua, mentre nel caso del rame o del cobalto si tratta rispettivamente di 30.000 e 60.000 litri per tonnellata (117). Altri studi stimano che per produrre 1 tonnellata di carbonato di litio siano necessari 2 milioni di litri di acqua (118).
Ma al di là della guerra delle cifre, che secondo gli attivisti in difesa dell’acqua è dovuta alla mancanza di trasparenza nella gestione da parte delle imprese, l’impatto è aggravato dal fatto che la concentrazione di questo minerale si trova in aree aride con un elevato stress idrico, come nel caso del Salar de Atacama.
Il deserto di Atacama è la zona del pianeta con i più bassi livelli di precipitazioni, con medie che non superano i 10 litri per m2 /anno (119), motivo per cui è popolarmente conosciuto come “il deserto più arido del mondo”.
Nonostante questa realtà, i dati relativi al 2020 (120) hanno dimostrato che, nel loro insieme, le società SQM e Albermarle hanno prodotto un totale di 18.000 tonnellate di litio estratto dal Salar de Atacama, con un fortissimo consumo di acqua.
Francisco Mondaca, di origine lickan-antay o atacameño, un popolo indigeno che vive nel deserto di Atacama, è membro del Consejo de Pueblos Atacameños, un’organizzazione che riunisce alcune delle comunità atacameñas della zona.
Mondaca ci racconta quanto sia ironico che in un villaggio come Peine, situato nella parte meridionale del Salar de Atacama che è stato totalmente assorbito dall’attività mineraria, i suoi attuali 300 abitanti abbiano un flusso d’acqua di non più di 4 litri al secondo, mentre di fronte a loro si estraggono più di 2.000 litri d’acqua al secondo destinati alle miniere. Il problema si estende anche all’agricoltura.
Nel deserto si coltivano soprattutto erba medica, grano e mais, ma anche ortaggi e vegetali come carote, patate, fagioli e frutta e, per ragioni climatiche, le pratiche di irrigazione ancestrali si sono basate sull’irrigazione a pioggia.
Karen Luza, anche lei lickan-antay, abitante a San Pedro de Atacama e attivista per l’acqua, spiega che “mentre le miniere utilizzano litri e litri di acqua al giorno, io devo aspettare un mese per poter irrigare il mio campo, utilizzando il sistema di irrigazione che abbiamo prestabilito, che è uno degli unici sistemi di gestione comunitaria”.
Ma il rapporto con l’acqua, per la popolazione indigena, non è solo legato al suo consumo: “Noi siamo il popolo dell’acqua e la rilevanza e l’importanza dell’acqua per continuare ad esistere, non solo come esseri umani ma anche come sistema-mondo, è in gran parte sconosciuta all’occidente.
L’acqua ha un mondo tutto suo e nel deserto è molto evidente sia il suo funzionamento che l’intervento brutale che subisce a causa dell’estrazione mineraria”, afferma Sonia Ramos, difenditrice dell’acqua a San Pedro de Atacama. Per lei, e per tutti i difensori dell’acqua che si oppongono all’estrattivismo, la lotta per difendere questo bene comune non è per niente facile a causa del grande potere detenuto dal settore minerario e dalle imprese.
La gestione dell’acqua in Cile
Il Cile è l’unico paese al mondo in cui l’acqua è di proprietà privata. Attualmente il 96,2% della popolazione cilena usufruisce di servizi idrici e igienico-sanitari forniti da aziende private transnazionali, in particolare da tre grandi gruppi economici: l’associazione di una multinazionale franco-spagnola, Suez Group e Aigües de Barcelona-AGBAR (43,8%), la canadese Ontario Teacher’s Pension Pla(36,1%) e la giapponese Marubeni (10,5%). 121
Esiste anche una parte di gestione comunitaria dell’acqua, ma si tratta di un fenomeno sparso e non sono disponibili dati per quantificarlo.
A San Pedro de Atacama, ad esempio, le pratiche culturali di approvvigionamento e gestione dell’acqua sono state mantenute su base comunitaria per garantire l’irrigazione a pioggia e sostenere l’agricoltura basata sulle colture tradizionali. Tuttavia, la recente diminuzione dei flussi d’acqua,122 sta ostacolando le pratiche agricole.
In Cile, la promulgazione della Costituzione Politica del 1980, l’emanazione del Codice dell’Acqua del 1981 e l’abrogazione della Legge di Riforma Agraria e del diritto all’uso dell’acqua hanno portato a un nuovo rapporto di “proprietà individuale” sulla stessa. Questo nuovo rapporto concepisce l’acqua come una risorsa, come qualcosa di separato dalla terra, perdendo il senso dell’acqua come bene collettivo e consentendo ai titolari di diritti idrici di commercializzare tali diritti (alienare, ipotecare, affittare, ecc.). Il Cile è uno dei paesi più stressati dal punto di vista idrico al mondo (123).
Questa situazione, sommata alla proprietà individuale dei diritti idrici, porta all’acquisto e all’accaparramento dei diritti da parte di grandi speculatori (124).
Vale la pena ricordare che l’1% dei proprietari dei diritti ai consumi idrici – quelli utilizzati per l’irrigazione agroalimentare o l’estrazione mineraria – concentra circa il 79% dell’acqua disponibile (125).
Inoltre, i titolari di concessioni minerarie possono avere il diritto di utilizzare l’acqua presente nelle loro miniere. Si tratta della cosiddetta “acqua del minatore”, definita come diritto all’approvvigionamento dell’acqua, concesso solo dall’autorità ministeriale al titolare di una concessione mineraria che utilizza l’acqua nei suoi lavori di estrazione e che è soggetto a determinati requisiti e modalità stabiliti dalla legge (126).
Lo schema è simile in tutte le zone estrattive: villaggi dediti all’agricoltura, all’allevamento, all’artigianato e, infine, alle attività tradizionali; aree lontane dalle grandi città, con la sensazione (ma anche l’evidenza) di un certo abbandono da parte dell’amministrazione centrale, che spiana la strada all’arrivo delle grandi imprese transnazionali e alle loro promesse di investimento sociale sotto forma di compensazione economica, ma anche di fornitura di servizi di base che garantiscano i diritti umani fondamentali.
Avanzata delle multinazionali e frattura sociale
Il significato della frase che apre questa sezione è visibile in tutto il territorio estrattivo, dalla città lacerata e minata di Tierra Amarilla (Atacama, Cile), completamente circondata da miniere di rame, oro, argento e molibdeno, alla Cordigliera delle Ande, dove le popolazioni originarie resistono in piccole comunità lontane dai centri urbani con pannelli solari, sistemi di acqua corrente e internet installati dalle company.
In alcune zone hanno persino ricevuto servizi ospedalieri offerti gratuitamente dalle compagnie minerarie. Queste pratiche e strategie aziendali hanno successo nella misura in cui vengono attuate in comunità precarie, senza accesso e garanzie pubbliche ai servizi e ai diritti di base e, nel caso del Cile, sono pratiche facilitate da un quadro costituzionale profondamente neoliberista.
Ma se da un lato esiste una sorta di consenso sociale sulla necessità di coprire i diritti di base, dall’altro non tutte le comunità accettano quelle che, a loro dire, sono “ricompense” o “briciole” da parte delle compagnie, alcune restano irremovibili e si oppongono all’attività mineraria. Queste differenze generano divisioni e conflitti tra persone, comunità e territori.
In particolare, a San Pedro de Atacama, il Consiglio dei Popoli Atacameños ha raggiunto un accordo con l’azienda Albemarle, in base al quale l’azienda deve offrire il 3% dei suoi profitti al Consiglio che, a sua volta, lo distribuisce tra le comunità che lo compongono. Ma non tutte hanno accettato questo accordo che ha generato una frattura sociale nella popolazione.
“L’arrivo dell’estrattivismo e di questo greenwashing ha costretto alcune persone che non avevano preso posizione a farlo e questo ha generato una sorta di frammentazione sociale”, spiega Carlos Ulloa, residente e musicista della zona. “In qualche modo stanno modernizzando e migliorando la vita delle persone, e questo genera una dipendenza molto forte. L’estrattivismo mette fondi ovunque per ripulire la propria immagine o per rispettare le convenzioni internazionali”, aggiunge. Ulloa è uno dei cantanti di Luditas, un gruppo hip hop di San Pedro de Atacama, con testi forti contro l’estrattivismo e il capitalismo selvaggio. I loro concerti nella zona riuniscono giovani attivisti e abitanti di San Pedro, una comunità con un’ampia offerta culturale e turistica che riceve visitatori da tutto il mondo.
Gli impatti sociali si traducono non solo nella frammentazione sociale ma anche nella scomparsa del tessuto produttivo e delle attività tradizionali tipiche di questi territori. Tierra Amarilla, una cittadina di oltre 12.000 abitanti nella regione di Atacama, in Cile, era una valle di contadini prima che si sviluppasse l’attività mineraria su larga scala.
“Qui c’era l’agricoltura, il fiume aveva l’acqua, avevamo gli alberi… Ogni mattina venivamo con mia nonna nei campi di Tierra Amarilla a comprare il latte. C’era un mattatoio, con carne fresca… Tutto questo è scomparso”, spiega Claudio Alfaro, insegnante e abitante del luogo.
La promessa di sviluppo che l’attività mineraria portava con sé non è stata mantenuta, o almeno sembra non per l’intera popolazione. Gli stipendi delle persone che lavorano direttamente per la compagnia mineraria sono alti rispetto ad altri stipendi, come quelli degli insegnanti per esempio, ma “una persona che lavora nella compagnia mineraria e che ha buone condizioni economiche finisce per andarsene a vivere da un’altra parte, perché la città non ha servizi, né attività ricreative per i figli, né supermercati, né banche… c’è solo inquinamento”, spiega.
A Fiambalá, cittadina della provincia argentina di Catamarca, si sta verificando un processo simile. L’installazione di un impianto di lavorazione del litio da parte dell’azienda cinese ZiJin ha portato all’arrivo di centinaia di lavoratori.
Persone provenienti da altre parti del paese, ma si conta anche un buon numero di cittadini cinesi. “C’è un grande cambiamento nel tessuto sociale, stanno arrivando molte nuove persone. Ma non solo”, dice Lis Sablé, abitante e membro dell’Assemblea Fiambalá Despierta, “anche la pace e la tranquillità del luogo sono cambiate. Improvvisamente abbiamo molti furgoni, camion che attraversano la città a velocità molto elevate…”.
Il caso di Fiambalá risalta per il coinvolgimento del gigante cinese e per le sue pratiche di mancanza di trasparenza e informazione. Poche settimane prima della visita del team di ODG, nel novembre 2022, l’impianto pilota di lavorazione del litio situato nel centro della città è stato chiuso per un periodo di tempo senza alcuna spiegazione. La chiusura ha coinciso con una situazione di intossicazione tra gli abitanti di Fiambalá, con la presenza di vari sintomi come febbre, vomito e dolori muscolari dovuti all’acqua contaminata, come riportato dai membri dell’Assemblea di Agua Pucara (127).
Le informazioni pubblicate dai media facevano riferimento a una serie di irregolarità legate alla gestione dei rifiuti chimici, ma né l’azienda né le autorità provinciali hanno fornito spiegazioni sui motivi della chiusura.
Quando si parla di impatti sociali, quelli di genere meritano una menzione specifica. L’estrazione mineraria è un settore altamente mascolinizzato e gli impatti che genera sulle donne sono molti e diversi. Da un lato l’organizzazione del lavoro che comprende mobilità geografica, lunghi orari di lavoro, vita in accampamenti per lavoratori e sistemi di turnazione che creano esperienze di dislocazione e squilibrio della vita quotidiana (128).
Ciò approfondisce ulteriormente la divisione sessuale del lavoro, relegando le donne ai compiti di riproduzione e cura della famiglia e rafforzando la figura del padre assente. Queste condizioni rendono molto difficile la presenza delle lavoratrici nel settore minerario. Infatti attualmente le donne rappresentano solo l’8,9% della forza lavoro nel settore minerario (129).
La loro presenza aumenta quando si tratta di lavori derivati dall’attività mineraria, come la fornitura di beni (cibo e bevande, utensili artigianali), o di servizi (trasporto di macerie, pulizia, lavanderia, intrattenimento in locali notturni e negozi) o il lavoro sessuale, tutti lavori con salari molto più bassi (130).
Nelle enclave minerarie, nei paesi e nelle città che dipendono dall’attività estrattiva, le dinamiche androcentriche si generano e si esprimono in un insieme di attività ricreative legate al consumo di alcol, droghe e sesso (131).
Queste dinamiche, a loro volta, sono potenziali acceleratori di situazioni di violenza maschile all’interno della famiglia e contro le lavoratrici del sesso. Nella nostra conversazione, Natalia Lueje ci dice che il corpo delle donne subisce sempre un maggiore impatto dagli effetti dell’espropriazione, della contaminazione e della violenza. “Un caso molto concreto si ha quando i lavoratori del sito arrivano in gran numero e si generano problemi di molestie in strada, commercio sessuale e persino prostituzione minorile”, afferma Natalia Lueje.
A Fiambalá, l’arrivo di centinaia di uomini per lavorare nell’impianto di lavorazione del litio sta già provocando un impatto sulla vita della città, soprattutto per quanto riguarda le donne.
“Prima era un luogo tranquillo. Oggi è pieno di questi uomini che vengono dal nulla, hanno uno stipendio molto alto, camioncini a quattro ruote e girano per le strade come se fossero i re della città”, racconta Julieta Carrizo, abitante e membro dell’Asamblea Fiambalá Despierta.
Parla dell’abuso di potere sulle lavoratrici, dei pericoli e delle difficoltà che incontrano lavorando nelle saline, in un territorio isolato in mezzo alle montagne, dove in maggior parte sono uomini, a chilometri di distanza da qualsiasi centro urbano. Ma non è solo in montagna che avvengono gli abusi: “anche in città, nel boliche (XXIX), il sabato è pieno di minatori che molestano, impongono il loro potere economico e perseguitano le donne, molte delle quali sono minorenni”, aggiunge Julieta Carrizo.
Fortunatamente, a Fiambalá, sono soprattutto le donne a riunirsi in Assemblea per mettere in guardia dagli impatti e dagli abusi dell’attività mineraria, per denunciare le sue pratiche estrattiviste e colonialiste e per difendere il territorio, le acque e le montagne.
Fiambalá Despierta è costituita da un gruppo di cittadine e cittadini che si sono organizzati fin dal 2016, quando era iniziata a circolare la voce di un progetto minerario.
Ma non è solo la lotta frontale contro l’estrazione mineraria ad essere agita come forma di resistenza, anche la difesa delle attività tradizionali e il rafforzamento dei legami comunitari sono ulteriori strumenti che possono porre un freno all’avanzata dell’estrazione. L’associazione ACAMPA (Asociación de Campesinos del Abaucán), con il sostegno dell’associazione no-profit BePe (Bienaventurados los Pobres) della provincia di Catamarca, promuove l’agricoltura agroecologica e la gestione di risorse condivise e comunitarie, come infrastrutture agricole collettive, radio comunitarie e reti per lo scambio di sementi, artigianato e prodotti locali.
(7. Continua)
* Traduzione di Marina Zenobio per Ecor.Network.
LA MINA, LA FÀBRICA, I LA BOTIGA. Dinàmiques globals de la “transició verda” i les seves conseqüències al “triangle del liti”
Alfons Pérez, Bruna Cañada, Marta Pérez, Josep Nualart
Observatori del Deute en la Globalització, Julio 2023 – 108 pp.
Versione originale in catalano, spagnolo e inglese.
Note:
XXVII) L’idrotermalismo è la circolazione dell’acqua sotterranea ad alta temperatura. Succede in contesti di attività vulcanica o tettonica. La sua presenza può facilitare l’alterazione delle rocce o dei sedimenti e influenzarne la composizione chimica.
XXVIII) La Consulta con i popoli indigeni è un meccanismo di partecipazione basato sul Dialogo tra lo Stato cileno e i popoli indigeni, incluso nella Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) sui popoli indigeni e tribali nei Paesi Indipendenti. Per essere approvati, i progetti estrattivi localizzati in territori abitati da popolazioni indigene devono rispettare una consultazione informata.
XXIX) In Argentina, discoteca o bar musicale.
107) Svampa, Maristella; Viale, Enrique. “Maldesarrollo: La Argentina del extractivismo y el despojo”. Disponibile su: https://www.memoria.fahce.unlp.edu.ar/libros/pm.1260/pm.1260.pdf
108) Cabello, J. (2022): “Reservas, recursos y exploración de litio en salares del norte de Chile”. Disponibile su: https://www.scielo.cl/scielo.php?pi-d=S0718-71062022000200297&script=sci_arttext
109) CODELCO (30/05/2023). Maricunga tiene la segunda concentración de litio conocida a nivel mundial. Disponibile su: https://www.codelco.com/maricunga-tiene-segunda-concentracion-litio-nivel-mundial98
110) Cabello, J. (2022). “Reservas, recursos y exploración… op.cit.
111) World Energy Trade (2019). Proyecto de litio Tres Quebradas, Catamarca. Disponibile su: https://www.worldenergytrade.com/metales/litio/proyecto-de-litio-tres-quebradas-catamarca
112) Salta Gobierno (5/05/2022) “Salta, Jujuy y Catamarca dejaron oficialmente conformado el Comité Regional del Litio”. Disponibile su: https://www.salta.gob.ar/prensa/noticias/salta-jujuy-y-catamarca-dejaron-oficialmente-conformado-el-comite-regional-del-litio-82187
113) Omar, Néstor (2021). “La colonización del litio en Jujuy”. Centro de Observatorio Plurinacional de Salares Andinos (ed.), Salares Andinos: Ecología de Saberes por la Protección de Nuestros Salares y Humedales (pp.118). Recuperato da: https://cl.boell.org/sites/default/files/2021-03/Libro_Salares%20Andinos_version_definitiva_castellano.pdf
114) Dorador, Cristina (2021). “Conservación de salares… op.cit.
115) Garcés, Ingrid (2021). “Dialoguemos sobre el litio… op.cit.
116) Minería Pan-Americana (31/05/2023). “Codelco: Exploración de litio en salar de Maricunga fue ‘extraordinariamente exitosa’”. Disponibile su: https://www.mineria-pa.com/noticias/codelco-exploracion-de-litio-en-salar-de-maricunga-fue-extraordinariamente-exitosa/
117) International Energy Agency (2023). Energy Technology Perspectives. Disponibile su: https://www.iea.org/reports/energy-technology-perspectives-2023
118) Gallardo, Susana (2011). La fiebre comienza: extracción de litio en el norte argentino. Disponibile su: http://www.fcen.uba.ar/fotovideo/EXm/NotasEXm48/exm48litio.pdf
119) Pino-Vargas, E., & Chávarri-Velarde, E. (2022). “Evidencias de cambio climático en la región hiperárida de la Costa sur de Perú, cabecera del Desierto de Atacama”. Tecnología y ciencias del agua, 13(1), 333-376. Disponibile su: http://revistatyca.org.mx/index.
php/tyca/article/view/2540/2407
120) Cabello, J. (2022). “Reservas, recursos y exploración de… op.cit.
121) Enginyeria Sense Fronteres (2022). Aigua Tèrbola: Xile. Disponible en: https:// www.esf-cat.org/aiguaterbola/xile/?_
122) Sepúlveda Rivera, I., Molina Otárola, R., Delgado-Serrano, M. D. M., & Guerrero Ginel, J. E. (2015). “Aguas, riego y cultivos: cambios y permanencias en los ayllus de San Pedro de Atacama”. Estudios atacameños, (51), 185-206. Disponibile su: https://www.scielo.cl/scielo.php?script=sci_arttext&pid=S0718-10432015000200012
123) Ardiles, Karen (24/09/2022). Aguas privatizadas en los “bordes” del proceso constituyente de ChileVamos. Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales (OLCA). Disponibile su: https://olca.cl/articulo/nota.php?id=109658
124) Muchnik, E., Luraschi, M., & Maldini, F. (1998). Comercialización de los Derechos de Aguas en Chile. Disponibile su: https://www.cepal.org/sites/default/files/publication/files/4697/S9800018_es.pdf
125) Ardiles, Karen (24/09/2022). Aguas privatizadas … op.cit. Disponibile su: https://olca.cl/articulo/nota.php?id=109658020001299
126) Morán, José Ignacio (2011). “Las aguas del minero”. Justicia Ambiental: Revista de Derecho Ambiental de Fiscalía del Medio Ambiente, FIMA. (nº 3). Disponibile su: http://www.revistajusticiaambiental.cl/wp-content/uploads/2018/03/art_03_03.pdf
127) Redacción Inforama (3/11/2022). “Clausuraron una planta de litio de la empresa Liex Zijin”. Disponibile su: https://inforama.com.ar/actualidad/2022/11/03/clausuraron-una-planta-de-litio-de-la-empresa-liex-zijin/
128) Mayes, R. (2020). “Mobility, temporality, and social reproduction: everyday rhythms of the ‘FIFO family’in the Australian Mining Sector”. Gender, Place & Culture, 27(1),
129) 126-142. Caro, P., Román, H., & Armijo, L. (2021). “Mujeres en altos cargos en minería en Chile. Agencia y tensiones de género”. Convergencia, 28. Disponibile su: https://www.scielo.org.mx/pdf/conver/v28/2448-5799-conver-28-e14438.pdf
130) Organización Internacional del Trabajo (2021). La mujer en la minería: Hacia la igualdad de género. Disponibile su: https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—ed_dialogue/—sector/documents/publication/wcms_830690.pdf
131) Segovia, J. S., & Ravanal, E. C. (2021). “Estudio de las emociones mercantilizadas que circulan entre trabajadoras sexuales, hombres mineros y sus parejas, en la Cultura minera de Antofagasta, Chile”. Revista Latinoamericana de Estudios sobre Cuerpos, Emociones y Sociedad (RELACES), 13(36), 44-57.
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