L’Arbre Magique dell’Onu e l’aroma di Musk
di Gianluca Cicinelli
Può sembrare soltanto una sparata da miliardario annoiato ma l’ultima polemica sulla fame nel mondo innescata da Elon Musk riguarda la radice del male: l’Onu e le sue agende per salvare il mondo, compilate da chi lo sta uccidendo.
Breve riassunto. Elon Musk è l’uomo più ricco del mondo, la sua ricchezza è valutata in circa 300 miliardi di dollari, a capo di una società, la Tesla, valutata 1000 miliardi di dollari. Si è detto pronto a dare all’Onu 6 miliardi di dollari per sconfiggere la fame nel mondo, ma con un vincolo che è una bomba a orologeria: l’Onu dovrà dimostrare intanto come quel denaro risolverà davvero il problema e, sta qui il punto di crisi, dovrà rendere pubbliche le spese giustificando le spese dollaro per dollaro. Perchè Musk sarà anche “diversamente simpatico” come accade per molti ricchi, ma non ha un’idea parassitaria del capitalismo pur essendone un esponente di primo piano.
La “sparata” di Musk è avvenuta dopo che David Beasley, direttore del Programma Alimentare delle Nazioni Unite, organo che ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2020, intervistato dalla Cnn aveva lanciato la sfida ai due uomini più ricchi del pianeta, Musk e Jeff Bezos di Amazon: per impedire la morte di 42 milioni di esseri umani in 43 nazioni, a causa del cambiamento climatico della pandemia globale e dei conflitti armati in atto, basterebbe che i due ricconi versassero 6 miliardi di dollari una tantum, il 2% del loro patrimonio. Beasley mirava ai titoli di giornale più che alla concretezza della proposta, ma Elon Musk non è un cretino e mentre Bezos, che invece del capitalismo rapinatore e parassitario è il massimo esponente mondiale in questo momento, restava in silenzio lui accettava la sfida. Naturalmente se ti do 6 miliardi di dollari devi giustificare fino all’ultimo centesimo come li usi. Sembrerebbe una pretesa minima ma è una pretesa che manderebbe all’aria l’intero sistema Onu. Vediamo perchè.
Intanto, per capire il valore di sei miliardi di dollari per Musk, nelle stesse ore in cui avveniva questo scambio di battute Tesla perdeva 40 miliardi di dollari in borsa a causa di un semplice Tweet con cui il miliardario spiegava che un ordine della Hertz per centomila vetture, che aveva consentito poco prima un aumento esponenziale del valore delle azioni Tesla, non era ancora stato finalizzato. E siccome il capitalismo dei nostri tempi non è basato sulla produzione ma sulla finanza, la pubblicità derivante dal dibattito tra Musk e l’Onu ha portato a un incremento del valore delle azioni Tesla dell’8,49% nel primo giorno di novembre. Musk ha posto come condizione irrinunciabile per dare i 6 miliardi di dollari che l’Onu istituisse un sistema di contabilità open source, in cui tutti i cittadini del mondo potessero verificare centesimo dopo centesimo come vengono spesi i soldi. David Beasley a quel punto ha proposto un incontro a Elon Musk per esporgli il piano per salvare i 42 milioni di persone e, ed è un primo mattone che cade della diga dell’Onu sulla trasparenza, mostrargli i suoi sistemi di contabilità che definisce trasparenti.
Il riferimento di Musk è in particolare è all’infamia delle prestazioni sessuali in cambio di assistenza umanitaria, con un rapporto interno all’Onu stessa che espone come le forze di pace delle Nazioni Unite abbiano “stuprato oralmente e analmente” i bambini nella Repubblica Centrafricana e come gli alti funzionari dell’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia, l’Unicef, abbiano ignorato lo scandalo in quello che è sembrato chiaramente un tentativo per insabbiarlo. Nessuno è stato arrestato più di un anno e mezzo dopo che le autorità delle Nazioni Unite sono state informate delle accuse di abusi sessuali, conclude il rapporto. L’Unione Europea in seguito a questo scandalo ha sospeso la settimana scorsa i finanziamenti ai programmi dell’Organizzazione mondiale della sanità nella Repubblica democratica del Congo a causa delle preoccupazioni per la gestione dello scandalo degli abusi sessuali da parte dell’agenzia delle Nazioni Unite.
Nel 2017 emerse che le Nazioni Unite sapevano di un grosso giro prostituzione minorile ad Haiti, ma decisero di non intervenire. L’inchiesta dell’agenzia di stampa americana Ap provò che 134 caschi blu dello Sri Lanka, impegnati nei luoghi colpiti dal devastante terremoto del 2010, avevano commesso abusi sessuali. Nessun arresto venne eseguito nonostante le prove schiaccianti del caso. Il rapporto interno dell’Onu parla di abusi sessuali da parte delle forze di peacekeeping dello Sri Lanka ad Haiti su bimbi anche di 12 anni.
Nel febbraio scorso invece un altro scandalo denunciato da The Epoch Times dimostrava, con una serie di email trapelate dall’interno dell’organizzazione, che i funzionari umanitari dell’Onu avevano comunicato al regime di Pechino i nomi dei dissidenti cinesi che si apprestavano a testimoniare gli abusi del Partito Comunista Cinese di fronte alle Nazioni Unite di Ginevra. A tutti i dissidenti fu impedito di lasciare la Cina, molti sono stati incarcerati e uno di loro, Cao Shunli, è morto durante la detenzione.
L’ultimo scandalo in ordine di tempo ma non di gravità, che ci permette di capire il funzionamento dell’Onu, l’ha rivelato Bbc news. Alla vigilia di Cop 26 nelle mani della testata britannica sono finite le 32 mila richieste di modifiche al testo del rapporto su cui hanno preso decisioni le potenze mondiali a Glasgow, per cambiare l’ultimo rapporto scientifico prodotto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo delle Nazioni Unite che studia il cambiamento climatico. Un sistema implacabile di lobby abituale per i grandi meeting internazionali dell’Onu, che rende ipocriti gli obiettivi strombazzati come aiuti disinteressati al pianeta e agli esseri umani.
Non si può dimenticare infine lo scandalo Oil for Food, quando Saddam Hussein distrasse fondi per 1,8 miliardi di dollari per destinarli a tangenti e sovrapprezzi a favore di 2 mila delle circa 4.500 società di tutto il mondo che trafficarono con l’Iraq durante il programma “Oil for food”, istituito nel 1996 dalle Nazioni Unite per non penalizzare la popolazione irachena dopo l’embargo della vendita del suo petrolio in seguito all’invasione del Kuwait nel 1990. Fu coinvolto l’allora segretario generale Kofi Annan insieme al figlio Kojo, a causa del tentativo di nascondere le parcelle in cui si annidavano le tangenti della società Cotecna. Furono costretti ad autosospendersi il sottosegretario Onu Sevan e il canadese Strong, inviato dell’Onu in Corea, perché troppo amici di un lobbista che faceva da collettore per le tangenti irachene.
Non è stata una sparata quella di Elon Musk. E se c’è qualcosa di scandaloso nella sua proposta di rendere trasparenti i bilanci Onu per gli aiuti umanitari, è che lui alla fine potrà andare su Marte con i suoi razzi e fregarsene mentre noi siamo costretti ad assistere in silenzio a questo spettacolo orribile di corruzione sulla pelle degli ultimi degli ultimi degli ultimi della terra.
A Elon Musk si dovrebbe ricordare che con 6000 milioni di dollari, (6 miliardi di dollari) potrebbe instaurare un sistema trasparente e basato sul volontariato online per organizzare gli aiuti per salvare le vite. Ricordo quando ho cominciato la mia società di consulenza informatica nel 1993 negli Stati Uniti che un programma gestionale che doveva funzionare via web, e non c’erano al tempo HTML5 ma solo html base, costava circa $45000 dollari. Avevo il piano che si chiamava ANAHUMANET (Anarchic Humanitarian Network) che avrebbe permesso una gestione trasparente dove con solo volontari online si sarebbero gestite donazioni online per far arrivare aiuti nelle zone in emergenza con particolare riferimento e priorità all’infanzia. Purtroppo non avevo i fondi necessari per finanziare e ai pochi volontari che si sono offerti di collaborare, internet non aveva gli stessi numeri di oggi, ho mandato i miei ringraziamenti per la disponibilità, purtroppo tra essi non c’erano le competenze per fare il programma.
Oggi fare qualcosa di simile sarebbe più semplice e un Elon Musk che non si attiva per farlo è indicazione che tra Jeff Bezos e Elon Musk non c’è molta differenza se non che il secondo ha degli esperti di immagine migliori, ma sono tutti e due degli stronzi.