«Le infernali macchine del desiderio del dottor Hoffman»
Franco Ricciardiello invita a recuperare questo romanzo (del 1972) di Angela Carter
Le tecniche metanarrative del postmoderno sono estremamente funzionali a sostenere il discorso gender di Angela Carter (nata Angela Olive Stalker: 1940-1992), un modo per superare l’universalità della narrativa costruita sull’esperienza maschile del mondo, che la letteratura moderna aveva ereditato dall’Illuminismo.
Giunto in età avanzata Desiderio, ex segretario del ministro della Determinazione di un indeterminato Paese dell’America Latina, racconta del tempo in cui la capitale fu investita dall’offensiva del malvagio dottor Hoffmann, che portò lutti e dolore, ma gli permise anche di conoscere il suo grande amore: Albertina, la figlia del dottore.
I giganteschi generatori del dottor Hoffman sprigionavano una serie di vibrazioni sismiche che provocavano grandi fratture nella superficie — fino a quel momento immutabile — dell’equazione fra tempo e spazio che avevamo formulato in modo empirico per realizzare la nostra città e da queste fratture, ebbene… nessuno sapeva cosa sarebbe uscito la volta successiva.
La percezione della realtà per gli abitanti si fa più indistinta: cominciano a confondere sogni, desideri e fatti reali. Molti impazziscono, messi di fronte ai propri desideri e fantasie più segreti. La resistenza a Hoffman è organizzata dal ministro della Determinazione, per questo Desiderio si trova in prima fila nella guerra: sia lui che il ministro sembrano infatti immuni la bombardamento psichico.
In un tentativo di mediazione, i due incontrano un ambasciatore di Hoffmann. Desiderio rimane profondamente colpito dal suo aspetto. Quasi contemporaneamente sogna una donna di nome Albertina e intuisce che l’ambasciatore era in realtà una donna, la figlia del dottor Hoffman e sua più stretta collaboratrice.
Il ministro lo incarica di uccidere Hoffman. Desiderio parte per raggiungere il castello del dottore, e strada facendo si ferma nella città di S. lungo la costa, il cui sindaco è scomparso. La figlia diciassettenne del sindaco, Mary Anne, trascorre la giornata suonando il pianoforte; Desiderio lascia su di lei una profonda impressione, e ne è colpito a sua volta, tanto da giacere con lei mentre la ragazzina è in stato di sonnambulismo.
Il giorno dopo il mare spinge a riva il corpo senza vita di Mary Anne; Desiderio viene accusato di omicidio e imprigionato, ma riesce a evadere dal tetto dell’edificio. Trova rifugio presso la famiglia di Nao-Kurai (discendente da indigeni) che si muove lungo il fiume, e quando si ambienta fra loro gli viene proposto di sposare Aoi, malgrado la ragazzina abbia solo nove anni. Desiderio accetta ma si rende conto che non è un matrimonio vero, bensì una cerimonia in cui verrà ucciso e mangiato, in modo da appropriarsi delle molte qualità che gli vengono riconosciute.
A questo punto il lettore comincia a sospettare che le avventure di Desiderio siano in realtà ricreate delle infernali macchine del dottor Hoffman, e che le sue peripezie erotiche e le avventure gulliveriane che si trova a vivere siano la materializzazione dei suo desideri.
Dopo mille altre vicende, Desiderio conosce infine il dottor Hoffman, che conduce la guerra dal chiuso della torre d’avorio del suo palazzo, tramite enormi antenne trasmittenti che influiscono direttamente sul concetto di realtà:
«…hanno irradiato sulla città l’infrastruttura essenziale di: a) fenomeni sinteticamente autentici; b) combinazioni mutevoli di fenomeni sinteticamente autentici.
Inoltre hanno trasmesso: c) radiazioni sufficienti per intensificare un simbolo finché esso non diventa un oggetto, in base alla legge dell’evoluzione attiva o, se preferisce un termine un po’ più esplicito, del divenire complesso.
Con la liberazione dell’inconscio libereremo, naturalmente, l’uomo. E l’uomo nudo camminerà dentro e fuori i sensi di ognuno.»
Questo romanzo di Angela Carter, con le sue macchine che influiscono sui segni e i simboli, sembra giustificare la teoria di Brian McHale sul carattere ontologico del postmoderno. È significativo, considerato l’impegno femminista dell’autrice, che tutte le fantasie di Desiderio, o le sue avventure se preferiamo, comportino una subordinazione dell’elemento femminile a quello maschile: l’abuso del Conte sulle materializzazioni femminili dei propri desideri, l’acquiescenza delle indigene al potere maschile, i quadri del peep-show, i ruoli sessuali fra i centauri, i reiterati abusi da parte di tutti sul corpo reificato di Albertina, sono forse una riconferma dell’ordine patriarcale dell’età moderna, l’età dei Lumi, messo in discussione dal postmoderno? Ed è forse questo romanzo una negazione del valore liberatorio della letteratura postmoderna, come sostenuto dalle affermazioni di Craig Owens1 e Andreas Huyssen2 sul fatto che «il femminismo dovrebbe interessarsi al postmoderno, quantomeno per il suo potenziale di sfida all’autorità e di esaltazione delle differenze?».
1 Craig Owens, The discourse of others; feminists and postmodernism, in The anti-aesthetic: essays on postmodern culture, Port Townsend Bay Press 1983
2 Andreas Huyssen, Mapping the postmodern, in Posmodernism and the contemporary novel: a reader, Edinburgh University Press, 2002,
Nota della bottega:
il libro non è più in vendita e solo qualche rara biblioteca pubblica ancora lo possiede.