La società dei sotterfugi
di Riccardo Dal Ferro
Forse mi sono perso una riunione.
Io ero rimasto al fatto che l’evoluzione di una società andasse di pari passo con il grado di consapevolezza dei suoi membri. Maggiore è il grado di consapevolezza e autocoscienza del maggior numero di membri possibile, maggiore sarà la qualità della vita, la ricchezza, il benessere a cui tutti noi potremo ambire.
Io ero rimasto all’evidenza secondo la quale, per poter permettere a tutti di realizzarsi come individui fosse necessario alfabetizzare ed educare al massimo livello, spronando ogni individuo a sviluppare un pensiero critico e una creatività individuale che si unisse, differenziandosi, alle diverse sensibilità degli altri.
Ma forse, come detto, ho sbagliato riunione.
In questa giornata voglio proporvi alcune riflessioni, alcune delle quali non fatte dal sottoscritto, a riguardo di quella che chiamo “società dei sotterfugi”, in cui sopravvive un pensiero di stampo fascista secondo il quale, per il benestare dei meccanismi consolidati, alcune cose non dovrebbero essere divulgate alla plebe.
L’unico problema è che questa devianza cerebrale non è promossa dai “potenti”, ma proprio dalla gente comune. Esatto, il vostro vicino di casa, vostra sorella, il vostro figlio adolescente, convinti che l’utente medio non abbia i mezzi per comprendere le scelte fatte. Perciò, meglio gettare tutto sotto il tappeto e sperare che il vaso di Pandora venga scoperchiato il più tardi possibile.
Questo sta accadendo in quel (non) territorio chiamato “web”, luogo non regolamentato nel quale gli utenti si fanno beffe di concetti come “educazione” e “consapevolezza”. Come qualsiasi Far West privo di legge, anche là sta prendendo piede la tendenza del “t’inculo per primo” (perdonate il francesismo, è un termine tecnico molto preciso) e così capita che l’utente privo di anticorpi incappi in pubblicità occulta fatta NON dall’attore o dal testimonial di turno, ma dall’utente che, per la filosofia dell’internet, dovrebbe essere un suo “pari”.
Gente che pubblicizza eventi, prodotti e luoghi sotto ricompensa o rimborso spese e che fa passare quel messaggio per una scelta libera e spontanea; influencer che utilizzano un certo prodotto “fornito” in omaggio da qualche azienda e “casualmente” lo fa finire dentro le foto di Twitter o Instagram; aziende che sfruttano la visibilità dell’influencer per mettere in mostra i propri prodotti, senza che tutto questo venga mai alla luce neanche lontanamente.
Cosa sta accadendo al web, luogo della potenziale rivoluzione culturale?
Sta accadendo ciò che accade con ogni rivoluzione mancata, ovvero sta trasformandosi in un fascismo. Il sotterfugio per l’arricchimento e l’inganno per il mio vantaggio immediato stanno sottraendoci la possibilità di modellare una rete a immagine e somiglianza di una comunità, in cui non si ha a che fare con VIPs, icone o avatar, ma con persone, appassionati e curiosi. Il problema non è il fare o non fare pubblicità, ci mancherebbe, se non esistesse la pubblicità io non avrei né un blog, né un canale YouTube. Il problema è che quando sto facendo pubblicità lo devo dichiarare a lettere cubitali, perché in quel momento il rapporto con i miei utenti non è più “alla pari”, ma c’è un dislivello in cui il mio messaggio cambia di contenuto e forma.
Invece, ovunque prolifera la pubblicità subliminale, ingannevole, subdola, e chi non ha gli anticorpi adatti a difendersi da questa ingiuriosa sassaiola è vittima di un meccanismo che gli toglie ancora un po’ di consapevolezza e probabilmente la possibilità di realizzarsi.
Credo nella consapevolezza, soprattutto sul web.
Credo nella libera realizzazione di sé.
Ma questi sono obiettivi che possiamo raggiungere soltanto nel momento in cui la smetteremo di ragionare con il sotterfugio e l’inganno e cominceremo a trattare le persone (anche sul web) per ciò che sono veramente: persone.
Probabilmente la prossima riunione non me la perderò.