La poesia abrasiva di Ernesto Orrico
di Sandro Sardella
versi pericolosamente vicini al presente rincorrono l’attimo
dell’impressione già quasi inghiottita .. guardano la rabbia
la tristezza l’eccitazione .. margini di paesaggi .. fratture ..
pensieri rappresi e non sospesi .. lo slancio verso il mondo ..
“che nasce e muore con lui” (W. Benjamin) .. la luce notturna
possiede volume e durata .. sul giardino che sogna .. ritmi
incalzanti .. grumi .. colature .. milano roma cosenza new york
.. parole fuoco rapido di mitraglia .. parole sbatacchiate di
Mediterraneo .. di strade ..
Ernesto Orrico: “TALKNOISE poesie imperfette e lacerti di
canzone” – edizioni Underground? – Milano
(postfazione di Peter Carravetta – immagini di Stella Forciniti)
Ernesto Orrico (1973) .. attore autore e regista .. animatore
di diversi progetti di contaminazione tra musica e teatro .. ha
lavorato con Teatro delle Albe Scena Verticale Teatro della
Ginestra Teatro Rossosimona .. ..
SE
se fossi un filosofo francese
sarei Gilles Deleuze che si getta dalla finestra
se fossi una finestra
sarei quella che da sulle scale
se fossi una scala
sarei una pentatonica suonata da Miles Davis
se fossi Miles Davis
suonerei solo agli angoli delle strade
se fossi una strada
sarei la Bowery negli anni Trenta
e se avessi trentanni
se avessi di nuovo trentanni rifarei tutti i miei errori
ad uno ad uno tutti i miei errori ad uno ad uno
se se se
se se se
se fossi un errore
sarei il più luminoso
se fossi una luce
sarei quella sul tuo comodino
se fossi un comodino
sarei quello della regina del mondo
se fossi la regina del mondo
abdicherei e me ne andrei su un’isola deserta
se fossi un’isola deserta
sarei un’isola maledetta
se fossi una maledizione
sarei quella sulla tua testa
se fossi la tua testa
inizierei a preoccuparmi
se fossi una preoccupazione
me ne infischierei di tutto il resto
se fossi il resto
sarei il resto di niente
se fossi niente
sarei una star
se fossi niente
sarei una star
se se se
se se se
BECKY MOSES BLUES
io non so niente della Nigeria
e non voglio sapere niente
io non so niente di Riace
e non voglio sapere niente
e delle arance che spremo
non so niente
chi le ha messe nella cesta
non lo so
non voglio immaginare
e dei pomodori che schiaccio
non so niente
chi li ha strappati dalla pianta
non lo so
non voglio pensare
io non so niente di Becky Moses
e non voglio sapere niente
io non so niente dei suoi 26 anni
e non voglio sapere niente
io non so niente del blues di Becky Moses
io non so niente del gospel dei barconi
io non so niente del reggae degli incendi
io non so niente del soul delle tendopoli
io non so niente del funk degli spari
io non so niente del jazz delle vendette
io non so niente del ragtime delle paghe
io non so niente del rap delle mafie
io non so niente del folk delle Calabrie
io non so niente del blues di Backy Moses
e non leggerò niente
voglio restare leggero
e non canterò niente
voglio restare vuoto
io non so niente.
MANIFESTO
definiamo il volume
moduliamo la voce
ragioniamo di suoni
scombiniamo le note
l’unica politica possibile per decifrare il presente
parlare sul rumore/parlare nel rumore/parlare del rumore
questa nostra condizione
per continuare a esistere
l’unica politica possibile
parlare sul rumore
siamo qui per restare
per incidere la pietra
che rotola ancora
…e così siamo alla carta vetrata. O ancor prima alla raspa? Prendiamo la lima: sarà capace -tal utensile- di limare le lingue che si arrampicano sul quotidiano per trovare luce, uditorio, tra il rumore dell’iperconsumo lineare che riproduce sempre se stesso sino allo sfinimento dell’uomo? Meglio sarebbe stare ad ascoltare la melodia con tanto di contrappunto che galleggia tra le contraddizioni esilaranti della vita. Eppure, forse, niente e deciso ed così che nasce la poesia di Ernesto Orrico: contravvenedo alle leggi del bel pensare, del buon sentire. Ma il destino è destino: non lo si sceglie e così uno può trovarsi un giorno proiettato nella vita, magari in una dimensione “contro” o da sfasato, oppure da inadeguato, magari a fare il verso al mondo che crolla. E come Sansone tirar dentro anche i filistei. Poeticamente, nella poesia della dannazione, solo per metterci in guardia dai fantasmi, dagli spettri che aleggiano. E bravo Sandro che dal naviglio di Orrico ha saputo issare di maestro per giungere a noi epifanico. Leggete, leggete la dannatio veritas………………………………..