La scienza è una pallina da ping-pong?

Recensione del libro «La fisica dell’impossibile» (di Michio Kaku) di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia
«Un giorno sarà possibile passare attraverso i muri? Costruire astronavi più veloci della luce? Leggere nella mente degli altri? Diventare invisibili? Spostare gli oggetti con la forza del pensiero? Trasportare istantaneamente i nostri corpi attraverso il cosmo?»: questo l’incipit del divertentissimo libro divulgativo del

professore di fisica alla City University di New York: Michio Kaku (http://mkaku.org) non è nuovo a queste uscite, visto che da anni scrive libri e articoli molto apprezzati e tiene anche seguitissime trasmissioni radiofoniche scientifiche statunitensi, quali «Exploration in science» e «Science Fantastic».
Quest’ultimo suo libro nasce dalle richieste pervenute a Kaku da parte di molti scrittori e sceneggiatori di fantascienza che gli chiedono spesso lumi per perfezionare le loro storie, rendendo plausibile l’impossibile.
Ammetto che, quando ho visto il libro, non ho resistito, visto che anche io spesso cerco di rendere al massimo della plausibilità la “mia” fantascienza perché alla fine essa è un modo di rappresentare il reale con i suoi problemi e con le sue contraddizioni.
Michio Kaku è un ottimo divulgatore, una figura che da noi – non mi stancherò di ripeterlo- non trova molta fortuna. Qui si lancia in un’avventura quasi impossibile, prendendo in esame la reale possibilità per la scienza odierna di concretizzare molte invenzioni fantascientifiche, appunto i viaggi nel tempo, il teletrasporto, la telepatia, le astronavi, senza tralasciare incontri con gli extraterrestri, Ufo o simili, robot in evoluzione, universi paralleli e forzare la velocità della luce.
Il libro si apre con un bel capitolo sui campi di forza, usando come esempio gli schermi deflettori della nave stellare Enterprise, resi celebri dall’ordine del capitano James Tiberius Kirk, appunto «Alzate gli scudi deflettori».
Nella fantascienza il campo di forza è la semplice idea di uno scudo invisibile e impenetrabile dai raggi laser e dalle meteoriti, mentre Kaku si lancia nella definizione di tali campi partendo dal loro scopritore, il fisico Michael Faraday, sino alla “finestra” al plasma inventata dal fisico Ady Herschcovitch nel 1995, praticamente identica all’hangar di attracco delle navette dell’Enterprise.
La serie tv «Star Trek» è nota per la sua plausibilità scientific: viene presa a esempio da Kaku in altri capitoli, per l’invisibilità e i campi di forza che deflettono la luce e il famoso teletrasporto, qui addirittura indagato agli albori della sua comparsa nella letteratura protofantascientifica (persino al sapore di steampunk) citando il racconto «The man without a body» scritto nel 1877 da Edward Page Mitchell e l nosta storia «La macchina disintegratrice” (1927) con quel professor Challenger, investigatore dell’impossibile creato da Arthur Conan Doyle, papà del sicuramente più celebre Sherlock Holmes.
«Il teletrasporto quindi esiste su scala atomica, ed è possibile che nel giro di qualche decina di anni riusciremo a teletrasportare molecole complesse o addirittura molecole organiche. Per il teletrasporto di un oggetto macroscopico, però, dovremo aspettare secoli, se non di più, sempre ammesso che sia possibile» conclude Kaku, classificandolo come impossibilità di tipo II.
Un rigore e uno stile impeccabili: divertente come un romanzo di avventure ma ineccepibile come un trattato scientifico. Non liquida tutto come “impossibile” a priori, ma ne esplora in modo appassionante tutte le implicazioni.
«Il cosmologo Stephen Hawking aveva cercato di dimostrare che il viaggio nel tempo è impossibile, e aveva formulato una nuova legge, da lui battezzata congettura di protezione temporale, che avrebbe dovuto vietarlo. Per sua sfortuna, dopo molti anni di duro lavoro scoprì di non riuscire a dimostrarne la validità. Anzi, in realtà oggi i fisici sanno che una legge che impedisca i viaggi nel tempo è fuori dalla portata degli strumenti matematici di cui dispongono. Attualmente, non essendoci una legge della fisica che vieti l’esistenza delle macchine del tempo, i fisici sono obbligati a prenderle molto sul serio. Questo libro si propone di esaminare quelle tecnologie che consideriamo impossibili e che tra dieci o cento anni potrebbero diventare di uso quotidiano» afferma Michio Kaku.
Sempre di più la scienza dimostra a se stessa che le leggi della fisica sono tali per modo di dire, come spesso sottolineato da filosofi quali Wittgenstein: insomma la pretesa che esse possano spiegare il mondo appare solo una illusione. Mai come ora le nuove conoscenze non possono essere rinchiuse dentro vecchi schemi: Kaku con questa gustosissima chiacchierata garantisce al lettore un viaggio emozionante e la scoperta di nuovi mondi sempre alla luce della Ragione sorretta dalla fantasia.

«La fisica dell’impossibile. Un’esplorazione scientifica nel mondo dei phaser, dei campi di forza, del teletrasporto e dei viaggi nel tempo»
di Michio Kaku
Codice Edizioni
26 euri per 324 pagine

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

  • Al di là che il fatto che la fantascienza sia “un modo di rappresentare il reale con i suoi problemi e con le sue contraddizioni” (visione che mi trova in completo disaccordo) è tutto da dimostrare, il libro incuriosisce ma va a infilarsi in quella serie di testi divulgativi (Capra, il Tao della Fisica, etc etc) che continuano a perpetrare l’immagine di una fantasia che debba “ricalcare” il più possibile la realtà. Per come la vedo io, questi libri hanno creato un forte fraintendimento su che cosa significhi fare fantascienza: questa per me non è rappresentare ciò che già esiste ma produrre qualcosa di nuovo. E in questo senso, tutti i testi che cercano la “verosimiglianza” della fantascienza li ritengo affetti da un riduzionismo sconfortante, al di là della piacevole evasione che essi concedono. Ma se la fantascienza fosse solo evasione e non invasione, allora credo che mi occuperei d’altro.

  • Cito:

    “Sempre di più la scienza dimostra a se stessa che le leggi della fisica sono tali per modo di dire, come spesso sottolineato da filosofi quali Wittgenstein: insomma la pretesa che esse possano spiegare il mondo appare solo una illusione.”

    Si commenta da sola.

    Ti faccio presente il campo gravitazionale che ti trattiene sulla sedia o in piedi o comunque sulla superficie di questo pianeta.

    Se mi permetti la licenza poetica, queste cazzate non le commento più. Basta.

    • P.s.: vatti a cercare il Ghirardi in biblioteca e leggitelo. Proprio te lo suggerisco.

    • Oppure iscriviti a Fisica e prova a capirci qualcosa in più. Non è mai troppo tardi.

    • P. p. s.: giudizi generali su realtà e illusioni ignorando le trame e le strutture matematiche su cui la Fisica, e le descrizioni/spiegazioni che ci mette a disposizione, si fonda sono – confermo:

      cazzate.

      Viva comunque la libertà di espressione.
      Saluti.

  • “Sempre di più la scienza dimostra a se stessa che le leggi della fisica sono tali per modo di dire, come spesso sottolineato da filosofi quali Wittgenstein: insomma la pretesa che esse possano spiegare il mondo appare solo una illusione.”

    1 December 2014 6:00 pm http://news.sciencemag.org/physics/2014/12/study-big-bang-s-afterglow-sheds-light-evolution-universe

    … Basta seguire un corso di Fisica 1 ed Esperimenti di Fisica 1 per farsi un idea eh … Tanto per poi parlare di ciò che si conosce [almeno un po’] … Magari insieme ad Analisi 1 e Algebra Lineare.

    Ah … Wittgenstein.
    Poi … Il fatto che si possa spiegare qualcosa è già un trionfo per noi animali. Nessuno ha alcuna pretesa di spiegare tutto.

    • Mamma mia però, quanta violenza nel sostenere la tua tesi. Insomma, verrebbe da pensare che tutta questa violenza sia necessaria a mascherare un’insicurezza di fondo. Dai, su, non serve essere così veementi, credo. Come sempre, è inutile ragionare sul “io ho ragione e voi torto”, adotta un poco di scetticismo, giusto quel poco che serve a non fare il solito muro contro muro.

      • Non si tratta di “IO ho ragione TU hai torto.” Tutt* possiamo parlare di tutto – se però prima di lanciarsi in affermazioni generali del tipo

        “Sempre di più la scienza dimostra a se stessa che le leggi della fisica sono tali per modo di dire, come spesso sottolineato da filosofi quali Wittgenstein: insomma la pretesa che esse possano spiegare il mondo appare solo una illusione.”

        un po’ di fisica e un po’ di matematica la si conoscesse, sarebbe meglio, se l’obiettivo è discutere e dialogare.

        Se invece si parla tanto per parlare e si scrive tanto per scrivere,
        leggo altro,
        faccio altro.

        • Che quella affermazione sia generica e banale, sono d’accordo. Che la tua tesi sul primato assoluto della matematica sia pieno di presupposti assiomatici tanto quanto le tesi wittgensteiniane, lo affermo convintamente.
          Se il tuo intento è quello di criticare l’affermazione in sé, sono d’accordo. Se il tuo intento è invece quello di imporre la visione secondo la quale la matematica è un linguaggio universale che sopravvive sicuramente al di fuori del pensiero umano, su questo punto di vista ci accapiglieremo violentemente 😀

      • No … Certamente non ho alcun desiderio di imporre alcunché o di difendere il primato di alcunché.

        Soltanto, vorrei far presente che non vale l’equivalenza tra queste diverse attività:

        – cazzeggiare
        – chiacchierare
        – parlare
        – discutere
        – pubblicare un intervento ponderato

        Attraverso il dialogo possiamo imparare.
        Precondizione per il dialogo sono:

        – un po’ di conoscenze di base sull’argomento su cui si dialoga
        – un po´di rispetto reciproco
        – un po’ di senso della misura prima di lanciarsi in considerazioni generali

        In qualunque vita non c’è molto tempo per parlare tanto per parlare – anche se cazzeggiare e chiacchierare, perché no? Se solo ci fosse abbastanza tempo.

        • Ok, mi trovi d’accordo, ma da tempo ho imparato che la battaglia per ridurre la mediocrità del pensiero è molto meno utile rispetto a quella per introdurre l’intelligenza. Tradotto: me ne sbatto di criticare i mediocri (saranno sempre soverchianti in numero) e penso a fare un buon lavoro di mio, nella speranza di catalizzare forze utili.

      • [Brevissimo chiarimento: ho scritto “non c’è molto tempo” e non ho scritto “non c’è tempo” per cazzeggiare etc. Si impara (oltre che attraverso il dialogo) ovviamente anche attraverso il gioco e il “cazzeggio” … Ma purtroppo o per fortuna le categorizzazioni generali non le ho mai sopportate, in particolare negli “interventi pubblici ponderati.”]

      • Sono d’accordo con te. Nel mio distante piccolo minimo la direzione è molto simile. Non è facile. Va fatto. Cerco di farlo – a volte sbagliando. Buon lavoro.

        • Bella questa discussione, anche se il mio amico Ago (che pure ha molte ragioni) era partito come un caterpillar.
          Da anni penso di riprendere un discorso, che avevo “tentato” molti anni fa di scrivere sulla rivista «Alfazeta», sul contrapporsi di un fondamentalismo tecnoscientifico contro un altro ascientifico: due fanatismi all’interno dei quali scompaiono la scienza e il suo metodo. Ovviamente non so dire se sono in grado di fare chiarezza (io sono un “poveraccio” qualsiasi) se non forse per me stesso. Si tratta ovviamente di pensare e lavorarci su. Dopo un po’ di anni che leggevo relativamente poco di scienze, in questi ultimi mesi ho goduto di bellissimi libri (di qualcuno ho parlato in blog) e soprattutto sono arrivato a livelli di orgasmo intellettuale con la sonda Rosetta e dintorni; nel frattempo quasi ogni giorno le tragiche conseguenze della nefasta alleanza fra tecnoscienza e i poteri mi ricordano come la questione sia soprattutto politica. Spero ne riparleremo presto. Da parte mia per finire con una battuta: la leggi della termodinamica certamente funzionano in questo frammento dell’universo (altrove non saprei) ma le tre sagge “leggi” della robotica – o della “umanica” che Asimov propose negli ultimi anni della sua vita – non possono funzionare in presenza del capitalismo.

      • Daniele sei sempre un grande. A volte mi dimentico di ricordarmi di contare fino a 1234 – milleduecentotrentaquattro. Più volte in questo spazio che voi tant* ci offrite si è parlato di scienza e poteri, di potere e discorsi – più o meno scientifici o “scientifici” … Sulle tracce di Foucault. Tutto va messo in discussione, sempre, perché ciò che non può essere messo in discussione è dogma, e i dogmi ostacolano chi vuole imparare per poi fare, provare, risolvere, cercare. Ma che tutto vada messo in discussione non significa che tutto sia un’illusione o che tutto sia equivalente, o che non esistano chiamiamole “interpretazioni” tanto robuste da poter essere chiamate “fatti.” Che la superiorità di una razza rispetto a un’altra non abbia alcun fondamento scientifico non è un’interpretazione, ma è invece un fatto, così come è un fatto che i miei piedi sono per terra per gran parte della mia vita grazie al campo gravitazionale terrestre, senza del quale non ci sarebbe tra l’altro aria da respirare, perché l’atmosfera sarebbe “fuggita via” per mancanza di “attrazione.” Tra l’altro Rosetta è riuscita a rincorrere e a raggiungere la cometa proprio grazie a ciò che noi animali siamo riusciti a scoprire e a capire per quanto riguarda quel fenomeno che noi animali abbiamo chiamato “gravità.”

      • P. s.: mi correggo. Anzi, proprio di razze non ne esistono. Ciò che esiste è noi animali terrestri [a me piacciono anche le piante].

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