L’amore .. sbriciola le pietre
di Sandro Sardella
potrebbe sembrare retorico .. .. ho passato una breve
vacanza ai confini di Italia-Slovenia-Croazia .. ho
percorso scarpinando il Carso .. ho letto le poesie di
Josip Osti .. le sue parole le sue liriche ..
asprezze che profumavano il mio passeggiare .. squarci
arricchiti .. come bere il buon vino nella Sua terra ..
come toccare l’amata .. come un poco staccarsi dalle
recenti tragedie ..
*
Stai dicendo, caro Kocbek, di non aver giocato
abbastanza con le parole
Stai dicendo, caro Kocbek, di non aver giocato abbastanza
con le parole. Non hai visto, vissuto e detto tutto, poiché
nessuno riesce a vedere, vivere e raccontare tutto.
Amavi la terra e giubilavi. Amavi la donna e trepidavi.
Amavi la bellezza, la giustizia e la verità. Eri un solitario.
A lungo afflitto. E piangente. Celavi le lacrime. Le asciugavi
di nascosto. Chiamavi Dio e lo mettevi alla prova.
Come te stesso lo esponevi a dure prove. Ti ha tradito
ciò in cui credevi e in cui confidavi. Sei sprofondato
nel fango vivo della storia. La sorte si è presa gioco di te.
Sei stato punito ed estromesso, non per quello
che avevi fatto, ma perché chiedevi cose, fatte dagli
altri. E non a te, ma ad altri. Hai chiesto in nome
della vita chi mai avesse il diritto di togliere la vita
all’uomo. La dura punizione che ti hanno inflitto, volendo
tapparti la bocca, era nello stesso tempo il più grande
premio. Non sapevano che senza quella condanna
non avresti conosciuto te stesso fino in fondo. Non avresti
visto, vissuto e raccontato neanche tanto quanto hai visto,
vissuto e raccontato. Coloro che ti avevano punito, ti hanno
aiutato a scrivere i tuoi versi più sconvolgenti, più belli,
più giusti e più sinceri. Le tue opere-retaggio poetico,
sigillato dall’ingiustizia e dal profondo dolore umano,
che stillavi anche quando vedevi appena e parlavi a
stento. Avevi una memoria di ferro. E dei ricordi facevi
testimonianze attendibili, come del resto testimoni ancora,
dopo che la vita si è trastullata definitivamente con te.
Il tuo grido interrogativo vaga nelle gallerie sotterranee che
collegano gli abissi, nei quali gettavano gli uccisi. Tenta
di liberarsi da loro con le acque primaverili gonfie e con
i giovani rami rinverditi. Scorrendo per il mondo come
spensieratamente correrebbero i loro mai nati figli
attraverso prati in fiore dietro a farfalle variopinte.
(Edvard Kocbek, scrittore, saggista e poeta sloveno.
Durante la seconda guerra mondiale fu partigiano e
membro di spicco della Resistenza. Dopo la guerra e
quasi fino alla morte, a causa della sua integrità morale,
diventò un personaggio osteggiato dal regime, spesso
perseguitato dal potere e costretto al silenzio.
Nacque nel 1904 a St. Juri ob Scavnic e morì nel 1981
a Lubiana.)
*
Si è scatenata di nuovo la furia della guerra
Si è scatenata di nuovo la furia della guerra.
Ha devastato la campagna e i villaggi. Strappato
con le radici anche alberi secolari.
In aria le case, le chiese, i ponti … –
con le bianche arcate tra cielo e terra.
Tese come i corpi nudi degli amanti.
Sui prati squallidi e le città distrutte
volano i sopravvissuti. Vecchi,
donne, bambini … Coi fardelli dei ricordi.
A tutti sono cresciute ali invisibili. Volano,
come nevicano i pappi dei soffioni. Volano
senza meta, incapaci di orientarsi. Si tengono
fortemente, spasmodicamente per mano tutti quelli
che l’ondata delle calamità belliche non ha diviso.
Quelli che non rimarranno sospesi nell’ambra
dell’aria invernale, cadranno su un terreno
fecondo o sterile. Cercheranno un rifugio.
Con i resti della fragile e mai più maturata
speranza proveranno a costruirsi una nuova casa.
Un cantuccio caldo, dove abbracciati nel male
come mai prima nel bene, sul fuoco non spento
del cuore scioglieranno l’uno nell’altro
le lacrime raggelate. Fino a quando non
incomincerà a infuriare un’altra guerra.
*
Talvolta mi sembra che tutto nella vita sia
assurdo
Talvolta mi sembra che tutto nella vita
sia assurdo … Anche scrivere poesie. Tanto
le poesie allegre quanto quelle tristi.
Ma quando guardo le nuvole nel cielo
che di continuo mutano forma, e i sempre
uguali volti dei fiori nel giardino che mi
sorridono con una lacrima nell’occhio,
o quando dopo la pioggia scorgo l’arcobaleno
che sormonta l’invisibile fiume sotterraneo
e poco dopo le tracce iridate della lumaca
su un petalo di rosa, dorato,com’è dorato
tutto ciò che viene sfiorato dai raggi del sole
carsico, all’improvviso mi pare bello tutto
questo assurdo. Anzi, meraviglioso … Talvolta
mi sembra che tutto nella vita sia senza senso …
Ma continuo a credere che l’assurdità della vita
e la sua bellezza vengano messe a nudo soprattutto
dall’amore che conferma entrambe le cose
proprio perché le contesta.
(Le poesie sono tratte da: «L’albero che cammina» –
a cura di Jolka Milic – Multimedia Edizioni – Salerno)
Josip Osti è nato a Sarajevo nel 1945 e vive fra Tomaj
(Carso), Ljubljana e Sarajevo. Poeta, narratore, saggista,
critico letterario, curatore di antologie e traduttore.
Ha tradotto circa ottanta libri svolgendo un’operazione
di continuo scambio tra la letteratura bosniaca e quella
slovena. .. ..