«Lavoro e industria a Saronno tra Ottocento e Novecento»

Gian Marco Martignoni sul libro di Giuseppe Nigro

Saronno (con circa 40000 abitanti) è una città a sud della provincia di Varese che storicamente, per la sua vicinanza, ha sempre orbitato attorno alla metropoli milanese.

Corredato da un ottimo apparato iconografico il volume «Lavoro e Industria a Saronno tra Ottocento e Novecento» dello storico Giuseppe Nigro (Pietro Macchione editore: pag. 207 euro 20) ha il merito di ricostruire lo stretto rapporto fra la presenza della Ferrovia Nord Milano e l’accelerazione del processo di industrializzazione di Saronno e dei Comuni limitrofi, dedicando anche una particolare attenzione alla sindacalizzazione e alla costituzione della Lega dei ferrovieri, nonchè alle relazioni sindacali che si svilupparono in quell’epoca turbolenta. A metà dell’ 800 il Mandamento di Saronno appariva assai arretato sul piano dello sviluppo manifatturiero in confronto ad esempio al Distretto di Busto Arsizio, tanto che era centrale la figura dell’operaio-contadino, poichè il tessuto produttivo era costituito prevalentemente dal settore tessile. Sennonchè, in concomitanza del potenziamento della rete ferroviaria su scala nazionale, che avvenne beneficiando dell’apporto garantito dagli investimenti  del capitale belga al fine di superare l’atavica arretratezza italiana, il Consiglio comunale di Milano sussidiò con ben 100000 lire la realizzazione sia della tratta Milano-Saronno che quella della Milano-Erba. Il quarantenne Alberto Vaucamps fu tra gli artefici di  questa modernizzazione, mentre si insediavano in quel territorio sia imprese straniere (la Maschinefabrik, la Torley e la Poss) che altre promosse da facoltose famiglie locali (Lazzaroni nel campo dei biscotti e Parma in quello delle casseforti ). Solo nel 1929 entrò in funzione la tratta elettrificata ma già a partire dalla fine dell’800 le Costruzioni meccaniche di Saronno, in qualità di succursale operativa dello stabilimento Kessler di Esslingen, si affermarono su scala nazionale, unitamente alla ditta Ernesto Breda, per la produzione di locomotive di eccellenza (e non solo). La sindacalizzazione dei 900 dipendenti della Società Ferrovie Nord Milano fu  una vicenda molto contrastata da parte della  direzione aziendale,  tanto che si alternarono fasi  di sviluppo e di ripiegamento della coscienza operaia, anche in seguito agli svariati  pronunciamenti da parte della magistratura su alcuni contenziosi di natura sindacale. Decisivo per l’insediamento della Commissione sindacale fu il trasferimento a Milano – dopo un contenzioso con la Società Adriatica – di Ermanno Branconi, un impiegato  ferroviario di estrazione mazziniana, tra i fondatori della Lega dei ferrovieri. Ma ebbe peso anche la crescita dell’esigenza di una maggiore tutela collettiva rispetto ai disagi, ai  guasti e agli infortuni (anche mortali) che si erano verificati per via del malfunzionamento della linea ferroviaria.

 

Redazione
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Un commento

  • Nadia Negri Pizzini

    La coscienza sindacale degli operai della ferrovia presenta anche una interessante coscienza linguistica internazionalista
    non casualmente Pinelli studio’ l’ Esperanto.

    Trasferimento di coscienza oltreché coscienza.

    “Per responsabilità e ragionamento.”

    Nadia Negri Pizzini

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