(Roba del Pabuda)
suono nascosto,
buco molesto nel testo:
svarione del copista
nello spartito
distribuito agli orchestranti,
ricucitura provvidenziale
dell’esecutore
nell’individualistica
improvvisazione:
la nota non scritta
nella partitura
sin dalle prime prove
salta fuori di nuovo
in quel modo:
in suono,
come suicida in volo,
giù dal trentesimo piano:
whisky a fiumi.
Pabuda è Paolo Buffoni Damiani quando scrive versi compulsivi o storie brevi, quando ritaglia colori e compone collage o quando legge le sue cose accompagnato dalla musica de Les Enfants du Voudou. Si è solo inventato un acronimo tanto per distinguersi dal suo sosia. Quello che “fa cose turpi”… per campare. Tutta la roba scritta o disegnata dal Pabuda tramite collage è, ovviamente, nel magazzino www.pabuda.net