Le bugie le trovate in farmacia
di Alessio Adamiano – fedorpavlovic@yahoo.it
Una volta, Mark Twain citò una frase di Benjamin Disraeli (primo ministro inglese dal 1804 al 1881) che sarebbe rimasta scolpita negli immaginari collettivi di generazioni di scienziati, fino ai giorni nostri.
“Esistono tre tipi di bugie: le bugie, le dannate bugie e la statistica”.
Questa frase ci ricorda come spesso i numeri possano essere utilizzati per edulcorare la realtà (Berlusconi et al, 2000-2010) per raggirare il prossimo o addirittura per ingannarlo e indurlo così a credere il falso (traendone poi vantaggio, sempre B. et al)
La statistica, nelle mani di alcuni, può essere considerata come un veleno in grado di confondere la realtà e non renderla più ditinguibile dalla menzogna. E come ogni veleno anch’essa ha il suo antidoto, che è ottenibile solo manipolandola nel modo giusto.
Mentre “quasi tutti” i ricercatori del mondo sono ossessionati dalla credibilità dei loro risultati e fanno di tutto per metterli alla prova, alcuni giocano sul filo del rasoio per ottenere risultati più accomodanti (o più interessanti) al fine di validare le proprie teorie. E per ottenere soldi e maggiori riconoscimenti.
Ma quanti sono effettivamente questi “ricercatori bugiardi” (alcune volte, loro malgrado), e come fare per smascherarli?
A questo ci ha pensato (guarda caso) un altro ricercatore (a dire il vero, un meta-ricercatore), professore di epidemiologia e igiene dell’Università di Ioannina, in Grecia. Il suo nome è John P Ioannidis, autore dell’articolo “Why Most Published Research Findings Are False” ovvero “perchè i risultati delle ricerche più pubblicate sono falsi”, disponibile grauitamente sul sito della rivista PLoS Medicine, che lo ha pubblicato, e reperibile gratuitamente qui. Quello di Ioannidis è stato l’articolo più scaricato nella storia della rivista, ed ha scosso profondamente la comunità scientifica operando una critica diretta al mondo delle pubblicazioni scientifiche connesse soprattutto al campo medico e farmacologico. Queste infatti sono le aree di interesse in cui si concentrano buona parte dei fondi destinati ogni anno ai laboratori di ricerca. Ed è per questo motivo che Ioannidis ha rivolto il suo studio all’analisi degli articoli pubblicati in un certo tipo di riviste, solitamente caratterizzate dalla capacità di influenzare profondamente la ricerca di molti laboratori (questa viene solitamente misurata attraverso un indice di “impatto”), in cui vengono pubblicati lavori e ricerche che getteranno le basi per farci prescrivere dal medico di famiglia un farmaco piuttosto che un’altro.
L’articolo comincia con la definizione di alcuni parametri.
Mentre comprendere che la probabilità di commettere un errore (intesa come la probabilità di affermare che un determinato “fenomeno” sia vero quando invece è falso, o falso quando invece è vero) possa inficiare i risultati di una ricerca è cosa abbastanza immediata, diventa invece più difficile esporre il concetto di “Bias” di un lavoro.
Il “Bias” è definito come un condizionamento che, a prescindere dal fenomeno in studio, influenza il riultato ed è relativo al metodo ed all’operatore che conduce l’esperimento nella sua totalità. Il Bias tuttavia non deve intendersi come un qualcosa determinato dalla sola capacità tecnica di chi lavora alla ricerca di apllicare un determinato metodo, perchè l’entità del condizionamento dipenderà anche dalle sue idee, e soprattutto dalla “domanda” a cui il ricercatore sta cercando di rispondere attraverso i suoi studi.
Dopo aver costruito il proprio modello statistico, Ioannidis arriva a fromulare alcuni corollari, che per brevità e importanza meritano di essere tradotti e riportati integralmente.
“In campo scientifico, in linea generale, vale quanto segue:
1) Più piccolo è lo studio, più è improbabile che i risultati siano affidabili.
2) Più piccolo è l’effetto in esame (ad es. un emicrania invece di un tumore), più è improbabile che i risultati siano affidabili.
3) Più grande è il numero e minore è la selezione delle relazioni (di effetto),più è improbabile che i risultati siano affidabili.
4) Più grande è la flessibilità dello studio nel dare definizioni, nei risultati e nei metodi analitici, più è improbabile che i risultati siano affidabili.
5) Più sono grandi gli interessi economici e non e i pregiudizi, più è improbabile che i risultati siano affidabili.
6) Più un argomento di ricerca va di moda (it’s hot, per dirla all’americana), con più team di ricerca coinvolti, più è improbabile che i risultati siano affidabili.”
Se volete saperne di più, trovate un bellissimo articolo sull’Internazionale n°879 del 7/13 Gennaio 2011(e non dimenticate il link dell’articolo sopra).
Ora scusatemi, ma devo andare a mangiare chili e chili di tiramisù che per colpa del colesterolo alto non ho potuto mangiare in tutti questi anni. Poi, dopo essermi ripreso (ovvero quando avrò vomitato l’anima e rischiato l’infarto), potrò sempre dire che l’ho fatto per recuperare quel poco di fiducia che ho nella scienza e continuare a fare il tifo per Ioannidis.
sono Holmes e ho avuto l’incarico di svelare i misteri di codesto blog
la mia prima missione è capire perchè il Fedor che ogni venerdì si finge Alessio (o viceversa) oggi abbia postato con circa 12 ore di ritardo sull’orario previsto.
Il mio assistente aveva formulato due ipotesi interessanti:
a) l’influenza dilaga e il sedicente Alessio ne è rimasto vittima o si aggira nei labirinti della con-vale-sc(i)enza;
b) il sedicente Alessio è stato rapito da 12 valchirie tedesche e altrettante danzatrici di Bali che da giorni lo sottongono a inaudite sevizie sessuali (mi è sembrato di udire il mio fido Watson borbottare “beato lui” ma non ci giurerei).
Pochi minuti di osservazioni, minimo spremimento di meningi e senza neppure ricorrere a farmaci stimolanti sono in grado di rivelarvi la verità.
Il sedicente Alessio d’intesa con il losco, lasco, fosco, brusco e a volte lambrusco db ha ordito una trama ai vostri danni. Il ritardo voleva provocare le vostre reazioni. Un contatore automatico nel cyber-space contava le proteste per l’assenza di Alessio (o per il mancato aggiornamento del blog) e/o le richieste di spiegazioni. A quota 714.280 – un numero magico come forse sapete – automaticamente il pezzo di Alessio sarebbe comparso. E così stato…. Il mio compito è investigare, per puro amore di verità, lascio dunque a voi il giudizio se siano cialtroni o simpatici due individui che fanno perder tempo a 714mila persone per un giochino.
a presto (?) risentirci, vostro S. H.
Caro Holmes,
faccio pubblicamente ammenda per il ritardo, ma ci tengo a precisare che l’unico motivo per cui la pubblicazione dei post di scienzpiaggini viene abitualmente prorogata è che ho paura che se dovessi pubblicarli alle 00:00 nessuno li leggerebbe!
Questa cosa mi succede da quando ho incominciato a scrivere su questo blog di brillanti pazzoidi, ed è nota in psicologia con il nome di “minzo-fobia”, ovvero la paura di non essere più ascoltato da nessuno.
Io poi sono pure pelato, e quindi sono ancora più spaventato dalla somiglianza con Minzolini…
Dopo questo clamoroso outing, mi ritiro nell’ombra della mia biblioteca virtuale, a meditare la prossima scienz-piata da scrivere.
Mi saluti Watson e gli porga i miei auguri per il tirocinio al Centro di Igiene Mentale (non erano Valchirie, loro sono delle signore, ma europarlamentari del PDL)
Costantemente impegnato in impegni francamente discutibili, ma ciònonostante vostro
Alessio.
noterete il silenzio “assordante” di costui sulle danzatrici di Bali
S. H.
capita che, per le più diverse ragioni, alcune persone che leggono codesto blog e hanno qualcosa da dire (e/o ri-dire?) invece di inviare i commenti qui me li girino a me
Prendo atto
In questo caso un amico farmacista si è molto arrabbiato per questo pezzo e me lo ha detto mentre un’amica mi ha mandato un msg ermetico “bugie in farmacia ma anche nel pezzo”
riferisco
il dibattito parte, continua, si ferma, si avvita? (db)
Non so a quale bugie la tua amica si riferisca, e soprattutto non credo di dover essere io il destinatario di tali critiche. Io mi sono limitato semplicemente a fare un po’ di pubblicità al lavoro di Ioannidis che, a mio modesto parere, merita di essere conosciuto dalla gente “comune”. Anche perchè, nonostante le critiche mosse da alcuni illustri esponenti in materia (a cui poi è seguita la replica di Ioannidis), buona parte dei ricercatori nel campo farmaceutico ha ammesso l’esistenza di una certa tendenza a “edulcorare” i risultati dei propri studi per ottenere più fondi e riconoscimenti. Questo è un fatto. Per quanto riguarda la rabbia invece, credo sia positiva, basta che sia indirizzata nella giusta direzione.
Ma poi perchè si è arrabbiato?
Comunque il lavoro è disponibile online gratuitamente, ed è accessibile a tutti (cosa che mi piace tantissimo).
Da parte mia poi c’è sempre la disponibilità (e la volontà) a rispondere anche alle critiche più feroci. Quindi aspetto che i tuoi amici portino i loro argomenti in questo blog, così da capirci meglio.
Ringraziali comunque per aver letto il post.
Ciao
PS: La rivista su cui è stato pubblicato il lavoro ha un Impact factor di 13 e passa…piuttosto altino, anche se nel campo ce ne sono diverse che la superano. Comunque resta una rivista affidabilissima (a maggior ragione, dopo la pubblicazione di questo lavoro).
E a proposito di IF (impact facotr), come facciamo a misurare quello del blog?