La scuola di Renzi è davvero “Buona”?

Considerazioni sul libro di Sandra Ragionieri Scotti

di Pietro Ratto

RagionieriScotti

Nel tempo della Propaganda, chi faccia cosa è sempre meno chiaro. I sindacati insorgono per una misura del governo che ritengono illegittima, il ministro di turno risponde che chi protesta ha frainteso o non ha capito nulla. Nell’era dell’informazione nessuno capisce più cosa ci sia di vero in una qualsiasi notizia. Ai manifestanti, che giurano di aver marciato in centomila, il ministero controbatte: macché, in piazza ce ne saranno stati, a dir tanto, diecimila…! Così, chi vorrebbe capire, prima o poi si rassegna, e si risolve a rinunciare alla cosiddetta “informazione”, tenendosi strette le proprie idee. Giustificate o no.
A dirla in breve, uno dei requisiti che maggiormente scarseggiano in questo nostro scalcagnato Paese, è l’onestà intellettuale. La capacità di trattenersi un po’ dall’innata tentazione di tirar l’acqua sempre e solo al proprio mulino, e di inchinarsi – costi quel che costi – al vero.
Non esistono fatti, ma solo interpretazioni di fatti ammoniva il grande Nietzsche, affacciandosi al ventesimo secolo. Quanto avesse ragione, quanto fosse lungimirante anche questa sua visione del mondo, mai come in questi anni è possibile capirlo così a fondo.
Un caso eclatante è quello della scuola italiana contro il cui progressivo sfascio, personalmente combatto e scrivo da tanti anni, immancabilmente criticato da tutti quelli che si “accontentano” sempre, e che mi rimproverano di aver “frainteso”, di esagerare un po’ troppo, di non aver quanto meno colto tutti i lati positivi della “riforma” di turno.
Bene, il libro in cui mi sono imbattuto in questi giorni può costituire una ben rara eccezione, nel marasma delle quintalate di voci che – a proposito della scuola, e soprattutto dell’incombente Buona Scuola renziana – in questi giorni si smentiscono reciprocamente, facendo leva sulla sola capacità di chi riesca a urlare più forte degli altri. Sono contento, devo esser sincero. Non sono di bocca buona. Per giunta, nei confronti del tema “scuola”, sono un tantino… come dire: suscettibile. E invece sono contento, perché questo libro mi è piaciuto.
E’ uscito da un paio di settimane, per Dissensi edizioni. S’intitola La scuola di Renzi è davvero buona? e a scriverlo è una ex insegnante ed ex Dirigente scolastico: la professoressa Sandra Ragionieri Scotti.
Ritengo che si tratti di un pamphlet a cui qualsiasi insegnante, alunno o genitore davvero interessato alle sorti della scuola pubblica italiana, debba dare un’occhiata. Soprattutto perché, appunto, sullo sfondo delle argomentazioni della nostra preside si staglia sempre, in modo limpido, un raro e prezioso porsi in maniera imparziale e intellettualmente onesta rispetto a quella Buona scuola nei cui confronti l’Italia di oggi di sta spaccando. Un saggio, insomma, che può aiutare tutti gli attori di questa tragedia a capire su quali aspetti più o meno “gonfiati” di questa nuova riforma non ci sia proprio nulla da lottare e su quali altri, magari più insidiosi e meglio nascosti, sia il caso di preoccuparsi davvero.
L’intento dell’autrice è chiaro. Ripercorrere tutte le iniziative contenute nella nuova Riforma Giannini con l’atteggiamento critico, ma mai prevenuto, di chi, fin troppo bene, conosce l’ambiente dell’istruzione pubblica. Propaganda e disinformazione a parte.
Ecco. In questo libro c’è tutto. Tutto quello che al ministero vogliono fare, tutto quello che vogliono far credere, tutto quello che non dicono e, addirittura, tutto quello che – al di là delle demagogiche promesse – ben difficilmente saranno in grado di attuare. Emerge un progetto di riforma che sembra costruita apposta per far sensazione e raccoglier voti, che fa ruotare tutto attorno a quella famosa promessa delle 148 mila (ma adesso centomila?) nuove assunzioni come se si trattasse della panacea di tutti i mali di cui soffre la nostra istruzione pubblica, che assicura di restituire prestigio e dignità agli insegnanti – ma non è il solito ritornello con cui, da quindici anni a questa parte, vengono lanciate tutte le “riforme” a cui abbiamo assistito, senza che per i poveri, bistrattati e screditati docenti nulla mai veramente migliori? – ma che, stringi-stringi, prevede per i professori un aumento massimo di stipendio, a fine carriera, di circa 140 euro. Emerge, inquietante, la discrasia tra le promesse di nuovi finanziamenti del DDL Scuola e gli inesorabili tagli previsti dalla Legge di Stabilità. Si palesa chiara la minaccia di una massiccia ingerenza, nell’istruzione pubblica, delle aziende private e della loro sete di profitto1. Un profitto che rischia di alimentarsi attraverso quell’alternanza scuola-lavoro che il ministero prevede di potenziare anche nei licei, a discapito dell’ennesima riduzione del potenziale culturale di un sistema scolastico che, ormai, ci ha abituato a una rovinosa caduta di contenuti e di consapevolezze, scandita da concetti criminali come “saperi minimi”, “sapere molare”, eccetera.
Una scuola che sembra soprattutto “buona” per far soldi, insomma, e per far voti. Messa in piedi da un ministero che, incredibilmente, avverte di non essere in grado di sostenerne la spesa. Che demagogicamente annuncia l’eliminazione del contributo economico “volontario-obbligatorio (!)” delle famiglie, ma che, di fatto, si tuffa nelle braccia dei capitali privati. Che promette innalzamenti qualitativi senza spiegare come intenda porli in essere.
E sullo sfondo, come al solito, solo i soldi. I soldi che mancano, i soldi che i privati possono realizzare, i soldi (pochissimi) promessi ai docenti.
C’è una cosa che mi piace, soprattutto, di questa ex preside. Usa spesso proprio questo appellativo: “preside”. Nell’era dei Dirigenti Scolastici, lei si ostina a parlar di presidi. E lo fa da preside, lo fa con quella logica ancora tutta umana, con quella mentalità all’antica da sensibile ed esperta educatrice, con quel rispetto nei confronti del “buon docente”, con quell’affetto e quell’apprensione nei confronti del futuro dei nostri giovani, che da ogni pagina del suo libro fanno capolino. Lo fa da preside, insomma; non da Dirigente di azienda.

Così, oltre all’amara malinconia da cui un insegnante “all’antica” come me viene colto di fronte a progetti come questa renziana Buona scuola, nelle mia mente affiora un rammarico in più: non aver mai incontrato, nella mia lunga e sconsolata esperienza di docente, una vera “preside”. Come lei.

 

1 Cfr. a tal proposito P. Ratto, Questa Buona Scuola s’ha da fare, La Bottega del Barbieri, oppure P. Ratto, Una Scuola Buona solo a far soldi, BoscoCeduo.it

Pietro Ratto
Nato nel 1965, si è laureato in Filosofia ed Informatica nel 1990 con una tesi in Intelligenza Artificiale. Dal 1995 è iscritto all'Albo dei Giornalisti. Professore di Filosofia, Psicologia e Storia, ha vinto diversi Premi letterari di Narrativa e di Giornalismo. Collabora saltuariamente con il quotidiano La Stampa e gestisce i siti "BoscoCeduo" (www.boscoceduo.it) e "IN-CONTRO/STORIA" (www.incontrostoria.it).
Le sue pagine Facebook e Twitter intitolate "BoscoCeduo" sono quotidianamente frequentate da centinaia di docenti ed alunni italiani.

I suoi libri:
- P. Ratto, "Le pagine strappate", Elmi's World, 2014
- P. Ratto, "La Passeggiata al Tramonto. Vita e scritti di Immanuel Kant", Leucotea, 2014
- P. Ratto, "Il Gioco dell'Oca", Prospettiva editrice, 2015
- P. Ratto, "I Rothschild e gli altri", Arianna editrice, 2015

Pietro Ratto è anche musicista. E' stato infatti fondatore e leader del gruppo di rock progressivo ATON'S (vedi http://www.atons.it oppure, su Wikipedia, http://it.wikipedia.org/wiki/Aton's), uno dei riferimenti più importanti del neo-progressive italiano a livello internazionale, dal 1977 al 1999, con una decina di album all'attivo.

3 commenti

  • Grazie Professore,
    le sue oneste e toccanti parole mi hanno commosso. Spero che questo piccolo saggio abbia una buona diffusione e che possa “arrivare” al lettore come è arrivato a lei. Le faccio una confidenza: dopo aver lasciato la Scuola mi sono messa a scrivere un libro sulla mia esperienza di studente, insegnante e poi preside. La prima parte è quindi una sorta di autobiografia professionale, nella seconda parte affronto vari temi, una riflessione su cosa, a mio parere, servirebbe alla Scuola per la sua rinascita.L’ultima parte l’ho dedicata a piccoli racconti “scolastici”, così come mi affioravano nella memoria. Ho cercato di piazzare il libro presso una casa editrice, ma senza successo. Mi rendo conto che non è facile proporre sul mercato un libro con queste caratteristiche ( nè romanzo, nè saggio).
    Quando il 3 settembre 2014 ho ascoltato Renzi, ho subito pensato che dovevo “aggiornare” il mio libro e mi sono messa al lavoro. Strada facendo,poi, mi sono accorta che quello che scrivevo aveva una sua autonomia e doveva essere proposto in modo mirato.
    Il libro, con il titolo provvisorio “La mia scuola” potrebbe essere riveduto, contiene diversi approfondimenti sui temi che ho trattato nel saggio, forse dovrei tagliare la prima parte (quella più personale) e rivedere l’altra, anche alla luce d ei cambiamenti in atto.
    Se avrà piacere di darmi un consiglio ( o anche un contributo), le farò avere il testo in bozza.
    Nel frattempo sto scrivendo un romanzo, sullo sfondo due temi: l’onestà e il rapporto educativo madre figlia, protagoniste due giovani nate negli anni cinquanta.
    Mi perdoni la lunga lettera, ma lei mi ha proprio ispirato!!!
    Grazie ancora.
    Sandra Ragionieri Scotti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *