«La scomparsa del calciatore militante»
db (cioè Daniele Barbieri) ragiona sul romanzo/non romanzo di Guy Chiappaventi, su Maurizio Montesi e sul più grande – per ora – terremoto “finanziario” nel calcio italiano.
«L’infame» e «Giuda», «sepolcro imbiancato»; poi anche «criminale e drogato»; per altri resta «un compagno». Il calciatore MM somiglia talmente a Maurizio Montesi da essere lui. L’autore chiarisce subito: «è una drammatizzazione di fatti accaduti; alcuni nomi sono cambiati, alcuni eventi e personaggi sono romanzati, modificati e ricostruiti a scopo narrativo».
Dal sottotitolo sappiamo subito che è «Una storia di pallone, politica e tradimenti». Verissimo ma anche il più grande terremoto del football italiano: le partite truccate, lo scandalo scommesse del 1980. Un calciatore professionista (MM appunto) che svela ai giornalisti verità vietate come: «il tifoso è uno stronzo. Fa il gioco del sistema. Fa il tifo per 11 persone con le quali non ha niente da spartire». E a proposito di Avellino (dove MM ha giocato): «centinaia di milioni per costruire uno stadio in 100 giorni. L’ospedale continua a fare schifo, scarafaggi e macchinari inutilizzati, terapie assurde… Per l’ospedale la gente non fa niente, non scende in piazza».
Tutto vero però in Italia non si può dire. Perchè chi smaschera il giocattolo danneggia il potente Totonero ma soprattutto «perde soldi e credibilità il Totocalcio, bella vacca da mungere per lo Stato».
Il libro scorre dal novembre 2018 per tornare indietro e raccontare dal 1976 pian piano al 1983 con un salto nel ’92 e l’epilogo di nuovo datato 2018.
MM è romano, una “promessa” del calcio: giocherà fra serie A e B fino a 2 gravi incidenti in campo che gli stroncano la carriera. Ed è un quasi involontario “gola profonda” nell’inchiesta sulle partite truccate. Ma è anche militante nella sinistra extraparlamentare – compagno in Lotta Continua di Walter Rossi che fu ucciso dai neofascisti – e impegnato nelle lotte. Con una sorella arrestata per «banda armata» (era innocente ma che importa?). Anche lui viene fermato per droga, ma se la cava e ritenta persino di giocare.
«Magistrati e sbirri fanno tanto can can sulla lotta alla droga» leggiamo in queste pagine: «ma alla fine è una cosa che alle istituzioni va bene. Metti che ci siano cinquecentomila tossici… sono 500mila giovani che hai tolto dal mercato del lavoro e hai trovato modo di renderli produttivi da improduttivi che erano». Questa consapevolezza non basta a tenere MM fuori dai guai. Sino a colare a picco – in senso letterale – con un veliero nel 1992 a Fiumicino mentre tenta di portare in Italia «4 tonnellate di hashish… prezzo sul mercato è qualche miliardo». Condannato a 4 anni scappa. Quando non lo cercano più torna a Roma, dove vive da eremita. Tante vite, alcune ammirevoli e altre no: sempre un ingenuo stellare, forse.
La scomparsa del calciatore militante
Guy Chiappaventi
Milieu edizioni 2022