«L’anno che sta finendo»
Recensione di Gian Marco Martignoni al libro di Marco De Palma (Pav Edizioni) scritto e ambientato all’epoca del lockdown dovuto al Covid-19.
Nell’ultimo libro del filosofo Maurizio Ferraris “Post-Coronial Studies“, al termine delle sue acute e brillanti considerazioni una impressionante bibliografia (da pagina 91 a pagina 126 ) racchiude “teoricamente“ tutte le pubblicazioni, suddivise per tematiche, apparse nel biennio 2020-2021 a proposito del covid-19.
Poiché per diletto le ho diligentemente fatte passare una ad una, non solo ho trovato qualche clamorosa mancanza, ma ho immaginato come sia impossibile, anche avvalendosi del più potente algoritmo, catturare tramite la rete tutto ciò che è stato editato relativamente alla pandemia-sindemia.
E’ ad esempio il caso del romanzo decisamente “politico “ di Marco De Palma “L’anno che sta finendo“ PAV Edizioni, euro 12), che, scritto e ambientato in pieno confinamento, non risparmia al lettore quel bombardamento di dati sanitari propinati quotidianamente dal sistema informativo. Fortunatamente, però, la narrazione si distende su più piani incrociati tra di loro, con una analogia impressionante tra il vissuto del padre di Edoardo e quello del figlio Carlo, stante la brusca separazione dei genitori nel primo caso, e il progressivo consumarsi del rapporto affettivo tra Giulia ed Edoardo nel secondo.
Sullo sfondo del tradimento della moglie con una tal Cinzia, emerge la figura del vero protagonista del romanzo, ovvero il padre di Edoardo, Osvaldo, che guarda caso ci conduce ad una stagione, quella del ‘68-’69, che ha segnato una vera e propria rottura nei costumi e nella vita sociale del nostro paese.
Il raffronto per Edoardo con l’oggi è desolante, giacché dopo la fiammata del movimento del 1977, il neoliberismo dilagante ha demolito tra le tante cose anche la conquista grandiosa e lungimirante della riforma sanitaria, per cui le Usl sono state trasformate in aziende (Asl).
Il trionfo della sanità privata spiega allora perché “nonostante ci abbiano chiuso in casa“ agli arresti domiciliari, le morti e i contagi non si sono arrestati, nel mentre si sproloquia di guerra contro un nemico invisibile, quando invece la tragedia è figlia di un disastro di ordine sanitario che stermina gli anziani nelle Rsa.
Edoardo si entusiasma, comunque, per l’organizzazione del Mayday del primo maggio a Milano, ma nella lucida consapevolezza che “i tempi non sono adatti per forgiare dei compagni o dei rivoluzionari “ come ai tempi d’oro . La sua amarezza è poi acuita dall’incubo della vita scolastica in cui si trova catapultato il figlio, immiserita tra la dad e le videochiamate, oltre al nuovo trauma famigliare che gli piomberà inevitabilmente addosso. Cosicchè al cesso, recriminando contro il padre, focalizza filosoficamente il nodo che incombe sulla nostra epoca, ovvero che “l’incomprensione tra un essere umano e un altro è la regola in questo mondo, e la comprensione, invece, l’eccezione“, e matura una inaspettata e tragico-comica vendetta.