La voglia di forca….
… dopo gli attentati di Parigi
Un articolo ripreso dal «Foglio di Collegamento» del comitato Paul Rougeau; a seguire la presentazione e l’indice del numero 225
La violenza irrazionale chiama violenza irrazionale e fa arretrare la civiltà ovunque.
James Woolsey, ex direttore della Cia dal 1993 al 1995, ritiene che l’hacker Edward Snowden (NOTA 1) dovrebbe essere incriminato di alto tradimento e messo a morte, in conseguenza di quanto è accaduto a Parigi il 13 novembre 2015. Il 20 novembre Woolsey ha dichiarato a un giornalista della Cnn: «Si tratta ancora di un reato capitale, e io lo condannerei a morte, e preferirei vederlo appeso per il collo, piuttosto che limitarmi a metterlo sulla sedia elettrica». Woolsey afferma che Snowden, rivelando nel 2013 i documenti segreti sullo spionaggio pervasivo effettuato dal governo statunitense e da governi europei sui cittadini, è in parte responsabile degli attacchi terroristici del 13 novembre in Francia, che hanno causato 120 morti e centinaia di feriti. «Ritengo che il sangue di molti di questi giovani francesi sia sulle sue mani» ha detto. (Attualmente Snowden risiede in Russia, dove gli è stato garantito asilo temporaneo).
L’attuale direttore della CIA, John Brennan, ha fatto eco alle parole del suo predecessore Woolsey, dicendo che le rivelazioni di Snowden hanno reso più difficile, per i funzionari dell’intelligence, individuare complotti terroristici.
Ancora più aggressiva e reazionaria è stata la risposta di Jean Marie Le Pen, fondatore del partito francese di estrema destra Front National. Egli ha detto che la Francia dovrebbe subito ripristinare la pena di morte e spedire alla ghigliottina i terroristi arrestati. Ha dichiarato: «Dobbiamo ripristinare la pena di morte per i terroristi, a mezzo di decapitazione». Ha chiesto anche l’abolizione della doppia cittadinanza per i cittadini stranieri e anzi ha detto che questi dovrebbero essere costretti a fare una scelta, e si dovrebbe rendere di nuovo obbligatorio il servizio militare per tutti per periodi di almeno sei mesi.
Le recenti dichiarazioni di Jean Marie rispecchiano quelle rilasciate da sua figlia, Marine Le Pen, dopo l’attentato al giornale satirico «Charlie Hebdo» del gennaio 2015. All’epoca lei si era proposta di indire un referendum per il ripristino della pena di morte, nel caso venga eletta presidente nel 2017.
La pena di morte fu abolita in Francia nel 1981 dall’allora presidente Mitterrand: l’ultima esecuzione era avvenuta 4 anni prima con la ghigliottina.
Com’è noto, nessun Paese può far parte dell’Unione Europea se ha la pena di morte.
(NOTA 1) vedi numero 207 del «Foglio di collegamento»
PRESENTAZIONE E INDICE
Vi mando il numero 225 del nostro «Foglio di Collegamento» il cui sommario è riportato qui sotto. In questo numero trovate articoli che parlano di fatti orribili che succedono in varie parti del mondo, in aree dominate da dittature e da religioni sanguinarie, nei civilissimi Stati Uniti d’America e, purtroppo, anche in Italia. Però, nonostante tutto la speranza nella progressiva affermazione dei diritti umani ci incoraggia ad andare avanti, come dice il breve luminoso articolo iniziale scritto il 10 dicembre, nella Giornata Mondiale dei Diritti Umani.
Ampio spazio abbiamo dato al caso e all’esecuzione del nostro amico texano Raphael Deon Holiday, un detenuto che, come ci ricorda l’articolo della ‘sista’ Margherita, è stato molto legato negli anni ad alcune signore afferenti al Comitato Paul Rougeau. Purtroppo Raphael non è riuscito ad evitare di fare disastri incredibili in tutta la sua vita, ai danni di 3 piccole bambine e anche nei riguardi di chi lo voleva aiutare. Ma almeno è stato capace di morire con grande dignità.
Notate l’articolo sulla mancata esecuzione di Richard Glossip, quelli sui fatti dell’Arabia Saudita, della Siria, della Cina, dell’Afghanistan… E tenete presente che, come sempre, le notizie contenute nel Notiziario non sono meno importanti delle altre.
Nel prossimo numero parleremo esaustivamente dell’importantissima sentenza Hurst versus Florida emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti il 12 gennaio, dopo la chiusura di questo numero. Al momento non è chiara la portata di questa sentenza che mette in crisi il sistema della pena capitale della Florida e potrebbe portare conseguenze positive per tutti i 400 condannati a morte di quello Stato. La Corte Suprema, con 8 voti contro 1, ha sentenziato che lo statuto della Florida viola la sentenza Ring versus Arizona del 2002 la quale richiede che sia la giuria e non il giudice a decidere l’esistenza delle aggravanti che comportano la pena di morte. In Florida attualmente la giuria ha un ruolo secondario ed è il giudice in sostanza che ha il potere di condannare a morte un imputato.
Ringraziamo tutti coloro che hanno comprato LIBRI e QUADRI da noi messi in vendita in occasione delle festività natalizie… avvertendo che ce ne sono ancora.
Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau
SOMMARIO
Noi e i diritti umani: una breve riflessione di Roberto Fantini
Glossip descrive la tortura dell’attesa nella casa della morte
Il nostro amico Raphael ucciso il 18 ottobre, come programmato
Dalla “sista” Margherita il giorno dopo l’esecuzione di Raphael
Una mozione di rehearing per Larry Swearingen
L’attentato di Parigi occasione per rinnovare la voglia di forca
Il Pakistan vendica la strage di Peshawar impiccando 4 uomini
Esecuzioni in crescendo in Arabia Saudita
Tra la prigione e la tomba, sparizioni forzate in Siria
In Cina torture e confessioni forzate dilaganti
Afghanistan: violenza estrema sulle donne
I dirigenti carcerari USA contro la segregazione in isolamento
In carcere la Costituzione non vale?
Annullata in California la sentenza contro la pena di morte
Il 30 novembre “Cities for life” è partita dal Colosseo
Fernando ci scrive dal braccio della morte della California
Notiziario: California; Italia, Iran; Italia; Missouri; Nebraska; Pennsylvania; USA.
AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI AL “COMITATO PAUL ROUGEAU”
E’ di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti, persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.
Soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.
Soci attivi.
E volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al seguito di soci già esperti.
E amici con cui lavorare per il nostro sito web, per le traduzioni.
Occorre chi mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e materiale promozionale, organizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi ecc.
Chiunque può dare un contributo alle attività del Comitato se decide di dedicarvi una quota, piccola o grande, del proprio tempo. Chi ha mezzi o capacità particolari – per esempio un computer collegato a Internet e/o qualche conoscenza dell’inglese – potrà fornire un aiuto più specifico.
ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU
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