La mutazione antropologica dell’umanità
Gianluca Cicinelli per Diogene*
Per un periodo l’informazione italiana dedicò molta attenzione ai detenuti di origine italiana che negli Usa erano a poche ore dall’esecuzione. Con dei veri e propri countdown nelle piazze, dove si attendeva un provvedimento di clemenza che non arrivò mai. Ricordo il caso di Joseph O’Dell in particolare, ma furono molte le mobilitazioni tra il ’96 e il ’98. Era un periodo in cui se rifiutavi di essere bestia come chi ammazza non ti davano del mafioso.
Gli Usa erano molto irritati, la considerarono un’ingerenza nei loro affari interni, soprattutto non accettavano che la campagna contro la pena di morte prescindesse dalla colpevolezza o meno della persona condannata. Era un secolo fa, letteralmente, partecipavano dall’attore famoso, Vittorio Gassman, al sindaco che aveva dato la cittadinanza a O’Dell, Leoluca Orlando, persino Lorella Cuccarini e Vittorio Cecchi Gori parteciparono attivamente.
Alfredo Cospito sta morendo in carcere al 41 bis. Per sua scelta, sottolinea sia chi spera che muoia sia chi non accetta che lo Stato non tuteli un cittadino sotto la sua custodia. Aggrapparsi alla sua scelta per giustificare l’indifferenza verso una persona che muore è un’operazione degna della malizia di un gesuita.
Ma mentre tutti vedono la morte di Cospito legata al suo sciopero della fame, la realtà è che la morte corporea di Cospito e di chi sconta la pena in regime di 41 bis è l’ultima a venire. Prima viene la morte di tutto il resto, la morte corporea è quasi una liberazione dalla tortura, l’ultima evasione possibile.
Se incontriamo un tizio che non conosciamo sul bordo di un cornicione mentre minaccia di buttarsi di sotto cerchiamo d’impedirglielo, non stiamo a interrogarci se, tutto sommato, è una sua scelta e fa bene a buttarsi. E’ questo l’elemento minimo di umanità che è venuto meno. E chi non lo vuole vedere perchè Cospito è cattivo e spara alla gente non fa un ragionamento diverso da Cospito. Se si capisse questo non si avrebbe paura di passare per mafiosi perchè si cerca di dare un senso alla vita umana, anche a quella dei detenuti.
Ed ecco quindi che anzichè per una volta rivendicare orgogliosamente di aver compiuto un gesto umano, rivolgendo la parola a dei pluriassassini chiusi individualmente in una cella tre metri per due, i deputati del Pd andati in carcere a trovare Cospito devono difendersi dall’accusa di essere amici dei mafiosi. Hanno fatto quello che andava fatto, anche se su sollecitazione di Cospito. Ormai chiedere “come stai?” a un detenuto in isolamento permanente è sinonimo di collusione con la mafia.
Come si vede, da qualsiasi parte si valuti il problema, i tempi li detta Alfredo Cospito. E’ lui che fa il digiuno, è lui che stabilisce con chi parlare, è lui che fa litigare la maggioranza e la finta opposizione. Peccato che spari alla gente, perchè politica indubbiamente la sa fare, a differenza del circo che gli si è scatenato intorno.
Inserire quindi l’aspetto umanitario nella questione Cospito significa innanzitutto rovesciare il tavolo da gioco e spezzare la costruzione dalle fondamenta. Perchè il primo punto da affrontare in ordine di importanza è che Cospito non deve stare al 41 bis per la stessa natura dei suoi reati, ovvero è per legge che Cospito non deve stare al 41 bis. Separare questo aspetto dalla battaglia per l’abolizione del 41 bis dovrebbe essere prioritario.
Poi arriva la questione del 41 bis. Per non essere bannati in società bisogna dire che sì, va bene per i mafiosi, e senza non se ne può fare a meno. Invece non va bene per niente nemmeno per i mafiosi. Perchè oltre a violare il principio che impedisce la tortura, su cui l’Italia è stata già condannata più volte dalla Corte Europea, non ha certo abolito la mafia. Certo, il consiglio d’amministrazione di una società che fattura decine di milioni di euro non fa paura come un analfabeta di Corleone con il tritolo in mano, ma compie danni sociali analoghi.
Le mafie prosperano, dilagano, sono inserite nella nostra vita quotidiana dal rinnovo di un documento all’assunzione di un aspirante lavoratore, sono presenti nelle imprese che effettuano lavori pubblici per lo Stato, tolgono futuro ai giovani, decidono gli assessori nei comuni. E quindi? E quindi mentre la mafia ha vinto ovunque, e chi sostiene il contrario mente sapendo di mentire, per dire che è stata sconfitta ci serve il simulacro del 41 bis.
Quell’attenzione del secolo scorso che ricordavamo prima verso la vita umana non c’è più. Oggi non puoi dire al popolino monopolizzato dai Travaglio e dai Gratteri (il caso Pittelli sta lì in tutta la sua gravità a dimostrare la differenza tra l’accusa e l’esito del processo) che la mafia non si trova isolata al 41 bis ma guida l’intero sistema economico e finanziario italiano. Semmai ci sono lievi tracce di legalità, ogni tanto, nel sistema, di persone che pagano prezzi altissimi per contrastare violenza e sopraffazione del mercato in cui prospera la mafia.
Ma l’elemento antropologico che resterà nei prossimi anni del caso Cospito è la totale mancanza di umanità messa in atto dalla quasi totalità della popolazione italiana. E’ già accaduto con i migranti morti in mare, accade con i senzatetto che crepano di freddo, che vuoi che sia se crepano dopo decenni di deprivazione sensoriale i detenuti che sono pure cattivi.