La sciagurata guerra di Mussolini uccide Fancello
12 marzo 1941, il geniale artista di Dorgali muore a 25 anni. Anzi meno.
di Benigno Moi
“…il nostro rimpianto è oggi è ancora offuscato dall’ira contro questa sorte cattiva che lascia impuniti e padroni del campo tanti reazionari e tanti pessimisti per eliminare proprio coloro che erano i più degni a difendere le nostre grandi tradizioni. Da quello che ha lasciato questo giovane in pochissimi anni di lavoro, dai suoi disegni, dalle sue ceramiche, dalle sculture che egli ha condotto a termine o ha abbozzato, voi potete oggi avere elementi sufficienti per un giudizio e avvicinarvi a quell’ammirazione che nutrirono per lui tutti coloro che gli furono vicini e che lo difesero dalle tante amarezze che gli procurò la sua arte così poco retorica, così contraria alle roboanti adulazioni, così estranea a quel conformismo sindacale che tanto piace alle ufficialità delle autorevoli commissioni di Stato”[i]
Questo e altro pronunciava un affranto Giuseppe Pagano inaugurando la mostra postuma “FANCELLO”, allestita dal Centro di Azione per le Arti alla Pinacoteca di Brera a Milano, il 10 marzo del 1942, a un anno dalla morte di Salvatore Fancello sul fronte greco-albanese.
Giuseppe Pagano[ii], uno degli architetti più autorevoli del razionalismo italiano in architettura, membro del MIAR[iii], fra le tante cose che fa insegna all’ISIA di Monza[iv], ed è lì che conosce il giovane Fancello, che vi arriva nel 1930, a 14 anni, per aver vinto una delle due borse di studio del Consiglio per l’economia corporativa di Nuoro (l’altra la vincerà Giovanni Pintori[v],
un nuorese nato a Tresnuraghes, che assieme a Fancello e a Costantino Nivola, che arriva all’ISIA un anno dopo, parteciperanno in maniera significativa alla cultura delle arti visive degli anni trenta in Italia, nonché delle arti applicate, in particolare dall’interno del rivoluzionario approccio alla grafica portato avanti dall’Olivetti e dalle riviste di architettura Domus e Casabella).
Pagano è una delle figure emblematiche di quegli anni e di quei fermenti artistici e culturali, non solo per l’architettura: è fra i promotori, assieme ad altri architetti razionalisti, del mai attuato ma innovativo progetto urbanistico “Milano verde”; è suo il progetto della nuova sede dell’Università Bocconi in via Sarfatti, dove coinvolgerà anche Fancello, commissionandogli una serie di opere in ceramica delle quali si conserva il “pannello decorativo” per la sala mensa; dirigerà le prestigiose riviste di architettura Casabella e Domus. Non solo per le sue attività professionali, quindi, ma anche per la valenza emblematica del suo percorso umano e culturale: da eroe di guerra per la sua partecipazione alla Prima Guerra Mondiale, e da fascista convinto, sino alla presa di coscienza dell’orrore della carneficina della seconda guerra mondiale, all’abbandono del fascismo e all’avvicinamento alla resistenza, per finire imprigionato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove morirà alla vigilia della fine del conflitto.
Uno dei motivi che hanno portato Pagano al suo deciso allontanamento dal fascismo è stato probabilmente la morte in battaglia di Fancello. La sua stima del giovane dorgalese fu da subito convinta e totale, e lo porterà a dedicargli, dopo la morte, alcune copertine di Domus e, soprattutto, l’organizzazione di una poderosa mostra postuma allestita alla Pinacoteca di Brera nel 1942, mostra accompagnata da un ricco catalogo, edito sempre da l’editoriale Domus.
Pagano aveva diretto Casabella assieme al critico d’arte Edoardo Persico, altra figura fondamentale nella formazione di Fancello e nella cultura milanese degli anni trenta: estraneo da subito al fascismo, amico di Piero Gobetti, Persico muore in circostanze misteriose, su cui hanno indagato e di cui hanno raccontato Oreste del Buono e Andrea Camilleri[vi].
Pagano e Persico furono alcuni dei valenti insegnanti che lavorano all’ISIA di Monza negli anni in cui vi studiarono Fancello, Pintori e Nivola. Vi passarono anche Arturo Martini e Marino Marini e, per quanto riguarda la ceramica, Umberto Zimelli.[vii]
Salvatore Fancello
Dopo il diploma all’ISIA Fancello approfondisce lo studio della ceramica, in particolare a Padova con Virgilio Ferrareso e ad Albisola con Tullio Mazzotti, entrando in contatto e frequentando con altri artisti più anziani di lui e già affermati, quali Aligi Sassu e Lucio Fontana.
Produce molto, disegnando anche per la scuola di Dorgali dove lavora il cognato, cui spedisce i disegni perché vengano trasferiti sulla creta; partecipa a varie esposizioni, a Cagliari, a Nuoro e soprattutto alla Triennale di Milano, dove nel 1936 vince il gran premio per le 12 piastrelle dei mesi e dei segni zodiacali; e la medaglia d’onore nel 1940. Frequenta gli ambienti artistici e culturali milanesi, conquistandosi la stima di colleghi (con cui spesso condivide la realizzazione di opere a più mani) e critici, a cominciare dal giovane, ma già autorevole, Giulio Carlo Argan, che oltre a scrivere di lui collezionerà molte sue opere.
Fancello, che passò sulla terra leggero [viii]
Fancello arriva a Monza da ragazzino prodigio. Dopo il diploma alla Scuola di Avviamento professionale di Dorgali, dov’era nato l’8 maggio del 1916, lavora come apprendista nel laboratorio di un valente ceramista dorgalese, Ciriaco Piras, a sua volta allievo di Francesco Ciusa. Dopo il corso preliminare frequenta il corso di ceramica, rivelando da subito una mano felicissima nella lavorazione della creta, oltre che nel disegno. Doti che saranno riconosciute immediatamente dai suoi insegnanti e dai suoi compagni di studio e che, assieme al carattere schivo, gentile e introverso del ragazzo (segnato dalla morte della madre proprio mentre viaggiava per il continente, lui che aveva già perso il padre giovanissimo), doti che contribuiranno a creargli attorno una benevolenza quasi profetica della brevità della sua esistenza.
Ma il carattere riservato e la modestia non gli impediranno di essere esplosivo e frenetico e sperimentatore nella produzione e nella creazione artistica, tanto da fargli realizzare in pochissimi anni la mole incredibile di opere che ci ha lasciato, anche tenendo conto dei tantissimi lavori andati distrutti o smarriti durante la guerra, di alcuni dei quali esistono testimonianze fotografiche o documentali.
La produzione di Fancello è stupefacente (nel vero senso della parola visti i temi preferiti), dalla grafica alla ceramica, dall’acquerello alla scultura a tutto tondo al design. E sempre di una qualità altissima, tanto da far dire al critico d’arte Maurizio Cecchetti che per la ceramica e la scultura gli anni prima della Seconda Guerra Mondiale siano gli anni di Fancello[ix].
Fancello e Nivola, e le sorelle Guggenheim
Il legame di Salvatore Fancello con Costantino “Antine” Nivola diventa da subito fraterno e di fatto quasi parentale. Non solo firmano assieme molte opere e frequentano lo stesso giro di persone, ma si innamorano di due sorelle, Ruth e Renata Guggenheim, tedesche in fuga dalla Germania hitleriana perché di origini ebraiche. Ruth si iscrive alla scuola d’arte di Monza dove conosce Nivola, che sposa nel1938, ma il clima attorno ai due si fa pesante, sia per la promulgazione delle leggi razziali, sia per l’opposizione al fascismo di Nivola, la coppia espatria clandestinamente negli Stati Uniti via Francia, raggiungendo il resto della famiglia di Ruth. Renata Guggenheim, di quattro anni più giovane di Ruth chiede a Fancello, con cui sta iniziando una relazione sentimentale, di seguirli. Ma Fancello non partirà. Probabilmente è convinto di poter aspettare ancora un po’, le sue qualità vengono sempre più riconosciute e apprezzate, deve cogliere il momento e poi potrà seguire gli amici, se loro non potranno tornare in Italia in tempi brevi.
La relazione fra Renata e Salvatore viene ora documentata grazie al prezioso “quaderno con materiali di studio” (come lo definisce l’autore) di Maurizio Cecchetti[x], che pubblica le lettere di Renata a Salvatore dal giugno del 39 sino al marzo del 41, quando Fancello è già in zona di guerra. Non si son trovate le lettere di Fancello a Renata, ma quelle spedite da lei danno comunque il quadro di un sentimento che cresce e si consolida, e dei progetti che anche Fancello sogna per il suo futuro post-guerra.
Il libro di Cecchetti riporta anche altri numerosi e preziosi epistolari fra Fancello e i suoi interlocutori, Argan, Pintori, Pagano, Nivola e altri. E riporta le lettere di Salvatore Fancello al fratello Marco, sino a fine 1940. Lettere che, al di là dell’iniziale retorica dei tempi, dimostrano nel loro procedere la voglia di Salvatore di riuscire a sfuggire all’arruolamento, alla guerra ormai alle porte.
Salvatore Fancello non farà, non riuscirà a fare, il percorso di presa di coscienza degli orrori della guerra che fece il suo conterraneo Emilio Lussu; lo farà per lui Giuseppe Pagano, che pure andò in guerra volontario. Ma dalle ultime lettere al fratello Marco appare comunque chiaro il desiderio di Salvatore Fancello di sfuggire alla guerra. Scrive il 31 marzo 1940 “Sono stato collocato, dopo tante richieste da parte mia, in licenza militare illimitata” . E ancora il 17 novembre 1940, con l’Italia già entrata in guerra “Riguardo al richiamo ora che ho la pulce nell’orecchio non riesco a tranquillizzarmi. Penso che da un giorno all’altro mi potranno chiamare di nuovo, se non hanno già tappato il buco dove io ero destinato. Sono un po’ triste perché da alcuni giorni non ho ricevuto notizie dalla mia bionda. Penserai che sono innamorato sul serio. E infatti è così”. Infine, l’11 gennaio 1941, “Carissimo Marco, sono richiamato (…) Il reggimento è mobilitato e dovrà partire tra breve, non ti saprei dire quando”. Partirà alla fine di quel mese per il fronte albanese. Muore il 12 marzo, a Bregu Rapit, in una delle sciagurate battaglie ingaggiate da Mussolini per occupare la Grecia partendo dall’Albania, al solo fine di dimostrare alla Germania l’autonomia militare dell’esercito fascista. Quando Fancello arriva al fronte era stato da poco destituito dal comando delle truppe un generale di origine sarda, Ubaldo Soddu, che verificò a sue spese la faciloneria dell’esercito italiano mandato allo sbaraglio. In uno di questi attacchi sciagurati Fancello verrà colpito da tre colpi d’arma da fuoco.
Molto si è analizzato sul retroterra culturale dell’opera di Fancello, sull’origine del suo immaginario, del suo “realismo magico” disegnato, graffitato, modellato, plasmato, colorato con tonalità irrealistiche.
Si è fatto riferimento ai temi ancestrali della sua terra, alla visione e conoscenza dei paesaggi aspri ogliastrini e dei monumenti archeologici delle civiltà nuragiche o prenuragiche. Non abbiamo testimonianze certe di quale fosse il retroterra culturale del giovane Fancello. Partì da Dorgali a 14 anni e ci tornò solo saltuariamente. Non sappiamo quanto conoscesse della sua terra e dei suoi tesori, in buona parte ancora non scoperti e parzialmente visibili. Ci piace pensare, anche vedendo le sue mucche stese sull’erba che guardano gli aerei, che molto possa venire dalle narrazioni che magari sentiva dai suoi nelle serate attorno al caminetto; dai segni contenuti nelle opere artigianali dell’oggettistica d’uso vista e usata in casa, assorbiti consciamente o inconsciamente. Dalle mie parti, vicino a Cagliari ma già ai piedi delle montagne e con antica tradizione agropastorale, girava una bellissima storia/leggenda riferita a quando “i buoi parlavano”.
Mi piace pensare che queste storie sentite e immagazzinate nell’inconscio siano parte importante del retroterra culturale di Fancello, che riemergessero anche come nostalgia della sua terra e come sogno del suo divenire crudelmente stroncato dalla più assurda delle opere umane.
Immaginario che recupera e nobilita i retroterra specifici ma universali della sua sardità, e che troveranno una sintesi anche nell’utilizzo di un suo disegno, di uno dei suoi straordinari cinghiali, per illustrare la copertina dell’edizione Ilisso del racconto di Emilio Lussu “Il cinghiale del Diavolo”.
Costantino Nivola, il grande amico, sodale e quasi cognato di Fancello, quando gli verrà commissionata la realizzazione delle splendide opere che costituiscono il complesso decorativo del Nuovo Palazzo del Consiglio Regionale della Sardegna a Cagliari, affacciato sul porto[xi], oltre alle sue splendide “madri” in marmo realizzerà anche un enorme graffito riproducendo i disegni di Salvatore Fancello, presi in particolare dal “Disegno
ininterrotto”, la splendida opera disegnata da Fancello nel 37, su carta da telescrivente, lunga oltre 6 metri e mezzo e alta circa 30 cm, dono di nozze proprio per Nivola e Ruth Guggenheim e, dopo la morte di Nivola, da Ruth regalata poi al Comune di Dorgali, e oggi visibile nel Museo Civico Salvatore Fancello.[xii][xiii].
Questa “scordata” non voleva e non vuol avere alcuna valenza critica sull’opera di Fancello, non avendone le competenze e la necessaria preparazione. Come molte delle nostre scordate vogliono ricordare e incuriosire perché chi scopre per la prima volta approfondisca. E benché conosciuto molto meno di quanto meriti, esiste una sufficiente bibliografia su Fancello per chi volesse approfondire o scoprire quest’artista straordinario. E soprattutto, e questo consigliamo, è possibile andare a vedere le sue opere, passando dal Museo di Dorgali, ma anche a Nuoro, a cominciare dal MAN, ma anche a Milano, a Monza, a Faenza.
Noi diamo qui una bibliografia di quanto conosciamo, e diamo alcuni link utili ad approfondire una storia malinconica (per l’inevitabile pensiero di quante avrebbe potuto fare) ma affascinante. E soprattutto a godere della vista delle sue opere.
Bibliografia essenziale
- AAVV Salvatore Fancello (G. C. Argan, S. Naitza, I. Delogu), Ilisso 1988
- T. Mele, Milano 1930-1940. Arte, letteratura e poesia a confronto nell’opera di Salvatore Fancello, Lubrina 2002
- “Visti da Fuori”: Salvatore Fancello, a cura di J. Onnis, M.P. Mossa programma Raitre, 10 marzo 1987
- Cassanelli, Alla periferia del Paradiso. Il “Disegno ininterrotto” di Salvatore Fancello, Jaca Book 2003
- Casanelli, U. Collu, O. Selvafolta (a cura di), Nivola, Fancello, Pintori, Jaca Book 2003
- Crespi, Salvatore Fancello, Ilisso 2005
- Crespi (a cura di), Salvatore Fancello e la scuola ceramica di Dorgali, Ilisso 2016
- Altea, N. Stringa, Salvatore Fancello. Lo spazio della Metamorfosi, Ilisso 2016
- Cecchetti, Gli anni di Fancello, Medusa 2023
Sono inoltre rintracciabili molti degli articoli su Casabella e su Domus degli anni 30 e 40, i cataloghi delle mostre, gli articoli sulle riviste e sui quotidiani.
Link
https://www.ibs.it/salvatore-fancello-disegno-ininterrotto
https://www.ilisso.it/prodotto/fancello/
https://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Fancello
https://www.facebook.com/watch/?v=1740343739547523
https://www.museoarcheologicodorgali.com/museo-fancello
https://issuu.com/ilisso/docs/fancello_e_la_scuola_ceramica_di_do/14
https://maimoniblog.blogspot.com/2016/05/passo-sulla-terra-leggero.html
https://www.comunecagliarinews.it/rassegnastampa.php?pagina=895
https://ilmanifesto.it/fancello-lo-stupore-dei-bestiari-dai-colori-improponibili
Bozze per raccontare Fancello ai più piccoli https://pirasclaudia.blogspot.com/2017/01/fancello-illustrato.html
Note
[i] Dal discorso di Giuseppe Pagano all’inaugurazione della mostra postuma delle opere di Fancello a Brera nel 1942. In Gli anni di Fancello, una meteora nell’arte italiana tra le due guerre. Di Maurizio Cecchetti. Edizioni Medusa 2023
[ii] https://www.artribune.com/progettazione/architettura/2020/09/storia-giuseppe-pagano-italia/
[iii] https://www.treccani.it/enciclopedia/miar/
[iv] https://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_superiore_per_le_industrie_artistiche_(Monza)
[v] https://it.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Pintori
[vi] Nella notte fra il 10 e l’11 gennaio 1936 morì nella sua abitazione milanese, a soli trentasei anni, il critico d’arte Edoardo Persico. La scomparsa avvenne in circostanze mai del tutto chiarite: il corpo fu ritrovato nudo in bagno, la testa incastrata tra il muro e il lavandino, il fegato spappolato, il collo fratturato. La morte venne attribuita a una crisi cardiaca, ma, dopo l’autopsia, sul certificato fu scritto: «causa di morte indeterminata». Un vero e proprio giallo, insomma. Non a caso, qualche anno fa Andrea Camilleri costruì, attorno alla vicenda, un romanzo, scritto con l’accattivante taglio dell’inchiesta storico-giornalistica, dal titolo Dentro il labirinto (Skirà) nel quale ipotizzava che il critico fosse stato ucciso dai fascisti. https://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/persico-critico-operaio-che-ricostru-larte-italiana-1444611.html
[vii] https://www.umanitaria.it/storia/le-iniziative/educazione/universita-monza-isia
[viii] Definizione presa da un articolo di Angelo Ledda su Maymon, scritto nel 2016 in occasione della nascita di Fancello https://maimoniblog.blogspot.com/2016/05/passo-sulla-terra-leggero.html, e sua volta ispirato dal titolo di uno dei più bei romanzi di Sergio Atzeni, Passavamo sulla terra leggeri, Sellerio 1996
[ix] Maurizio Cecchetti, Gli anni di Fancello-Una meteora nell’arte italiana tra le due guerre, Medusa 2023
[x] Gli anni di Fancello, cit
[xi] https://idese.cultura.gov.it/place/complesso-decorativo-del-palazzo-del-consiglio-regionale/
[xii] https://cultura.gov.it/luogo/museo-civico-salvatore-fancello
Le immagini sono prese da: Crespi, Salvatore Fancello, Ilisso;
Altea, N. Stringa, Salvatore Fancello. Lo spazio della Metamorfosi, Ilisso; Cecchetti, Gli anni di Fancello, Medusa, oltre che dalla rete e dal sito del Museo Archeologico di Dorgali. Ringraziamo tutte le fonti dichiarandoci disponibili alla rimozione di quanto non pubblicabile. BM
MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.
Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.
La redazione – abbastanza ballerina – della bottega
Molto bello questo articolo, che contiene, fra l’altro, tutti i riferimenti utili a chi volesse approfondire.
Grazie Antonietta! Sono contento e rassicurato dall’avere l’approvazione di una dorgalese doc, una che lavora da sempre per far conoscere Fancello, e che solo due settimane fa ha organizzato anche a Sinnai un bellissimo seminario con Maurizio Cecchetti, alla presenza dell’artista Caterina Lai, nipote di Salvatore Fancello. Grazie.
Grazie a chi ha composto questa pagina completa di fotografie di opera fatte da Salvatore nella sua breve vita insieme a brani riassuntivi e commenti sempre meritevoli di essere ricordati. Sono anche felice per aver riconosciuto due disegni (Gatto sui tetti e Bovini al pascolo) donati al Comune di Dorgali ed un Vaso esposto in modo permanente ai Musei civici di Monza per il cui restauro ho partecipato alcuni anni fa.
Augusto Fancello
Grazie signor Fancello, ci farebbe piacere se raccontasse del restauro del vaso di Salvatore, che credo fosse suo parente stretto. Buon tutto
RAI Radio3, “Qui comincia” del 9/7/34: Attilio Scarpellini racconta il libro di Maurizio Cecchetti, “Gli anni di Fancello. Una meteora nell’arte italiana tra le due guerre” (Medusa edizioni)
https://www.raiplaysound.it/audio/2024/07/Qui-comincia-del-09072024-5a86e368-96d0-42fe-909c-63e0c14ad617.html