“La sconfitta dell’Occidente”

Ancora una recensione al libro di Emmanuel Todd (Fazi Editore, 2024).

di Gian Marco Martignoni

Con tutta probabilità l’ampia diffusione che il libro di Emmanuel Todd “La sconfitta dell’Occidente” (Fazi Editore, pagg. 354, euro 20) sta riscontrando a livello mondiale è da rintracciare nella intrigante molteplicità delle questioni trattate, che però hanno come scaturigine sia il fallimento della guerra per procura condotta dagli Stati Uniti e dalla Nato fino all’ultimo ucraino contro la Russia, che quello riguardante il regime delle sanzioni imposte dal blocco occidentale (che rappresenta il 12% della popolazione mondiale) contro il rublo.

Emmanuel Todd, storico, sociologo e antropologo proveniente dalla scuola francese dell’Annales, non è certamente un filo-putiniano, ma avendo letto sia Marx che Weber è in grado di demistificare la narrazione dominante, poiché mediante il supporto di alcuni indicatori di rilievo (la mortalità infantile e quella degli adulti, il tasso di omicidi, dei suicidi e della scolarizzazione, il numero dei detenuti, ecc…) individua gli elementi strutturali e sovrastrutturali essenziali sul piano comparativo per cogliere l’avanzamento o il regresso degli stati nazionali.

Semmai Todd è ascrivibile a quel filone del realismo geo-politico, sulla falsariga della rivista Limes, che nelle sue scrupolose e impietose disamine perviene a giudizi e previsioni che , come nel caso della vicenda dell’Ucraina, contrastano con quanto veicola il bombardamento mediatico quotidiano all’opinione pubblica, cavalcando una odiosa e devastante russofobia.

Infatti, è proprio sulla base del confronto tra lo stato dell’economia e della società americana con quella russa, che si spiegano le ragioni per cui la guerra lenta e “difensiva“ dei russi, “per risparmiare uomini“ sul campo di battaglia, ha costretto il blocco occidentale ad una dissanguante e dispendiosa guerra “infinita“; che peraltro nei sondaggi vede un crescente rifiuto nel fornire armi all’Ucraina da parte dei ceti popolari, in palese divergenza con la propaganda dell’èlite euro-americane. Detto che è assai improbabile che la Russia venga sconfitta, dopo quanto è avvenuto in Iraq e in Afghanistan, Todd analizza pregevolmente sul piano storico dal 1990 al 2022 come gli Stati Uniti sono caduti nella trappola tesa del nazionalismo ucraino.

Innanzi tutto la Russia, dopo il trauma della terapia neo-liberista degli anni ‘90, attraverso la fase di stabilizzazione dell’economia dell’era Putin ha ridotto la mortalità infantile al 4,4% nel 2020, mentre negli USA è pari al 5,4%, oltre ad aver recuperato l’autosufficienza alimentare ed essere diventata esportatrice di prodotti agricoli, con un introito nel 2020 (30 milioni di dollari) superiore a quello del gas (26 milioni di dollari). Inoltre, pur con un Pil pari al 3,3% rispetto a quello occidentale, l’economia russa ha raggiunto risultati notevoli sul piano militare, oltre ad essere con l’azienda Rosatom la prima esportatrice al mondo di centrali nucleari, poiché le persone con una istruzione superiore che hanno scelto gli studi di ingegneria nel 2020 sono stati il 23,4%, a differenza del 7,2% degli USA. Un Pil che comunque è l’espressione della produzione di beni tangibili, diversamente dal carattere fittizio del Pil americano, che con il primato assegnato al settore finanziario e la centralità per l’accumulazione di dollari costituita dai paradisi fiscali si contraddistingue per il crollo della produzione industriale ed agricola; nel mentre la società, nonostante il costante deficit commerciale, consuma più di quanto produce grazie al signoraggio del dollaro.

I dati a questo proposito sono eloquenti: nel 1928 la produzione industriale americana era pari al 44,8% di quella mondiale, mentre nel 2019 è scesa al 16,8 %, con il settore delle macchine utensili ridotto ad un misero 6,6%, quando l’Italia vanta addirittura un 7,8%. Al contempo la produzione di grano è scesa dai 65 milioni di tonnellate del 1980 ai 47 milioni di tonnellate del 2022. Non a caso Todd, introducendo il concetto di Pil reale, è in grado di dimostrare come nel 2022 il Pil pro capite di 39.520 dollari è stato decisamente inferiore sia a quello della Germania che della Francia, oltre ad essere la fotografia di una società ove l’ingiustizia sociale è cresciuta a dismisura, poiché, stante la flat tax con un aliquota al 28%, la classe medio – alta è ormai composta solo dal 10 % della popolazione.

Questa estrema polarizzazione sociale è la cartina di tornasole di una società in piena disgregazione: il calo dell’aspettativa di vita nel 2021 a 76,3 anni di media, per via della sommatoria delle morti per alcolismo, suicidio, omicidio, dipendenza da oppioidi, obesità, ecc…, mentre in Giappone è addirittura di 84,5 anni, è la triste conseguenza di una decadenza morale dagli esiti nichilistici.

Una decadenza che essendo anche il prodotto dell’atomizzazione sociale e della fine delle credenze collettive, di fatto è il segnale più evidente della crisi delle post-democrazie occidentali, in seguito all’ascesa di Donald Trump e della Brexit in Gran Bretagna, nonché per via del pericolo crescente costituito dalle destre reazionarie e razziste nel cuore dell’Europa. In questo contesto si comprende, soprattutto dopo quanto sta avvenendo in Medio Oriente ad opera della irrefrenabile e distruttiva potenza militare di Israele, perché il resto del mondo ripudia la presunta superiorità morale dell’Occidente, e sostenga con l’acquisto del gas e mediante forniture militari la Russia nei suoi sforzi per contenere l’aggressività della Nato. Al punto che i Brics , allargati ai nuovi ingressi di altri paesi, riuniti a Kazan il 22 ottobre, hanno discusso la creazione del “The Unit“, una nuova moneta per de-dollarizzare il mondo, poiché come ha ben segnalato Tonino Perna su Il manifesto di quel giorno, il dollaro “è diventato progressivamente la vera arma di Washinghton per dominare il mondo“.

Infine, pena il suicidio dell’Europa, governata da una èlite inetta, bellicista e scissa dai reali bisogni delle classi popolari, Todd si augura che il disegno post-imperiale americano fallisca, in quanto per la distensione e la pace su scala mondiale è dirimente che la Germania riprenda i suoi naturali rapporti economici e politici con la Russia, dato che con la Cina non si sono mai interrotti.

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