La salute non è una merce: dal…
… convegno del Metropoliz a tutt’Italia; a luglio il prossimo appuntamento: ripreso da www.medicinademocratica.
A seguire il resoconto dell’incontro del «Coordinamento Sanità e pubblico impiego» (il 7 maggio) organizzato dai Cobas
I lavori del 3° Congresso sulla salute nell’era della sindemia – “la salute non è una merce” – hanno raccolto il contributo di molte realtà e soggettività diverse che a livello nazionale intervengono sulla salute.
Qui il documento finale.
20220529 mozione finale congresso
Da questo congresso è emerso il ritardo nella costruzione di mobilitazioni di massa sulla salute ma pure l’esigenza di svilupparle avendo consapevolezza che la crisi sanitaria è uno dei meccanismi centrali di sfruttamento e messa a valore della società al fine del profitto.
La complessità ma anche le differenze emerse nel dibattito impongono la necessità di ulteriori passaggi di confronto per elaborare una piattaforma utile alla trasformazione radicale dell’attuale servizio sanitario, alcuni punti minimi però sono chiari e condivisi:
- Condizione unica per tutte le lavoratrici e i lavoratori della sanità;
- Investimenti per una sanità pubblica, gratuita, universale, umanizzata e laica.
Per lavorare verso questi obiettivi le compagne e i compagni riuniti nel congresso intendono promuovere:
- la costruzione di organismi unitari locali;
- il confronto a rete a livello nazionale.
Per dare sostanza a questi obiettivi ci si dà appuntamento nazionale online il 7 luglio 2022 per ragionare anche verso una mobilitazione nazionale sulla salute nel prossimo autunno.
Metropoliz, 28-29/5/2022 APPROVATA ALL’UNANIMITA’
Per approfondire il discorso può essere interessante leggere il resoconto dell’incontro (il 7 maggio al Cox 18 di Milano) del «Coordinamento Sanità e pubblico impiego» organizzato dai Cobas
Durante il primo incontro del “Coordinamento Sanità e Pubblico Impiego” è risultato subito chiaro, dagli interventi e dalla relazione introduttiva, il ruolo preponderante assunto dal privato nella Sanità.
Neanche la Sanità Pubblica è risparmiata da questa tendenza ed infatti anche qui valgono regole metodologie ed indirizzi propri di una gestione privata.
Una particolare forma di gestione privatistica è rappresentata dalla presenza sempre più diffusa di organizzazioni religiose soprattutto nella gestione degli anziani e dei disabili.
E’ proprio nella galassia dell’assistenza alle persone, operanti nella cornice delle cooperative sociali, che si realizza la santa alleanza tra gruppi religiosi e grosse holding private sia italiane che straniere.
Dal punto di vista delle condizioni di lavoro, negli ultimi decenni si registra un allentamento delle tutele giuridiche attuate anche con il depotenziamento dei contratti di lavoro nazionali e dando corso a contratti di secondo livello e aziendali che diventano terreno di coltura per soluzioni clientelari.
La dimensione aziendale porta con sé il principio della fedeltà all’impresa, che è in antitesi alla solidarietà che dovrebbe stabilirsi tra gli sfruttati per contrastare i piani del padronato. Di pari passo al depotenziamento dei CCNL si moltiplicano le tipologie di contratto: contratti “pirata” privati, di cooperative sociali, onlus, partime, di somministrazione, ecc che sono altrettante tappe d’avvicinamento al sogno di tutti gli imprenditori: la contrattazione individuale.
In un contesto di scadimento della qualità assistenziale, che deve essere necessariamente legata ad una dotazione adeguata di personale, non si fa altro che insistere sulla professionalità, che altro non è se non un veicolo per alimentare individualismo e concorrenza tra i lavoratori.
Le pagelline sono strumento di questa politica della premialità che realizza un controllo sociale sempre maggiore all’interno dell’ambiente lavorativo.
Così da una parte si alimenta la concorrenza tra i lavoratori e dall’altra si disincentiva la lotta al padronato pubblico e privato.
La disumanizzazione apre la strada alla ricerca sfrenata del profitto che trae alimento dalla cura delle patologie, mentre la prevenzione delle malattie – cioè la prevenzione primaria – è una spesa “improduttiva” che non dà profitto ma salute, che ovviamente non è interesse primario del capitale.
La gerarchizzazione dei rapporti di lavoro ed una esasperata verticalità sono tutte condizioni sfavorevoli alla ripresa delle lotte e comportano tutto un corollario di conseguenze disciplinari.
Soprattutto fra i lavoratori del Pubblico Impiego, al concetto di appartenenza di classe si è sovrapposta la falsa coscienza di sentirsi soggetti di una missione umanitaria al servizio di un welfare che diventa anno dopo anno sempre più evanescente. L’aver accolto anche in ambito sanitario il welfare aziendale è un campanello d’allarme che segnala il tradimento del principio di una sanità universale, che invece è sempre più a misura di portafoglio. Negli ultimi due anni la richiesta di visite specialistiche si è ridotta del 15%.
Il profitto capitalista ha travolto i parametri stessi della medicina che dovrebbero fondarsi sulla tutela della salute ambientale, di lavoro, e in definitiva della natura che ci avvolge e di cui siamo parte integrante.
Ma una medicina che fa della cura delle patologie un mercato da cui estrarre profitto non può non mutuare e replicare sul corpo vivo delle persone i canoni della produttività, dello sfruttamento intensivo del lavoro, della temporizzazione degli atti assistenziali, della standardizzazione dei bisogni del malato omologato ad unità di prodotto al pari di un manufatto o di un bullone.
In complesso è stato chiarito da parte di tutti che vi è bisogno di una progettualità comune e di prospettiva, di un lavoro che, a partire dalla quotidianità, sia in grado di volgere lo sguardo anche lontano. Nel mentre si è impegnati sul fronte della difesa degli intereressi immediati, bisogna definire le linee d’intervento nella prospettiva di incrociare la dinamica degli interessi storici della nostra categoria ed in generale di tutta la classe.
Molti interventi hanno sottolineato la necessità di trasversalità e intercategorialità, perché accanto alle problematiche specifiche di ogni settore di lavoro l’attacco alle condizioni di vita e di lavoro da parte del padronato è generalizzato e mira ad un restringimento dell’agibilità sindacale e politica.
Alla strategia classica dei padroni di dividere per colpire isolatamente i lavoratori bisogna contrapporre l’idea-forza di un contratto comune per tutta l’area sanitaria.
Necessità particolarmente avvertita tra i lavoratori sanitari e sociosanitari, ma comune a tutto il Pubblico Impiego.
Questo obbiettivo può sembrare velleitario ed inattuabile, visto il grado di passività dei lavoratori del settore, ma è la realtà stessa prodotta dalle contraddizioni capitalistiche che “costringe a rivoluzionare continuamente i processi lavorativi”.
Il sistema degli appalti che si sta diffondendo da anni nel SSN fa sì che molte attività delle aziende sanitarie, dapprima svolte in house, siano esternalizzate.
Ma questa realtà di patente disparità rispetto ai lavoratori pubblici sta ingenerando reazioni, sporadiche e isolate. Ma sono segnali “tellurici” che dobbiamo saper incanalare, generalizzare e centralizzare e, soprattutto, sono reazioni debbono essere sostenute da tutti gli operatori sanitari con cui i dipendenti “esterni” lavorano fianco a fianco.
Senza lotta si determina l’atomizzazione e la passività dei soggetti che ha come conseguenza l’incapacità di attuare una reazione organica di difesa.
E’ stata dunque condivisa l’esigenza di avversare la pluralità contrattuale, in quanto strumento di precarizzazione e divisione, attraverso le pratiche di solidarietà e lotta. Non esistono altre modalità per essere protagonisti del nostro destino.
La lotta per una sanità di qualità e più in generale per i servizi sociali non può non avere un carattere anticapitalistico.
All’interno di questo contesto sono nate diverse proposte utili a creare una progettualità comune come :
Riduzione dell’orario di lavoro. Il padronato fa dell’estensione della giornata lavorativa il motore centrale dell’attacco ai lavoratori. Viene attuata una estensione dei turni fino a 12 ore di giorno e 12 di notte, in quanto è stato cancellato il limite per legge della durata della giornata lavorativa.
Su queste basi si è attuata una vera rivoluzione della turnistica, mai formalizzata ed esplicitata, che trasforma molto tempo di vita in tempo di lavoro.
(Per una argomentazione dettagliata di questo tema vedi opuscolo: Per un contratto unico della sanità)
Ripristino di strumenti automatici di difesa economica fondati su richieste egualitarie per tutti. Al posto del premio individuale (pagelline), strumento di divisione e corruzione, va valorizzata l’anzianità di servizio.
Recupero della scala mobile, per evitare che anche l’inflazione diventi un’arma a favore dei padroni per colpire il nostro stipendio.
Rivendicazione della quattordicesima mensilità, che fa dei lavoratori della Sanità una eccezione negativa se paragonata a molte altre categorie del privato.
Di pari passo allo sviluppo delle lotte sarà utile creare un bollettino di contro informazione per evitare che le esperienze di lotta vadano disperse anziché generalizzate.
La ricerca di un fronte comune con l’utenza è da risolversi attraverso una piattaforma che ponga, oltre alle rivendicazioni di carattere economico e normativo, la battaglia per una sanità gratuita, universale e di qualità.
Contestare il non riconoscimento di malattie affinché vengano accolte nel tabellare.
La compagna dell’INPS ha posto la necessità di un approfondimento delle ricadute economiche legate alla diffusione dell’attività da casa non riconducibile al solo concetto di smart working.
Affrontare la problematica delle “notti passive” e della reperibilità, che da strumento previsto solo per le notti e festività sta trovando un’applicazione ampia e niente affatto circoscritta e straordinaria.
La sintesi che viene presentata vuole esser solo uno spunto per creare un documento riassuntivo, modificabile e da proporre alle altre realtà convenute per attivare un processo virtuoso di collaborazione aperta a tutte le realtà che hanno dato vita a questa prima conferenza della Sanità e del Pubblico Impiego.
Milano 20.05.2022