La strada in salita di chi ha vinto in Brandeburgo
di Sergio Bologna (*)
Qualche commento a caldo sulle elezioni nel Land tedesco del Brandeburgo.
La prima cosa su cui mi sentirei di attrarre l’attenzione è l’alta percentuale di votanti: 72,9% (fonte ZDF). La seconda cosa è la vittoria di Pirro della SPD, che non riesce a formare una maggioranza, una volta che i Verdi sono stati estromessi dal parlamento regionale. E’ la seconda volta, dopo la Turingia, che i Verdi non raggiungono la soglia del 5%. Un’umiliante batosta ma ben meritata, perchè un partito nato sulla protezione dell’ambiente e quindi sulla pace si era trasformato in un partito di bellicisti sostenitori dell’appoggio incondizionato a Zelensky. Ed è molto triste questo, perché il patrimonio costituito dall’ambientalismo tedesco aveva reso l’aria più respirabile nell’Europa neoliberale. Oggi quel patrimonio è stato disperso.
AfD (Alternative für Deutschland), l’estrema destra, avrebbe perso col suo 29,2%.
Certo, è arrivata seconda, però ha i numeri nel Parlamento regionale che le permettono di esercitare la Sperrminorität, ossia può bloccare tutte le decisioni che richiedono la maggioranza di due terzi, per esempio quelle per l’elezione dei giudici costituzionali.
Non solo, AfD è primo partito tra i giovani dai 18 ai 24 anni. Non solo, il candidato di punta della AfD ha ottenuto nel suo collegio il cosiddetto Direktmandat con un consenso che sfiora il 40% (!!).
La vittoria della SPD (30,9%) viene spiegata con la grande popolarità del Presidente del Land, Dietmar Woidke, che governa da 11 anni, ma questa è la prima volta che non riesce ad ottenere il Direktmandat (per soli sette voti).
E’ considerato un critico di Scholz ma non sembra avere un profilo tale da porlo in concorrenza con altri leader della SPD sul piano della politica nazionale, è considerato un’icona regionale.
Quindi è vero che il cancelliere Scholz ha potuto tirare un sospiro di sollievo ma fino a un certo punto, perché, appena conosciuti i risultati nel Brandenburgo, si è riaperta la discussione interna al partito se la ricandidatura di Scholz a Cancelliere è opportuna o no. E anche quella a lui alternativa, la candidatura dell’attuale Ministro della difesa Pistorius.
Stupisce la magra figura della CDU che con il suo 12,1% si fa superare anche dalla new entry BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht) che ha ottenuto 13,5%.
Il suo capo Friedrich Merz, l’ultraatlantista che ha fatto fuori la Merkel, già a capo della filiale tedesca di Blackrock, dietro al quale marcia compatta l’intera CDU CSU, si era comportato bene, addirittura era stato l’unico leader nazionale a tenere un comizio l’ultimo giorno utile per dire che loro con la AfD non volevano avere a che fare e che bisognava isolare l’estrema destra (coerente in questo con la posizione del suo partito in Europa).
Resta da capire cosa succede adesso con il partito BSW. Innanzitutto come collocarlo politicamente. Definito ormai dai media, anzi bollato, come rossobruno (mezzo comunista mezzo fascista), questo partito ha avuto il merito, secondo me, di guardare in faccia la AfD, invece di liquidarla con l’epiteto di neonazista e risolvere così la questione (teoria del cordone sanitario ovvero della politica dello struzzo).
Si è chiesta innanzitutto perché i giovani votano AfD e alle elezioni europee hanno votato anche quelli di città opulente come Francoforte e Monaco. Perché soffrono il precariato, la disoccupazione, la mancanza di valori, è stata la risposta, cioè tutto quello che hanno prodotto le politiche neoliberali. Ergo bisogna combattere quelle politiche.
Quelle sono le ragioni del voto giovanile, non tanto l’infatuazione per Hitler o per le camicie brune. BSW si è chiesta: “Ma perché tutto quello che dice la AfD deve essere sbagliato?
E se per caso dicesse qualche cosa di giusto, non sarebbe il caso di starla ad ascoltare e di intervenire sulle cause della sua protesta?”.
Addirittura in Brandenburgo esponenti di BSW hanno detto che sarebbero disposti a votare delle mozioni di AfD se fossero ragionevoli. Insomma Sahra Wagenknecht, a mio avviso, ha messo il dito sulla piaga, denunciando il fatto che spesso l’antifascismo è solo immobilismo, se non il modo con il quale si giustifica il persistere di politiche neoliberali.
Ursula von der Leyen non è quella che predica il “cordone sanitario” verso l’estrema destra? Ma poi pratica la peggiore delle politiche neoliberali con un po’ di greenwashing.
Uno dei motivi per cui BSW va forte è la sua campagna contro la criminalità finanziaria, contro l’evasione fiscale organizzata dalle grandi banche, quella che aveva fatto diventare famosa la procuratrice Anne Brorhilker, che aveva scoperto le colossali truffe fiscali organizzate dalle banche e le aveva portate in giudizio.
Bene, questa donna ha dato in aprile le dimissioni dalla magistratura e adesso lavora con l’iniziativa civica Finanzwende, dicendo che l’apparato statale non ha nessuna intenzione di perseguire fino in fondo l’evasione fiscale ed ha lasciato intendere che il cancelliere Scholz è uno dei primi a impedire che la criminalità finanziaria venga perseguita fino in fondo.
BSW ha tra i suoi uomini di punta Fabio De Masi, oggi parlamentare europeo, un oriundo italiano che ha combattuto con grande energia e competenza la criminalità finanziaria.
Ma non basta, BSW ha denunciato con molta chiarezza il modo in cui il Cancelliere ha gestito l’affare dell’attentato al North Stream. E allora tiriamo le somme: la SPD e la CDU insieme non hanno la maggioranza nel Brandeburgo, hanno bisogno di una stampella, sarebbero stati i Verdi o i Liberali, quelli che formano l’attuale governo federale, ma nessuno dei due ha superato la soglia del 5%, quindi sono fuori.
Che cosa rimane? La BSW, che ha già detto che è disposta a dare una mano ma a certe condizioni, lo ha detto la sua portavoce in Brandeburgo che si chiama Amira Mohamed Ali.
Infatti, pare che i colloqui di Woidke con CDU e BSW siano già cominciati. Quindi in Brandeburgo si formerebbe una coalizione, comunque traballante, formata da un leader SPD avversario di Scholz e da un partito che considera Scholz un protettore degli evasori fiscali.
Si capisce la Schadenfreude [piacere provocato dalla sfortuna altrui, ndr] di AfD, che già si prepara a creare ogni difficoltà a quella coalizione e già pensa alla vittoria nelle prossime elezioni federali. I Verdi, invece di fare autocritica, si lasciano andare a dichiarazioni di chi ha perso il cervello.
Per dire l’aria che tira da quelle parti. Tra i candidati AfD c’era un commerciante di auto che aveva certe cariche riservate ai laici nella chiesa evangelica. La Chiesa gli ha tolto tutte le cariche e l’uomo non è stato eletto.
Una delle cose più interessanti da sapere è a chi sono andati i voti degli ex astensionisti. Quelli che si sono astenuti nelle elezioni precedenti per chi hanno votato adesso?
Perché questa, a mio avviso, è anche la questione politica più scottante oggi in Europa.
O si capisce la dinamica dell’astensionismo o si va avanti così tra neoliberalismo, populismi e neofascismo. Fermo restando ovviamente che la questione n. 1 in assoluto è la lotta contro le politiche neoliberali e belliciste. I conflitti sul terreno del lavoro sono l’unica via d’uscita e l’esperienza del Workers Families Party (WFP) negli Stati Uniti mi conforta in questo senso.
(*) Tratto da Volere la Luna. Una prima versione di questo articolo è apparsa su Officina Primo Maggio.