«La storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico»
Un consiglio di lettura da parte di Pierluigi Pedretti
Vorrei consigliare un bel libro da leggere per il 25 aprile. Era uscito 10 anni fa, ma attualissimo lo è ancora, soprattutto in questi grami tempi di revisionisti che accusano gli antinegazionisti di essere negazionisti (vedi il caso Foibe). Negli ultimi anni, una messe di storici, alcuni più o meno improvvisati, giornalisti e politici hanno cavalcato l’onda del revisionismo, volto a mettere in discussione – per motivazioni ideologiche – quella memoria storica che aveva contribuito a rafforzare negli italiani, soprattutto dal dopoguerra, una certa coscienza civile. Nell’introduzione Angelo Del Bocca scrive che si è trattato di un’offensiva volta a «riscrivere la storia contemporanea in Italia e in Europa, relativizzando gli orrori del nazismo e della soluzione finale, depenalizzando il fascismo e la sua classe dirigente, delegittimando la Resistenza e demonizzando il comunismo». Attraverso gli ottimi saggi di dieci storici (Agosti, Ceci, Collotti, De Luna, D’Orsi, Franzinelli, Isnenghi, Labanca, Rochat e Tranfaglia) percorriamo così la strada del revisionismo pro domo mea: il Risorgimento visto dai leghisti o dai cattolici integralisti, il colonialismo e il mito (quanto mai errato) del “bravo italiano”, il fascismo rivisto in chiave anticomunista, la guerra di Mussolini e le occupazioni feroci da parte degli italiani, fino ad analizzare la questione cattolica, il negazionismo, il ruolo del Partito Comunista e del movimento operaio nella fondazione della Repubblica, per chiudere con l’intenso saggio di Angelo D’Orsi sul revisionismo divenuto “rovescismo”, a opera di giornalisti come Gianpaolo Pansa, pieno di livore e di repentini cambiamenti di opinione rispetto anche a sue opere precedenti. I danni provocati da questa rilettura della storia sono incalcolabili. Le conseguenze sono sotto gli occhi di chi vuol vedere: populismo plebiscitario, odio per la politica, fastidio per la questione morale, volgarità dominante, narcisismo, leghismo delirante, diminuzione del senso civico e dello Stato. E non si lamentino oggi coloro (penso ai paludati intellettuali/giornalisti di alcuni grandi organi di stampa) che hanno brandito negli anni l’arma del revisionismo per regolare conti politico-ideologici. In questo buco in cui è precipitata l’Italia, La storia negata si propone come «una sorta di sussidiario da consultare ogni volta che vi assale un dubbio, che vi serve un suggerimento (senza il proposito di sostituirci alla Congregazione dell’Indice!)». Indispensabile.
AA.VV (a cura di Angelo Del Boca)
«La storia negata. Il revisionismo e il suo uso politico»
Neri Pozza
384 pagine, 20 euro