L’attacco al RdC per penalizzare di più i poveri

di Gianluca Cicinelli

Il nodo da sciogliere sul Reddito di Cittadinanza riguarda proprio capire a cosa mira la violenta campagna di stampa contro il RdC che antepone le poche migliaia di casi accertati di truffa verso lo Stato al fatto che milioni di persone che rientrerebbero nel novero dei beneficiari risultano ancora oggi escluse dal provvedimento. C’è poi da parte degli imprenditori – se così si possono chiamare persone che fondano i propri guadagni su paghe che non garantiscono la sussistenza dei lavoratori – un attacco generalizzato alla filosofia stessa del RdC, che ha permesso una ritrovata dignità a chi negli anni passati ha dovuto accettare paghe inferiori alla possibilità con quei soldi di mangiare e dormire sotto un tetto. A pesare sulla discussione c’è inoltre il mancato funzionamento del RdC in chiave di orientamento verso un nuovo lavoro, con il fallimento e licenziamento delle figure dei navigator che erano state create per quello scopo. In nome di questi argomenti si è fatta strada la richiesta di una stretta anzichè di una verifica concreta e di controlli mirati sui beneficiari del RdC. Controlli che comunque hanno dimostrato di funzionare, altrimenti non ci sarebbe stata materia per i giornali per diffamare strumentalmente il provvedimento che ha salvato dalla strada milioni di persone.

Tra le poche notizie certe emerse da Palazzo Chigi c’è la questione delle politiche attive e del reinserimento nel mondo del lavoro. Al primo rifiuto di un lavoro, l’importo del reddito di cittadinanza verrà diminuito e alla seconda proposta di lavoro, al beneficiario sarà tolto il sostegno economico. Ciò che non fa sapere il Governo è numericamente di quante persone parliamo, cioè quanti materialmente hanno rifiutato primo e secondo lavoro preferendo il RdC. E la mancanza di cifre testimonia della strumentalità dell’attacco. Verrà quindi introdotto il concetto di un’offerta di lavoro “congrua”, se così possiamo chiamare la proposta di togliere il RdC se si rifiuta un lavoro anche di un mese soltanto, che intanto fa perdere il diritto al RdC. Resta il fatto che non sembra migliorativo a favore dei beneficiari il fatto che il contributo per l’affitto non sarà più uguale per tutti i nuclei ma dovrebbe venire calcolato in base all’ampiezza della famiglia. Le famiglie numerose, in particolare quelle con figli minorenni a carico, dovrebbero invece ricevere un assegno più alto.

entrMe prosegue l’attacco mediatico e politico è tornata a farsi sentire l’Alleanza contro la povertà – il cartello di organizzazioni sociali che ha deciso di costituire un fronte comune per combattere la povertà – che ha presentato numerose proposte migliorative. “A giudicare dalle indiscrezioni circolate, le modifiche al reddito di cittadinanza proposte dal Comitato scientifico presieduto da Chiara Saraceno e quelle proposte dall’Alleanza contro la povertà non trovano riscontro nella legge di Bilancio”. Secondo l’Alleanza le proposte di modifica del Comitato scientifico e dell’Alleanza non trovano riscontro nelle indiscrezioni in merito alle modifiche che saranno presenti in legge di bilancio. “L’Alleanza chiede che tali proposte possano essere inserite nella Legge di Bilancio nel corso del suo iter parlamentare. La manovra sembra infatti, dar credito prevalentemente alla narrazione distorta sui percettori “fannulloni” inasprendo le misure punitive verso le persone in povertà, invece di implementare i percorsi di inclusione sociale e lavorativa, rafforzando la presa in carico di chi è in una situazione di bisogno, necessita di percorsi di formazione mirati ed è in cerca di occupazione. È necessario modificare la legge di Bilancio per contrastare la povertà, il disagio sociale, i gap formativi e il lavoro povero”.

Che il futuro delle politiche contro la povertà nel nostro Paese sia ormai quasi esclusivamente legato al buon funzionamento del Reddito di cittadinanza lo ha spiegato anche la Caritas nel suo rapporto sulla povertà 2021. Il Reddito di cittadinanza nel 2020 è stato erogato a 3,7 milioni di persone in Italia, riguardando uno su cinque degli utenti dei centri e servizi della Caritas, dalle mense all’accoglienza. A due anni dalla sua introduzione poco prima dell’esplosione della pandemia, la Caritas – che figura tra i promotori dell’Alleanza contro la Povertà – ha fotografato numeri e persone intorno a cui ruota il RdC. Tra le persone in carico alla Caritas che hanno percepito il reddito italiani sono il 30,1%, il 9,1% invece tra gli assistiti stranieri. Nel Mezzogiorno i percettori sono il 48,3% rispetto alle regioni del Nord con il 23,4% e del Centro con l’8,5%.

Resta il fatto che gli aggiornamenti proposti dal comitato scientifico non sono ancora del tutto noti nemmeno ai ministri di Draghi e verranno discussi in Parlamento insieme al resto della manovra economica per il 2022. E fino a quel giorno è certo che sulla stampa continueranno a comparire le poche truffe compiute ai danni del RdC rispetto ai milioni di aventi diritto che ancora non beneficiano del RdC.

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Un commento

  • Gian Marco Martignoni

    Da sempre l’evasione fiscale nel nostro paese è enorme, ma gli evasori ,piccoli o grandi che siano,non sono mai stati messi all’indice da nessuna campagna di informazione seria.Siamo in un paese dove un’informazione corrotta e piegata agli interessi dei poteri forti è in grado di scatenare una gazzarra mediatica di proporzioni bibliche, con il solo scopo, scomparsi i migranti come nemico facile da additare, di individuare da parte delle destre un nuovo nemico in previsione di una prolungata campagna elettorale. Ieri, ad esempio, mi trovavo all’Ufficio provinciale del lavoro di Varese, ed il discorso è andato a parare sulla bufala dei ” fannulloni ” che percepiscono il reddito di cittadinanza, per cui le imprese che cercano forza lavoro, non troverebbero manodopera disponibile ad essere assunta.

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