La signora Hillary e la signorina fantascienza
Dalle parti della presidenza: gli Usa, cioè la Terra, e si prepari la Galassia (*)
A novembre il presidente degli Usa sarà donna? Vedremo se Hillary Clinton batterà prima Sanders e poi Trump o chi per lui ma intanto scrutiamo cosa la fantascienza annuncia sulla presidenza del Paese leader. Nel tempo del pensiero unico e dell’iper-presente tornano utili autori che – forzando l’immenso magazzino del futuro – ci aiutino a immaginare.
Prima di arrivare alla “presidenta” vediamo cos’altro si delinea nei futuri quasi prossimi. Frederik Pohl e Cyril Kornbluth ne «I mercanti dello spazio» del 1952 disegnano un presidente completamente asservito alle multinazionali; nel successivo «L’anno del presidente» c’è un candidato progressista. Troppo nel 1956: per essere eletto accetterà i peggiori compromessi e si legherà ai più squallidi reazionari.
Sam Sackett nel racconto «Doveva essere ucciso» racconta la sfida fra due candidati… che non esistono. «Voi avete visto le fotografie di un uomo che abbiamo deciso di chiamare Benjamin Morrison perché questo nome ha caratteristiche eufoniche che possono piacere. Questo è anche il motivo per cui il suo avversario si chiama Silas Karp». Identità fittizie, burattini.
Nel romanzo «Il disco di fiamma» del 1955 Philip Dick escogita un semplice sistema elettorale che dagli Usa si estende all’intero pianeta: tutte le cariche pubbliche del pianeta vengono sorteggiate a Ginevra in un’urna enorme. Nel romanzo «Svegliatevi dormienti» (1966) sempre di Dick il presidente è afroamericano. Invece Isaaac Asimov suggerisce più volte che un robot sarebbe un ottimo presidente, essendo incorruttibile: già, ma chi lo programma? Douglas Adams consiglia di eleggere un gangster, non ci deluderà.
Veniamo alle donne. Ancora Dick nel romanzo «I simulacri» disegna gli Usea – Stati Uniti d’Europa e America – guidati dall’attrice Nicole: il popolo dovrà solo scegliere, ogni 4 anni, chi diventerà suo marito; ma entrambi sono simulacri. In un agghiacciante racconto di Thomas Disch, «Il pianeta dello stupro», ogni donna può votare e presentarsi candidata solo se accetta di essere violentata: siamo nell’immaginaria “isola del piacere” ma somiglia così tanto alla Terra da indurre in confusione.
Forse la fantascienza si arrovella sulla stessa domanda che ci tormenta nel mondo reale: la democrazia gode di buona salute con occasionali febbriciattole (per le quali sono previsti gli anti-corpi) o è un sistema malato dove già è molto se vince “il meno peggio”?
(*) Questo mio articolo è uscito – parola più, partolòa meno – l’11 aprile sul quotidiano «L’unione sarda». Come forse qualcuna/o saprà, in «Di futuri ce n’è tanti» – nell’ultimo capitolo per la precisione – che ho scritto con Riccardo Mancini 10 anni fa (marooooooooooonna come passa il tempo) il tema della presidenza nella science fiction è affrontato molto più estesamente. Non lo sto dicendo per consigliarvi di recuperare il nostro libro – VOCE DAL FONDO: «a dibbì, sei ‘n bugiardone ché qui c’è pure la copertina, aho» – ma per completezza di informazione; anche in “blottega” ho ripreso il tema, a proposito di un presidente “nero” negli Usa. Quanto all’aspirante “presidenta” vi rimando al post Lei – parlo di Hrc – è diversa da Trump… non meglio dove recensivo «Hillary Clinton regina del caos» di Diana Johnstone, una lettura indispensabile per ragionare sul disastro Usa che verrà. Tra la fantascienza più bambinesca, lo sciocchezzaio e il raccattar voti con qualunque mezzuccio è invece questa notizia, circolata di recente: John Podesta, il quale si presenta come l’uomo guida nella campagna elettorale della Clinton, sussurra che se lei diverrà presidente farà “finalmente” chiarezza sugli Ufo – io preferisco chiamarli Onvi: oggetti volanti non identificati – e sulla cosiddetta Area 51. Ancora? (db)