Le armi di Leonardo consegnate a Tel Aviv

di Antonio Mazzeo (*)

Quanto ha fatturato Leonardo S.p.A. con i cannoni utilizzati dalle unità della Marina militare israeliana per bombardare ininterrottamente dal 7 ottobre 2023 Gaza e il suo porto? Quattrocentoquaranta milioni di dollari, uno dei maggiori affari mai realizzati dalla holding regina del complesso militare-industriale italiano nello scacchiere di guerra mediorientale.
Gli strumenti di morte in questione sono i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF, in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto, prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara di La Spezia, andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla società tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate in questi mesi da Israele per attaccare via mare la Striscia di Gaza.

Sul ruolo chiave dei Super Rapido di Leonardo nelle devastanti operazioni di cannoneggiamento contro le milizie di Hamas e la popolazione palestinese, Pagine Esteri aveva dedicato un’inchiesta il 13 febbraio scorso (Contro i palestinesi di Gaza ci sono anche i cannoni Made in Italy) (1), partendo da un articolo pubblicato l’8 febbraio 2024 dalla rivista specializzata “Israel Defense”.
Si tratta di una lunga intervista al tenente colonnello Steven, in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana, che comprende diverse navi.
Il militare si è soffermato sulla tipologia e l’armamento delle unità navali impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza, affermando, tra le altre cose, che “La maggior parte dei sistemi d’arma sono realizzati da industrie israeliane, ad eccezione del cannone da 76 mm, che è prodotto dalla società italiana Oto Melara”. Nonostante le dichiarazioni non siano mai state smentite o messe in discussione, Leonardo ne ha negato l’impiego in questo o in altri teatri di guerra. Sono diverse, tuttavia, le testimonianze ufficiali, video e fotografiche che documenterebbero l’uso massiccio dei sistemi bellici prodotti in Italia durante la campagna israeliana.

Tra le autorizzazioni concesse all’esportazione di armi ad Israele non c’è traccia della commessa dei Super Rapido 76/62 e, comunque, nel quinquennio 2018-2022, quello in cui sarebbe avvenuto il trasferimento, il valore complessivo dell’export italiano alle forze armate di Tel Aviv non ha superato gli 80 milioni di euro. Ma allora, come è stato possibile fare arrivare i cannoni navali alla Marina militare israeliana? I documenti rinvenuti da Pagine Esteri negli archivi open del Pentagono ci consentono di compiere una possibile ricostruzione delle transazioni di un affare di poco meno di mezzo miliardo di dollari: Israele ha chiesto di acquistare i sistemi da guerra dal governo degli Stati Uniti d’America; Washington li ha comprati dal gruppo italiano e li ha dirottati a Tel Aviv che poi li impiegherà contro Gaza.

L’arma migliore per dominare i mari

La stampa internazionale specializzata nel settore difesa e sicurezza inizia a focalizzare l’interesse israeliano verso i cannoni made in Italy il 4 agosto 2016.
In particolare fu l’accreditato sito statunitense Defensenews.com a rivelare che “dopo una decade di discussioni”, la Marina militare di Israele aveva avviato un negoziato con US Navy per “ricevere cannoni da 76mm a fuoco rapido dall’industria italiana contractor OTO Melara, una sussidiaria di Leonardo-Finmeccanica”.
Per l’operazione era stata prevista una spesa di 100 milioni di dollari grazie alla copertura finanziaria delle autorità USA e “la consegna via US Navy dallo stabilimento della società italiana di Largo, Florida”.

76 62 Super Rapido. Wikimedia Commons. Licenza CC BY-SA 3.0.

Nel reportage venivano riportate le dichiarazioni favorevoli ai Super Rapido da parte di alcuni ufficiali della Marina israeliana. “I nuovi cannoni equipaggeranno la flotta di superficie composta dalle unità Sa’ar-4.5, Sa’ar-5 di produzione USA e quattro nuove corvette Sa’ar-6 sotto contratto con i cantieri tedeschi”, rivelavano i militari di Tel Aviv. “Stiamo aspettando questo cannone da anni, da tanti anni. Il sistema di OTO Melara è già stato prodotto negli Stati Uniti per la Marina egiziana. Adesso è il nostro turno!”.

A sponsorizzare la commessa dei cannoni navali a Israele i manager USA di Leonardo.
Il 76/62 Super Rapido è l’unico cannone navale multimissione di medio calibro al mondo, con una capacità di fuoco sostenuto, una richiesta fondamentale in ogni scenario che prevede l’ingaggio simultaneo contro bersagli di manovra multipli”, dichiarava con malcelata enfasi a Defensenwes.com, Stephen Bryen, già presidente di Finmeccanica-Leonardo North America, nonché ex vice sottosegretario alla Difesa e capo del Jewish Institute for National Security Affairs di Washington.
Un sistema così accurato consentirà ad Israele di rispondere contro un ampio spettro di minacce, incluso il missile C-802 che ha colpito l’unità da guerra INS Hanit della Marina israeliana durante la Guerra in Libano del 2006”. Sempre secondo mr. Bryen, il cannone di OTO Melara sarebbe stato il “sistema ideale” per “ogni futuro confronto contro l’Iran” (2).

Il 28 aprile 2017 la transazione dei sistemi da guerra veniva confermata da una nota della Defense Security Cooperation Agency (DSCA), l’agenzia alla cooperazione alla sicurezza del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America.
“Il Dipartimento di Stato ha fatto una determina approvando una possibile Foreign Military Sale (3) ad Israele per il cannone navale da 76mm più relativo supporto tecnico, con un costo stimato di 440 milioni di dollari”, spiegavano gli ufficiali della DSCA. “Il Governo di Israele ha richiesto la possibile vendita di tredici cannoni navali da 76mm.
La commessa include pure i ricambi di bordo per supportarne l’operatività e la manutenzione preventiva; la strumentazione speciale necessaria per la manutenzione; le attrezzature per lo stoccaggio, il trasporto e i test; i manuali tecnici, altre pubblicazioni e documentazioni; gli ingegneri, i tecnici del Governo USA e della società contractor ed i servizi di supporto logistici; l’installazione, la messa in funzione e i test dei sistemi a bordo delle unità navali; le attività di addestramento del personale predisposto alla manutenzione; altri servizi di supporto correlati”.

Onde ottenere le previste autorizzazioni al trasferimento dei cannoni da parte del Congresso, l’agenzia alla cooperazione alla difesa e alla sicurezza del Pentagono forniva alcune giustificazioni di ordine politico-strategico. “Gli Stati Uniti d’America sono impegnati a favore della sicurezza di Israele, ed è vitale per gli interessi nazionali USA assistere Israele nello sviluppo e nel mantenimento di una forte e pronta capacità di auto-difesa”, spiegava la DSCA.
Questa proposta di vendita di armi è coerente con questi obiettivi e contribuirà alla politica estera e alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti, aiutando a rafforzare la sicurezza di un partner regionale strategico come esso è stato e continua ad essere, una forza importante per la stabilità politica e il progresso economico in Medio Oriente”.

A conclusione della nota, la Defense Security Cooperation Agency confermava che i cannoni navali erano destinati ad armare le unità Sa’ar 4.5 e Sa’ar 6 “per accrescere le capacità di Israele di andare incontro alle odierne e future minacce, a difesa dei propri confini e delle acque territoriali”, mentre un sistema Super Rapido sarebbe stato assegnato al “Naval Training Center” di Haifa, il principale centro di addestramento e formazione della Marina militare israeliana, nonché sede dell’Accademia e delle scuole per le operazioni sottomarine e missilistiche navali.
“Il potenziale principale contractor sarà DRS North America (una compagnia del gruppo Leonardo)”, concludeva l’agenzia del Pentagono. “Non sono noti accordi di compensazione proposti in connessione con questa possibile vendita. La sua realizzazione non richiederà l’assegnazione a Israele di eventuali ulteriori rappresentanti del governo USA o del contractor”. (4)

Ulteriori particolari sul trasferimento e sulle specificità tecniche-operative delle armi italiane venivano fornite in una nota inviata sempre in data 26 luglio 2017 dal viceammiraglio di US Navy, Joseph W. Rixey, direttore della Defense Security Cooperation Agency, all’allora speaker della Camera dei Rappresentanti, il repubblicano Paul D. Rayan. In particolare si specificava che relativamente ai costi, 400 milioni di dollari sarebbero andati a coprire il valore dei cannoni, mentre i restanti 40 erano destinati ai servizi di supporto, test e manutenzione.
Il sistema navale proposto risponde alla richiesta di una variante moderna al cannone MK-75”, specificava il viceammiraglio Rixey. “Il nuovo sistema di fuoco è montato a bordo delle unità navali e supporta multiple missioni sia che esse si trovino in mare aperto o in rada: difesa navale superficie-aria e superficie-superficie o modalità di attacco. Esso può essere impiegato anche per bombardamenti mare-superficie o per il fuoco d’artiglieria offshore a supporto delle truppe terrestri (…) Alcune delle tipologie di munizioni che potranno essere impiegate con il cannone sono a guida laser e GPS, ma non sono comprese in questo accordo. Il sistema navale è dotato di un Digital Control Console che può essere utilizzato congiuntamente ai sistemi di controllo di fuoco (Fire Control System) e di gestione combattimento (Combat Management System), anch’essi non previsti in questa vendita. Una determina è stata fatta affinché il paese ricevente garantisca lo stesso grado di protezione alla tecnologia sensibile che sarà rilasciata dal Governo USA”. (5)

E i cannoni italiani vanno alla guerra di Gaza

76/62 Compact – Oto Melara Schiffsgeschütze, by yetdark. Licenza CC BY-SA 2.0.

Nel settembre 2022, con un proprio comunicato, il gruppo Leonardo ha reso nota la consegna dei primi cannoni 76/62 Super Rapido e il loro allestimento a bordo della corvetta INS Oz della classe Magen/Sa’ar 6. L’“accettazione” veniva celebrata giorno 13 con una cerimonia ufficiale presso la base navale di Haifa. All’evento RID – Rivista Italiana Difesa dedicava un servizio annotando in particolare come la Marina militare israeliana fosse stata tra i primi “clienti” al mondo ad utilizzare i cannoni OTO Melara da 76/62, modello Compatto, la versione precedente al Super Rapido. “Sei cannoni di questo primo tipo sono ancora in condizioni operative e in uso dal 1973 a bordo di navi missilistiche NIRIT (Tipo Sa’ar 4.5)”, sottolineava RID. (6)

La consegna dei Super Rapido era anche la ghiotta occasione per proporre all’acquirente dei cannoni pure le munizioni di produzione Leonardo.
“In comparazione con i sistemi di difesa navale attualmente disponibili, il 76/62 Super Rapido garantisce la massima flessibilità operativa grazie alla sua capacità di integrare e sparare tutti i tipi di munizioni convenzionali che possono essere acquisiti nel mercato”, dichiaravano i manager del gruppo. “Esso è in grado di sparare i Sapomer di Leonardo, l’unica munizione convenzionale che può coprire un raggio di 20 Km, ed anche le nuove munizioni guidate Vulcano che permettono l’ingaggio di un bersaglio fino a 35 Km. Le Vulcano possono essere anche equipaggiate con l’ultima generazione di seekers (a raggi IR infrarossi e laser SAL semi-attivi), che accrescono ulteriormente la precisione eliminando il margine di errore e riducendo i rischi anche negli ambienti più complessi. Il 76/62 Super Rapido è il solo sistema in grado di sparare con questi due tipi di munizioni”. (7)
Ad oggi, in verità, non è noto se gli israeliani abbiano deciso di affidarsi ancora al gruppo italiano per munizionare i cannoni navali. Va detto però che una delle aziende leader del comparto militare-industriale israeliano, Elbit Sistems Ltd (partner di Leonardo in alcuni programmi di ricerca, sviluppo e produzione di armi), promuove dal suo sito internet il 76mm High-Explosive, “progettato per fornire effetti di esplosione e frammentazione contro bersagli di superficie, navi ed aerei” e che “può essere sparato da tutti i tipi di cannoni navali OTO Melara da 76/62mm”. (8)

Il primo a documentare l’impiego delle Sa’ar 6 nella guerra di Gaza è stato Defence Industry Europe, sito web specializzato registrato a Varsavia, Polonia. Il 15 ottobre, sette giorni dopo l’inizio del genocidio, veniva pubblicato l’articoloIsraeli Navy’s new Sa’ar 6 corvettes enter combat against Hamas” (Le nuove corvette Sa’ar 6 della Marina di Israele entrano in combattimento contro Hamas) in cui venivano riportate le parole del portavoce delle forze armate israeliane, l’ammiraglio Daniel Hagari, che confermava il battesimo di fuoco, nei giorni precedenti, delle nuove unità navali.
Le Israel Defense Forces (IDF) non hanno specificato i tipi di armi utilizzati per colpire obiettivi a Gaza, ma fonti hanno affermato che le corvette possono essere equipaggiate con diversi sistemi missilistici che sono lanciati da un container speciale e anche con sistemi d’arma autoesplodenti (presumibilmente il riferimento è ai famigerati droni kamikaze, nda)”. (9)

Il 16 ottobre 2023 anche The Jerusalem Post dedicava un lungo articolo all’impiego delle nuove corvette nei bombardamenti contro Gaza. Il quotidiano specificava che gli attacchi erano stati sferrati dalle unità Sa’ar 6 “Oz” e “Magan” e che secondo le forze armate israeliane erano state colpite alcune infrastrutture di Hamas utilizzate per assemblare armi nonché postazioni e posti di vedetta dei commando navali della stessa organizzazione politico-militare. “Tra fine marzo ed aprile, la nostra Marina militare ha completato un’esercitazione internazionale in cui le corvette Sa’ar hanno giocato un ruolo preminente”, dichiarava a The Jerusalem Post, il comandante del 32° Squadrone navale israeliano, Steven Gordon. “Per tre settimane noi abbiamo guidato l’esercitazione a cui hanno partecipato unità di superficie, sottomarini ed aerei di Grecia, Cipro, Italia, Stati Uniti d’America e Francia, in tutto il Mediterraneo e in prossimità delle coste di Israele”, affermava Gordon. (10)

Meno di due mesi dopo (6 dicembre 2023) la rilevanza strategica delle operazioni navali israeliane contro Gaza veniva approfondita da un’inchiesta di una delle riviste più lette negli Stati Uniti d’America e paesi terzi, Forbes. Il periodico si soffermava in particolare su un video fornito il giorno precedente dalle forze armate israeliane in cui faceva bella mostra di sé un’unità della classe Sa’ar 6 che colpiva a ripetizione alcuni edifici localizzati nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. “Il video include fotogrammi di proiettili che volano lontano e che colpiscono obiettivi, il tutto visto dal display del posto di controllo di fuoco. I proiettili esplodono quando impattano sugli edifici che sembrano essere situati immediatamente lungo la costa anche se sembrano essere stati colpiti anche alcuni bersagli oltre la spiaggia”, riportava Forbes.

Lo screengrab di un’immagine del video rilasciato dalle forze armate israeliane che mostra un edificio puntato dal sistema di controllo del fuoco di una corvetta Sa’ar a largo della Striscia di Gaza. (fonte: Forbes)

“Secondo quanto dichiarato dallo Stato Maggiore IDF, le forze navali israeliane sono intervenute a supporto delle truppe terrestri con strike su dozzine di target operativi appartenenti ad organizzazioni terroristiche nella Striscia di Gaza”, aggiungeva il periodico statunitense. “In altre immagini del video si vede un’unità da guerra, certamente appartenente alla classe missilistica Sa’ar 4.5 che procede attraverso la costa mediterranea, ripresa in prospettiva da un’altra imbarcazione. Il vessillo, possibilmente l‘INS Sufa, sembrerebbe sparare a salve da un cannone ospitato a bordo, un 76mm OTO Melara, progettato e realizzato da un’unità del gruppo del settore difesa Leonardo. Più di 50 nazioni utilizzano il cannone da 76mm su navi da guerra, compresi pattugliatori, fregate e cacciatorpediniere”. (11)

Attacco alla Striscia di Gaza di una corvetta classe Sa’ar 6 della Marina israeliana con cannoni OTO Melara (screenshot di un video dell’IDF del 14 ottobre 2023, Fonte: The Weapon Watch)

 

L’8 febbraio 2024 il sito web specializzato in campo militare, Israel Defense ha pubblicato la già citata intervista al tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana che nel soffermarsi sugli armamenti delle unità navali impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza, ha particolarmente enfatizzato l’efficacia e l’efficienza dei cannoni OTO Melara – Leonardo. (12)

Nella terza flotta ci sono attualmente 15 corvette missilistiche della classe Sa’ar – modelli 4.5, 5, e 6, le ultime arrivate”, ha dichiarato l’ufficiale israeliano. “Le corvette di classe 4.5 sono equipaggiate con gli stessi mezzi della classe 6, eccetto per un elicottero sul ponte. Ogni unità è armata con un cannone da 76mm, un cannone Typhoon da 25 mm, con capacità offensive e difensive. Sistemi elettronici EL/M e per la guerra anti-sottomarini (…) La maggior parte dei sistemi d’arma è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da 76mm, che sono stati prodotti invece dall’azienda italiana OTO Melara”.

Nel corso della sua intervista a Israel Defense, il tenente colonnello Steven ha rivelato altri inquietanti particolari sulle operazioni di guerra condotte dalle unità israeliane. “Nei primi giorni di guerra le navi sotto il mio comando sono state impegnate in missioni difensive usando il fuoco, principalmente per impedire ai terroristi di avvicinarsi alle forze armate di Israele”, ha dichiarato l’ufficiale. “Tuttavia, molto rapidamente, la forza navale si è spostata dalla difesa all’offesa. Noi siamo in guerra da quattro mesi adesso e già tre settimane dopo l’inizio dei combattimenti noi partecipavamo alla battaglia con una duplice missione: sorveglianza e fuoco”. (12)

Per la cronaca, Israel Defense è pubblicato dal media group Arrowmedia Israel Ltd, specializzato nella creazione e gestione di siti internet e nell’organizzazione di eventi e fiere. Fondatore ed editorialista della testata militare è l’imprenditore Amir Rapaport, originario della città di Be’er Sheva (deserto del Negev), contestualmente amministratore delegato di CyberTech Global, società che promuove in tutto il mondo esposizioni in tema di cyber war e cyber security.
In collaborazione con Leonardo S.p.A. CyberTech Global ha organizzato al centro congressi “La Nuvola” di Roma CyberTech Europe 2023 a cui hanno partecipato oltre 90 aziende e start-up attive nel plurimiliardario cyber-business, provenienti in buona parte da Israele. L’evento si è tenuto il 3 e 4 ottobre 2023, un paio di giorni prima cioè dell’attacco di Hamas e della controffensiva delle forze armate di Israele contro la popolazione palestinese di Gaza. (13)

Note:

(*) Tratto da Pagine Esteri.
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alexik

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