“La plaza” di El Conde de Torrefiel
di Susanna Sinigaglia
In una grande aiuola quadrata sono ammassati l’uno accanto all’altro fiori multicolori di tantissime specie. La scena, immobile, resta davanti agli occhi del pubblico per vari minuti mentre una voce fuori campo, le cui parole compaiono anche in sovrimpressione, spiega che questa è stata l’ultima scena di uno spettacolo durato un intero anno e che il narratore è andato a vedere tutti i giorni. Non è chiaro se fosse lo stesso spettacolo ripetuto tutti i giorni o se ogni giorno ne fosse rappresentato un episodio diverso come avviene, per esempio, nelle serie televisive.
Sulla strada che lo riporta a casa, il narratore passa da una piazza dove scorge alcune persone che sembrano parlottare fra loro in capannelli. E qui s’inserisce uno strano elemento nel racconto perché il narratore dice di essersi imbattuto in alcuni uomini mentre le figure che si vedono sono per la maggior parte di donne con il capo coperto da un tipico velo islamico.
I personaggi hanno i lineamenti del viso celati da una specie di calzamaglia color carne, che ricopre anche le mani.
Il narratore attraversa la piazza e arriva a casa, dove decide di guardare un film porno prima di addormentarsi. Dal racconto che ne fa, emerge l’immagine grottesca – e un po’ soffocante – di una donna che ha un rapporto sessuale con tre uomini… ma lui ne viene così affascinato e coinvolto da avere un orgasmo. Poi scopre che la donna è morta da tempo ad appena 53 anni e ne resta turbato, angosciato come per aver goduto dell’amplesso con una morta. E qui comincia a svolgersi una scena che ha particolarmente infastidito una parte del pubblico: entra sul palco, spinta da alcuni infermieri, una lettiga su cui è sdraiata una donna, presumibilmente l’attrice morta, e lasciata in fondo al palco nella sua immobilità. Spunta una troupe di cineasti che cominciano a riprendere la donna mentre compaiono e scompaiono a turno sulla scena i personaggi senza volto già visti nella “plaza”.
La scena è particolarmente insistita, sembra non finire mai e il pubblico si ritrova suo malgrado coinvolto in una sorta di voyerismo imposto. Oltretutto, questa scena rimanda alla visione immaginata del film porno citato in precedenza producendo un mix di sensazioni spiacevoli e disagio. Ho l’impressione che i registi, e gli attori, stiano abusando del pubblico.
In seguito, ripensando soprattutto ad alcuni passaggi chiave della performance, mi è apparsa improvvisamente l’idea che potesse essere il racconto di un sogno, che quella della Plaza fosse un’atmosfera onirica; forse per questo la scena con la donna e i tre uomini mi era sembrata tanto grottesca. Allora il senso di colpa del narratore, lo strano incedere della narrazione, l’indeterminatezza dello spazio e del tempo, l’incontro con le figure senza volto che il narratore considera maschili mentre sono perlopiù femminili hanno assunto una logica che fino ad allora mi era sfuggita, mi sono sembrati le tessere di un puzzle, che si collocavano – sì – faticosamente al loro posto, ma di cui non riesco ancora a distinguere la figura.
https://www.triennale.org/eventi/torna-a-milano-el-conde-de-torrefiel-collettivo-spagnolo/