L’altra faccia delle elezioni in Guatemala
Domani, 11 agosto, Sandra Torres (Unità nazionale della speranza – Une) e Alejandro Giammattei (Vamos) si sfideranno al ballottaggio per definire chi sarà il presidente del Guatemala per i prossimi quattro anni. Tuttavia si tratta di due facce della stessa medaglia, mentre proseguono gli omicidi contro campesinos, attivisti sociali e dirigenti del Codeca. L’ultimo è stato Jorge Cuc Cucul, 77 anni, assassinato il 25 luglio scorso.
di Giorgio Trucchi (*)
L’impunità regna sovrana in Guatemala e la giustizia continua a essere a doppio binario: alta velocità quando si criminalizza la protesta sociale e a passo d’uomo quando si indaga su membri dell’oligarchia guatemalteca o delle forze armate.
Secondo l’ultimo rapporto dell’osservatorio britannico Global Witness “Nemici dello Stato?”[1], nell’ultimo anno in Guatemala gli omicidi dei difensori della terra e dei beni comuni sono quintuplicati, passando dai 3 nel 2017 ai 16 dell’anno scorso. Il paese centroamericano è diventato così il più letale in termini di omicidi pro capite. Se a ciò aggiungiamo che il Guatemala è considerato dalle Nazioni unite uno dei Paesi più pericolosi in America latina per l’esercizio del sindacalismo, il quadro che ne esce è a dir poco allarmante.
Movimenti sociali sotto attacco
Più il Codeca intensificava il lavoro organizzativo comunitario a livello nazionale e più gli attacchi contro i suoi membri si moltiplicavano. Agli inizi si trattava di minacce, persecuzione, denunce per usurpazione di terreno, campagne diffamatorie. Poi il livello delle aggressioni è aumentato. La decisione di creare il Movimento per la liberazione dei popoli, Mlp, uno strumento politico che nascesse dal movimento indigeno e contadino, ha acuito la repressione.
“L’omicidio di tanti compagni e compagne ha l’obiettivo di frenare una lotta che oramai non è più solo per garantire i diritti, ma per promuovere cambiamenti strutturali nel modello neoliberista che impera in Guatemala, attraverso un processo di assemblea costituente popolare e plurinazionale”, dice Leiria Vay García, dirigente nazionale del Codeca.
Una proposta che è stata presentata, discussa e fatta propria da centinaia di comunità in tutto il Guatemala e che ha provocato reazioni sempre più violente da parte della vecchia e nuova oligarchia guatemalteca, molto spesso collusa con il malaffare, il crimine organizzato e il narcotraffico.
“Poiché non sono riusciti a frenare il lavoro di coscientizzazione e di formazione politica a livello comunitario hanno deciso di cambiare strategia e di assassinare la nostra gente. Tra maggio 2018 e luglio 2019, 14 compagni hanno perso la vita. Erano tutti dirigenti del Codeca e la maggior parte di loro stava lavorando anche con il partito. Un lavoro importantissimo per fare conoscere, all’interno delle comunità indigene e contadine, il progetto del Mlp e le sue proposte”, spiega Vay García.
Criminalizzazione e omicidi
Uno dei risultati più interessanti delle elezioni del 16 giugno è stata senza dubbio la prestazione della candidata del Mlp, Thelma Cabrera.Nonostante gli innumerevoli ostacoli posti al partito e alla sua candidatura – praticamente ha potuto svolgere solo un mese di campagna elettorale, non ha ricevuto i fondi pubblici destinati ai partiti che partecipano alle elezioni e ha potuto iscrivere candidati in meno di un terzo dei comuni – ha ottenuto il 10,4% delle preferenze e quasi mezzo milione di voti, piazzandosi al quarto posto, a qualche migliaia di voti dai candidati che l’hanno preceduta[2].
Malgrado il gran numero di voti, il braccio politico del Codeca ha ottenuto un solo deputato e non ha vinto in nessun comune. Sia Cabrera che il partito hanno denunciato una grossolana frode elettorale e non hanno riconosciuto i risultati ufficiali. Senza i brogli, assicura il Mlp, la candidata indigena si starebbe giocando la presidenza al ballottaggio.
“Più ci ostacolavano e più noi intensificavamo il lavoro nelle comunità per fare conoscere la nostra proposta politica. Il risultato si è visto e non ci sorprende questo mezzo milione di voti, una cosa storica se pensiamo che il Mlp ha avuto a disposizione poco più di un mese per la campagna”, continua Vay García.
Questo risultato ha però scatenato la reazione dell’oligarchia. “È preoccupata perché abbiamo denunciato la frode elettorale e non abbiamo riconosciuto i risultati ufficiali. Per questo continuano a ucciderci. Faranno di tutto per creare un clima di terrore nelle comunità e per bloccare il nostro progetto”, assicura.
Il ballottaggio
Il prossimo 11 agosto, Sandra Torres (Unità nazionale della speranza – Une) e Alejandro Giammattei (Vamos) si sfideranno al ballottaggio per definire chi sarà il presidente del Guatemala per i prossimi quattro anni.
Codeca e Mlp concordano sul fatto che entrambi i candidati sono “más de los mismo”, non rappresentano nulla di nuovo. Sia Torres che Giammattei sono già al potere, hanno deputati in Parlamento ed entrambi i partiti sono stati relazionati a vari casi di corruzione e alla repressione contro difensori dei diritti umani in Guatemala.
“Fanno parte dello stesso ‘patto dei corrotti’ che si autoalimenta e si autoprotegge. Per il ballottaggio chiederemo alla nostra base di non legittimare con il voto la frode elettorale. È probabile che questa decisione scateni nuove e più violente reazioni.
Nelle comunità – continua Vay García – la gente è preoccupata e ha paura. Vedono como come i propri dirigenti vengono assassinati e sanno che ci sarà una nuova ondata di persecuzione e criminalizzazione della lotta. Ma noi andiamo avanti. Non ci fermeranno. Prossimamente indiremo uno sciopero generale. Questo non finisce qui. È solo l’inizio!”.
Note
[1] https://www.globalwitness.org/documents/19767/Enemigos_del_Estado.pdf