L’amore fuorilegge e l’Italia cattodemente
Qualche parola su «La banda della culla», primo e geniale romanzo di Francesca Fornario, che assai consiglio ai bipedi pensanti
Provo a scaraventarvi in «La banda della culla», splendido romanzo tragicomico – o se preferite davvero realista e dunque pieno di finestre sull’assurdo quotidiano – dell’ esordiente Francesca Fornario.
Nell’alternarsi e mescolarsi di realismo e grottesco, ecco qualche frase che a me è parsa memorabile. Tanto più utile per suggerire una mappa di lettura visto che, come di consueto, non riassumerò la trama.
Tanto per chiarire subito dove si svolge la vicenda: «In Italia non c’è nessuna banca dello sperma. Sono legali le banche che ti rifilano i mutui subprime ma non quelle dello sperma. Paese di merda».
Ancora sull’Italia attuale una riflessione di Veronica: «La metafora più abusata del giornalismo italiano, quella che paragona gli italiani ai violinisti del Titanic che suonano mentre la nave affonda, non è più appropriata. Gli italiani oggi sembrano piuttosto i musicisti di una nave che, mentre l’imbarcazione si inabissa, brandiscono come clave gli archetti e i flauti traversi e si picchiano a sangue perché ognuno pretende di suonare l’ultimo assolo».
Allargando l’orizzonte alle tragedie annunciate: «Non sarà un meteorite, l’effetto serra o l’angelo sterminatore. Niente di così scenografico. Saranno le riforme del mercato del lavoro che condanneranno l’umanità all’estinzione. L’umanità si estinguerà poco a poco, senza accorgersene. A quel punto l’arcangelo sterminatore si limiterà a fischiare la fine della partita. Sarà allora che un ministro socialdemocratico, implorando perdono, presenterà una riforma del mercato del lavoro volta a cancellare il precariato».
Aspettando la “fine” suddetta… ecco come studiare – in una scuola alternativa – la storia antica: «Tutto quello che ci è capitato sarà riassunto in mezza paginetta: Paleozoico, Mesozoico, Imperoromanozoico. Al termine del Guerrozoico, Charlie Parker si trasferisce a New York e inizia a suonare con Dizzy Gillespie».
A proposito dell’Italia in armi: «Raccontami perché la nazione europea con il più alto tasso di scuole che necessitano interventi strutturali ha invece assoluto bisogno di questi cacciabombardieri monoposto a singolo propulsore di quinta generazione».
Su alcune piiiiiiiccole contraddizioni del cristianesimo, Giulia pensa che: «volendo prenderla alla lettera, la Bibbia vieta come prima cosa di mangiare vongole e gamberetti, di tagliarsi la barba, di vestire misto lana, di mangiare frutti da un albero che ha meno di 4 anni di vita, di bruciare il lievito e il miele, di piantare semi diversi nello stesso campo e solo a quel punto, in fondo alla lista, di intrattenere relazioni carnali con un uomo come si intrattengono con un donna. Il che, per altro, non proibisce affatto a due lesbiche di avere rapporti sessuali».
Ma esistono piiiiiiiiccole incongruenze anche nelle leggi italiane: «Volevamo sposarci da tempo perché con il matrimonio Miguel avrebbe ottenuto la cittadinanza. Ma senza un lavoro regolare non poteva richiedere il permesso di soggiorno e senza il permesso di soggiorno non poteva trovare un lavoro regolare che avrebbe trovato se fossimo stati sposati, ma senza il permesso di soggiorno non accettavano le pubblicazioni di matrimonio. Non so se avete presente il rompicapo della capra e del cavolo che bisogna traghettare dall’altra parte della riva».
A proposito di natura – soprattutto nella visione demente di molti integralisti cattolici – «sono almeno 50 anni che le mucche vengono fecondate dai contadini. Con le siringhe… si fa l’inseminazione artificiale».
I protagonisti principali di «La banda della culla» – Einaudi: 326 pagine per 19 euri, un po’ troppi ma ormai gli editori fanno così – sono tre coppie, cioè Claudia e Francesco, Veronica e Camilla, Giulia e Miguel che si incontrano nella sala d’aspetto di una ginecologa romana e per un caso («Vuole sedersi?» chiede Francesco a Giulia) resteranno incastrati in una trama sempre più grottesca e tragica ma con squarci di speranza… soprattutto fuori dall’Italia.
C’è l’ex Snia di Roma e sullo stereo suona Chet Baker. Trovate le orride idee di Benito Mussolini e di Franco Freda ma anche Zio Paperone e il «paperighello» di Archimede detto Pitagorico. C’è un luogo terribile e inverosimile come Montecitorio. Incrociamo una funzionaria svedese «che si occupa della mobilità sostenibile e del risparmio energetico nelle stazioni sciistiche»; inevitabile pensare – come fa Claudia – che «nessun ente pubblico italiano si occupa del risparmio energetico e della mobilità sostenibile nelle stazioni balneari». Ci sono nelle pagine molti pittori e massmedia gossipari ma anche Boris Pasternak e Kurt Vonnegut mischiati con i consigli di Plinio “il vecchio” agli atleti. C’è «il congedo parentale obbligatorio per i padri», istituito dalla Fornero che – lo sapevate? – dura un giorno. E c’è la saggezza di Claudia: «Sapete qual è una delle prime regole che ho imparato a Roma, quando i poliziotti ci hanno caricati con il corteo degli studenti? Non fidarmi dei criteri con cui lo Stato seleziona le persone idonee a qualcosa».
E poi ecco le parole sbagliate di ogni giorno: «Mi dici perché una donna deve definire un seccatore o una seccatrice con i termini “rompipalle”, “cagacazzi”, “rompicoglioni”, “spaccamaroni”, “rompicazzo” e simili? […] Perché non esiste lo “spaccatette”, il “cagafregna”, il “rompivagina”? .[…] Perché in Italia il fastidio arrecato alla donna non è mai stato preso in considerazione».
C’è un delitto. Ci sono piccoli lieti fine ma anche una tragedia. C’è una scrittura mai banale con persone vere. Un gran libro.
Mi dicono che Francesca Fornario è molto brava anche in tv. Non saprei perché io, taaaaaaaanti anni fa, ho deciso che la televisione non mi avrebbe “occupato” la vita e dunque non la guardo. Ricordo di aver letto che in una tv dove aveva un programma satirico Fornario ha avuto un po’ di guai e non me ne stupisco. Magari cercherò di ascoltarla in radio ma soprattutto… aspetto il secondo libro.
UN POST SCRPTUM INGENUO… O SPAESATO.
Come gli appassionati di cinema – o di “giustizia sociale” – ricorderanno, nel 1999 un disperato e bellissimo film («Rosetta» dei fratelli Dardenne) contribuì a migliorare un pochino la pessima legge belga sul lavoro precario. Appena chiuso il libro della Fornario ho pensato: se tante persone leggeranno «La banda della culla» magari nascerà un movimento di ribellione tale da costringere “i nostri legislatori” a cambiare le pessime leggi vatican-italiane che obbligano oggi a espatriare non solo Claudia o Veronica, Camilla o Giulia. Questo ottimismo è durato poco: mi sono ricordato che purtroppo in Italia si legge poco, c’è Montecitorio e comanda il Vaticano. Nei miei sogni comunque questa nuova legge è stata fatta: si chiama «decreto Zabosky-Zabolockij» oppure «in memoria dii Mari Motta»; chi leggerà il romanzo capirà.