La Terra è in un mare di guai
di Giorgio Chelidonio
Il ritmo dello scioglimento delle calotte glaciali conferma le peggiori previsioni scientifiche finora formulate
Diversi anni fa, sulla recinzione frontale del Teatro Romano di Verona apparve una scritta – di Greenpeace, mi par di ricordare – che affermava: con il riscaldamento globale il livello del mare può arrivare qui ovvero circa 65 metri slm (sul livello del mare). Ora l’area urbana storica di Verona si trova, in media, a 59 metri slm e nel cortile della mia abitazione, che si affaccia quasi sul tracciato della Via consolare Postumia romana, la soglia del piano terra è a circa 62 metri slm. Dunque, stando alle stime climatiche di allora e ammettendo di arrivare alla fine del XXI secolo, uscendo di casa farò… splash !
Ho inutilmente cercato nei meandri digitali della Rete una foto che ricordasse quel manifesto ma tirando le somme mi ritroverei ad abitare sulla spiaggia del Golfo Padano (figura1) cioè come si presentava il nord Italia nel Pliocene [LINK 1] fra 5,3 e 3,6 milioni di anni fa. Siccome – a seconda delle fonti statistiche e del loro aggiornamento [LINK 2] – gli abitanti della Pianura Padanovenetaromagnola sono stati stimati fra 15 (nel 1994) e 20 milioni (nel 2007), questa sarebbe la dimensione dei futuri profughi climatici nostrani che dovrebbero abbandonare le pianure dell’Italia settentrionale.
Quanto a misurare il riscaldamento climatico in corso, negli ultimi 50 anni la temperatura media a Verona è cresciuta di 2,56 gradi [LINK 3] ponendosi al 17° posto nella graduatoria delle città italiane recentemente pubblicata da Obc Transeuropa nell’ambito del progetto “In Marcia con il Clima”.
Per completezza, nello stesso mezzo secolo la media europea è aumentata di + 1,990° centigradi.
Anche per queste ragioni ho tradotto e, in parte, sintetizzato il seguente articolo sulle più recenti previsioni riguardo allo scioglimento delle calotte glaciali polari e della Groenlandia, scritto da Marlowe Hood e pubblicato in data 1.9.2020 [LINK 4 ].
Lo stato delle calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide, che trattengono abbastanza acqua ghiacciata da sollevare gli oceani di 65 metri, sta confermando gli scenari peggiori ipotizzati dalle Nazioni Unite per l’innalzamento del livello del mare.
La perdita di massa dal 2007 al 2017 – causata dello scioglimento dei nevai e dai ghiacciai, i cui fronti si stanno ulteriormente frantumando – si è allineata quasi perfettamente con le previsioni più estreme formulate dall’IPCC, ovvero l’Intergovernmental Panel for Climate Change [LINK 5]: vi si prevedeva che lo scioglimento delle le due calotte glaciali polari potesse far crescere fino a 40 centimetri il livello globale degli oceani entro il 2100, hanno riportato in “Nature Climate Change” [LINK 6 ].
Un simile aumento avrebbe un impatto devastante in tutto il mondo, aumentando il potere distruttivo delle mareggiate ed esponendo le regioni costiere, che ospitano centinaia di milioni di persone, a ripetute e gravi inondazioni.
Questo innalzamento del livello marino globale equivale a quasi il triplo delle proiezioni medie ipotizzate nel 2014 dall’ultimo importante rapporto di valutazione dell’IPCC, secondo un fenomeno complesso che considerava anche l’espansione delle acque oceaniche dovute al riscaldamento climatico.
Nonostante questa chiara discrepanza con la realtà osservata dell’accelerarsi della frammentazione delle calotte glaciali, un rapporto speciale dell’IPCC dello scorso anno sulle regioni ghiacciate del pianeta aveva mantenuto le stesse proiezioni a fine secolo per la Groenlandia, consentendo solo un piccolo aumento per l’Antartide a fronte del più alto aumento di emissioni di gas serra.
«Dobbiamo elaborare un nuovo scenario peggiore per le calotte glaciali perché si stanno già sciogliendo a una velocità in linea con quella attuale»: così l’autore principale Thomas Slater, ricercatore presso il Center for Polar Observation and Modeling dell’Università di Leeds.
«Le proiezioni del livello del mare sono fondamentali per aiutare i governi a pianificare la politica climatica, la mitigazione e le strategie di adattamento» ha aggiunto. «Se sottostimassimo il futuro aumento del livello del mare, queste misure potrebbero essere inadeguate per progettare la protezione delle comunità costiere più vulnerabili».
Secondo una ricerca pubblicata nel 2019, le perdite delle calotte glaciali (considerando il livello superiore delle previsioni dell’IPCC) esporrebbero di per sé circa 50 milioni di persone a inondazioni costiere annuali in tutto il mondo entro la metà di questo secolo.
L’innalzamento totale del livello del mare di almeno un metro richiederebbe probabilmente di spendere fino a 70 miliardi di dollari all’anno in dighe e altre difese contro le inondazioni.
I modelli ipotizzati per l’evoluzione delle calotte glaciali descrivono bene l’impatto a lungo termine del riscaldamento globale graduale, che ha visto le temperature ai poli aumentare molto più rapidamente che per il resto del pianeta nel suo insieme. Ma non sono riusciti a tenere conto delle fluttuazioni a breve termine nei modelli meteorologici che sono, essi stessi, profondamente influenzati dai cambiamenti climatici.
«Per la Groenlandia, gran parte della perdita di ghiaccio è ora causata da eventi di scioglimento superficiale durante le estati calde (processi non previsti nelle simulazioni AR5)» ha detto Slater, riferendosi al rapporto IPCC 2014, il quinto dal 1992. «Dobbiamo capire meglio per migliorare le nostre previsioni sull’innalzamento del livello del mare».
Sino alla fine del XX secolo, le calotte glaciali dell’Antartico occidentale e della Groenlandia hanno generalmente accumulato tanta massa quanta ne stavano perdendo. In altre parole, lo scioglimento era stato compensato da nevicate fresche. Ma negli ultimi due decenni, il ritmo crescente del riscaldamento globale ha sconvolto questo equilibrio.
L’anno scorso la Groenlandia ha perso la cifra record di 532 miliardi di tonnellate di ghiaccio, equivalenti a quanta acqua si stimava che scorresse nell’Atlantico ad ogni secondo. Questo deflusso ha rappresentato il 40% dell’innalzamento del livello del mare nel 2019.
Slater ha affermato che una nuova generazione di modelli climatici – che riflettono meglio il modo in cui le calotte glaciali, gli oceani e l’atmosfera interagiscono – sosterrà il prossimo importante rapporto dell’IPCC, che sarà completato il prossimo anno.
In un altro studio – pubblicato all’inizio di questo mese su «The Cryosphere» [LINK 7], una rivista della European Geosciences Union – Slater e colleghi hanno calcolato che le masse di ghiaccio della Terra (inclusi i ghiacciai montani ed entrambe le calotte glaciali polari) hanno perso quasi 28 trilioni di tonnellate di massa tra 1994 e 2017.
Meno della metà di tale importo ha contribuito all’innalzamento del livello del mare. Poiché, ad esempio, la calotta glaciale artica si forma nell’oceano non aumenta, quindi, il livello del mare quando si scioglie. In sintesi estrema, il tasso di perdita di ghiaccio è aumentato di quasi il 60% nel suddetto periodo di tempo.
Infine, per completezza, segnalo sullo stesso tema un altro articolo [LINK 8] sintetico ma ben dettagliato.
LINKS
- https://www.museogeologico.it/il-territorio-5718/evoluzione-del-bacino-mediterraneo-62393/52-il-territorio/carte-bacino-mediterraneo/115-pliocene + https://it.wikipedia.org/wiki/Pliocene
- https://www.treccani.it/enciclopedia/pianura-padana_%28Enciclopedia-Italiana%29/ + https://it.wikipedia.org/wiki/Pianura_Padana
- https://www.veronasera.it/attualita/riscaldamento-temperatura-verona-19-agosto-2020.html
- https://www.sciencealert.com/ice-sheet-melting-is-perfectly-in-line-with-our-worst-case-scenario-scientists-warn
- IPCC’s last major Assessment Report in 2014 > https://www.ipcc.ch/assessment-report/ar5/
- Nature Climate Change > https://www.nature.com/articles/s41558-020-0893-y
- The Cryosphere > https://tc.copernicus.org/preprints/tc-2020-232/
- https://www.globalscience.it/22222/calotte-glaciali-in-picchiata/
NELLA FIGURA: La porzione centro-nord della penisola italiana nel Pliocene superiore (circa 2,5 milioni di anni fa). Il “Golfo Padano” occupava lo spazio dell’attuale pianura padana. Codici colore: 1) azzurro aree marine; 2) in blu, aree di mare profondo; 3) in verde, bacini lacustri; in giallo, le terre emerse
Scelgo un po’ a caso, e dato che siamo tutt* in un mare di guai, in un modo o in un altro, anzi direi un oceano di guai, scelgo questo contributo per via del titolo. Ci sono dei nessi, in qualche modo, ce ne sono sempre. Sono convinto che le prossime 10 generazioni saranno le ultime della specie così detta “homo sapiens”. Dopo, o forse anche molto prima, ci sarà altro. Quell* come noi finiranno forse in riserve per umani primitivi, o forse altro, o forse peggio. Hai mai sentito parlare di CRISPR? Lo domando perché sento ancora spesso parlare di altro.
Non la pensiamo sempre allo stesso modo, e ci mancherebbe, non siamo in Corea del Nord, e neppure in Russia, non ancora, ma vi voglio bene, perché sono convinto che le vostre intenzioni, comunque, siano buone. È per questo motivo che vi imploro di vedere questo documentario, di procurarvelo, di parlarne, di diffonderlo.
Siamo all’inizio della fine, è l’inizio della fine, ma ricordate che alla fine della fine a vincere è sempre la natura, e, in particolare, la termodinamica.
Con affetto,
Ago
— https://www.internazionale.it/video/2020/05/15/mondovisioni-human-nature
[altrove]
— https://www.netflix.com/dk-en/title/81220944
— https://en.wikipedia.org/wiki/Human_Nature_(2019_film)
— https://wondercollaborative.org/human-nature-documentary-film/
— https://www.imdb.com/title/tt9612680/
— https://www.nytimes.com/2020/03/12/movies/human-nature-review.html
https://us17.campaign-archive.com/?u=2c6057c528fdc6f73fa196d9d&id=f22eda1ce6&e=9fb2920045
PIÙ RISCALDAMENTO GLOBALE SIGNIFICA MENO GHIACCIO E NON SI TORNA INDIETRO –
(tradotto da “Nature Breifing” 24.9.2020)
L’aumento delle temperature influenzerà radicalmente la quantità di ghiaccio antartico che si scioglierà e l’impatto sarà probabilmente irreversibile. Un nuovo studio ha elaborato e analizzato un nuovo modello per gli effetti del riscaldamento sulla calotta glaciale antartica, che contiene più della metà dell’acqua dolce della Terra, equivalente a 58 metri di innalzamento globale del livello del mare: hanno così dedotto che anche se riuscissimo a mantenere le temperature globali al di sotto di 2 ℃ sopra i livelli preindustriali – l’obiettivo dell’accordo di Parigi – ci troveremo di fronte a devastanti innalzamenti del livello medio del mare pari a circa 2,5 metri. Le conseguenze crescono in modo esponenziale con l’aumento delle temperature globali. E i cicli di feedback indicano che il ghiaccio non si riformerà, anche se le temperature venissero invertite ai livelli attuali. “Dallo scioglimento dell’Antartide ne deriverà un enorme innalzamento del livello del mare, anche se ci attenessimo all’accordo di Parigi, e ulteriori dimensioni catastrofiche se non lo faremo”, ha affermato lo scienziato del clima Anders Levermann.
Link all’articolo originale apparso sul “Guardian” il 23.9.2020 >
https://www.theguardian.com/environment/2020/sep/23/melting-antarctic-ice-will-raise-sea-level-by-25-metres-even-if-paris-climate-goals-are-met-study-finds?utm_source=Nature+Briefing&utm_campaign=f22eda1ce6-briefing-dy-20200924&utm_medium=email&utm_term=0_c9dfd39373-f22eda1ce6-45017993
Un aggiornamento:
I sedimenti dell’Oceano Artico rivelano il disgelo del permafrost durante il riscaldamento climatico passato – 16.10.2020
Un nuovo studio ha trovato prove del passato scongelamento del permafrost avvenuto durante eventi di riscaldamento climatico durante le fasi finali dell’ultima era glaciale.
Le loro scoperte mettono in guardia su ciò che potrebbe accadere nel prossimo futuro: il riscaldamento dell’Artico di soli pochi gradi Celsius può innescare un massiccio disgelo del permafrost, erosione costiera e il rilascio di gas serra.
https://www.sciencedaily.com/releases/2020/10/201016143056.htm