Messico: l’elettricità è del popolo
Come l’Uruguay e l’Argentina, il Messico ha una lunga tradizione di legami tra popolazione ed energia mediati dall’azione statale. L’espropriazione dell’industria petrolifera nel 1938 divenne, infatti, una pietra miliare mondiale che contribuì al modello di gestione pubblica di questa attività predominante nella seconda metà del XX secolo. Parallelamente a queste lotte per il petrolio, iniziarono le prime manifestazioni in difesa dell’elettricità pubblica. Entrambi i processi sono precedenti necessari per comprendere oggi l’esistenza di un forte movimento di utenti che si articola insieme ai sindacati del settore per rivendicare l’accesso all’energia come diritto umano. In questa sezione passeremo in rassegna la storia del movimento e le sue principali rivendicazioni, con l’obiettivo di contribuire al dibattito latinoamericano con gli elementi in gioco nel dibattito pubblico messicano.
Energia e povertà in Messico
La stragrande maggioranza (97,8%) delle famiglie messicane ha accesso all’elettricità. Tuttavia, secondo una caratterizzazione spaziale della povertà energetica effettuata dai ricercatori Rigoberto García-Ochoa e Boris Graizbord, il 36,7% delle famiglie vive in una situazione di povertà energetica. Per giungere a questa conclusione, gli autori misurano la povertà energetica in base all’assenza di uno qualsiasi di questi beni: illuminazione, intrattenimento, riscaldamento dell’acqua, fornelli, frigorifero efficiente e comfort termico. Seguendo questi parametri, l’elemento più determinante della povertà energetica è la mancanza di comfort termico (33%), ovvero le abitazioni esposte a temperature ambientali superiori a 26°C che non dispongono di sistemi di ventilazione. Lo studio evidenzia l’esistenza di forti differenze territoriali: mentre il tasso medio di povertà energetica in tre stati del sud – Guerrero, Oaxaca e Chiapas – è del 71,4%, nello stato della Baja California scende al 12%. Un altro elemento rilevante fornito dal suddetto studio è che il 34% del consumo finale di energia domestica corrisponde alla legna da ardere, che parla di potenziali rischi e danni alla salute e all’ambiente (García-Ochoa e Graizbord, 2016).
Come vedremo di seguito, questo scenario di difficoltà nell’accesso all’energia domestica si inserisce in un più ampio processo che la politica energetica messicana ha subito negli ultimi due decenni. In questo lasso di tempo si è indebolita la presenza statale nel settore ed è andato delineandosi un modello elettrico neoliberista che ha spalancato le porte alle forze del “mercato”. Dal punto di vista di Humberto Montes de Oca, Segretario agli Esteri del Sindacato Messicano degli Elettricisti, questo processo “ha lasciato il settore sotto le leggi del mercato e il mercato non ha una coscienza sociale. Per il mercato l’energia è una merce che deve generare dividendi, deve generare profitto. Noi abbiamo proposto che l’energia sia concepita come un diritto umano”.
La perdita di una concezione dell’elettricità come bene pubblico ha aperto un ciclo di mobilitazioni che ha inserito nel dibattito nazionale il tema dell’accesso garantito all’energia. Qui di seguito, approfondiremo la genesi di queste mobilitazioni e la loro traiettoria.
L’estinzione di ‘Luz y Fuerza del Centro’
Il conflitto per l’accesso all’energia nella zona centrale del Messico ha precedenti importanti sin dagli anni 90. Erano conflitti causati dagli schemi neoliberisti che il presidente Carlos Salinas de Gortari ha cercato di applicare al settore energetico, nel quadro del Washington Consensus. Tuttavia, il momento attuale è più legato ad un approfondimento della fase neoliberista nel primo decennio del XXI secolo. In questo periodo, caratterizzato da forti mobilitazioni di diversi settori sociali, è andata definendosi dal 2009 una posizione combattiva dei fruitori dell’energia elettrica.
Infatti, con il decreto di estinzione di Luz y Fuerza del Centro (LyFC), promosso dal presidente Felipe Calderón nell’ottobre dello stesso anno, la storica azienda elettrica pubblica si rese vulnerabile alle mani dei privati. Le nuove regole del gioco nel settore sono state approfondite nel 2013 con la cosiddetta “riforma energetica”. (1)
La chiusura di LyFC ha comportato il licenziamento di 44.000 lavoratori e lavoratrici, in un periodo in cui cresceva l’illegittimità del governo. La liquidazione dell’azienda ha provocato forti manifestazioni di solidarietà nei confronti del Sindacato degli Elettricisti Messicani (SME), che ha riunito la maggioranza dei lavoratori dell’impresa, che rimasero così al centro delle lotte sociali di quel momento.
Il decreto di estinzione provocò una rapida e intensa mobilitazione del sindacato, che consisteva principalmente in agitazioni nelle strade che videro un grande richiamo. Allo stesso tempo, i lavoratori ripresero i lavori da cui erano stati licenziati con la costante minaccia di sgombero da parte della polizia. Il sensazione di pericolo non era di certo esagerata, perché la polizia arrivò a schierare circa 30.000 effettivi. Secondo Humberto Montes de Oca, coloro che prendevano decisioni politiche in Messico “infransero lo stato di diritto nel tentativo di sterminare la nostra organizzazione sindacale, dato che aveva combattuto per due decenni contro i tentativi di privatizzazione del settore elettrico nazionale”.
Parallelamente alle azioni dei lavoratori, ci fu una massiccia e costante partecipazione nella pressione nei confronti delle sedi della Commissione Federale per l’Energia Elettrica (CFE), alla ricerca di un qualche tipo di risposta da parte dello Stato. Tuttavia, l’incapacità dei funzionari di tale ente di risolvere i problemi degli utenti finì per aggravare la situazione, il cui timone è stato in gran parte recuperato dallo SME e dai partiti di sinistra. Fu proposto quindi che gli utenti smettessero di pagare le bollette elettriche e che le risorse istituzionali si dedicassero alla redazione di denunce e consulenze legali di diverso tipo (Cardoso, 2018).
Un’assemblea per combattere come utenti
Nel fervore di questa lotta comune, lo SME e gli utenti cominciarono ad articolare istanze di organizzazione di maggiore densità. Così, nel 2010 è stata lanciata l’Assemblea Nazionale degli Utenti dell’Energia Elettrica (ANUEE), con il supporto della SME e dei Comitati territoriali precedentemente costituiti in diverse parti del Messico. Le richieste di base ruotavano attorno a tre assi: 1) cancellazione dei debiti degli utenti; 2) determinazione di una tariffa sociale e giusta; 3) elevazione dell’energia elettrica al rango di diritto umano costituzionale.
Juan Carlos Escalante, referente dell’Assemblea, ritiene che le riforme imposte dall’Esecutivo al sistema elettrico, per loro natura, risalgano al Trattato di Libero Commercio del Nord America (NAFTA), firmato nel 1994. Sebbene l’impronta neoliberista sia penetrata in tutta la società messicana, ha generato anche molteplici sacche di resistenza. Senza essere così clamorose come la rivolta zapatista in Chiapas, scoppiata con l’entrata in vigore del NAFTA, i comitati territoriali battono comunque con decisione sul rifiuto della mercificazione della vita sociale. Questi comitati sono stati il supporto dell’ANUEE per nazionalizzare la sua denuncia, come dimostrano le disposizioni da essi emanati, non solo nell’area metropolitana di Città del Messico ma anche nei dintorni di Hidalgo, Morelos, Cuernavaca e Puebla, tra le tante città. Le mobilitazioni e la partecipazione alle manifestazioni davanti alla Procura Federale per la Protezione del Consumatore (Profeco), sono state organizzate dai diversi coordinatori e hanno messo in pratica quanto era stato deciso in assemblee periodiche tenute a livello locale. In questo modo è stato possibile – ad esempio – mantenere l’attività nei quartieri come Jardines de San Lorenzo, alla periferia di Città del Messico, che a fine 2017 contava ancora 350 membri attivi.
Il sociologo José Cardoso ha storicizzato il processo politico dell’Assemblea, che si articola in varie fasi. Un primo precedente è stato il legame tra lo SME e le organizzazioni dei cittadini sin dagli anni ’70, in particolare con i settori difensori del petrolio negli anni precedenti alla chiusura di Luz y Fuerza del Centro. Il sindacato vedeva così la possibilità di condividere agende tra i vari movimenti. Con questo modello in mente, i gruppi di utenti sono stati promossi attraverso un’intensa attività territoriale nei quartieri. In questo modo si è costruita una base sociale, legando la chiusura del LyFC a problemi locali come l’instabilità dell’offerta e, in particolare, l’aumento delle tariffe.
Il riavvicinamento tra il sindacato e gli utenti è avvenuto gradualmente perché alcune persone avevano una visione negativa del servizio fornito da LyFC, parere che si è aggiunto ai discorsi di privatizzazione del governo che promettevano una riduzione delle tariffe. I massicci licenziamenti hanno dapprima provocato una reazione di solidarietà che ha avvicinato il sindacato ai quartieri, processo che si è consolidato quando sono iniziati i problemi nell’erogazione del servizio a domicilio, dall’intermittenza ai blackout prolungati. Il momento più importante dei cambiamenti nella normativa elettrica e degli effetti che hanno prodotto, si è verificato quando è stato imposto un nuovo schema tariffario che ha generato bollette significativamente più alte del solito e spesso impossibili da pagare. “Erano gli elettricisti che conoscevano il servizio elettrico nella zona del centro. Quindi, di fronte ai tagli, i compagni hanno creato delle brigate che avrebbero ricollegato l’utente che aveva perso la luce, poi quel rapporto è diventato molto più stretto oltre ad aggregarlo alla loro lotta”, racconta Escalante.
Cardoso aggiunge, “la presenza del sindacato è diventata permanente perché, con l’aumentare delle denunce, era necessario recarsi nei quartieri, dare informazioni, raccogliere documenti e condividere gli eventi legati all’industria elettrica e al sindacato.
Con questo sono stati costruiti spazi per diffondere la lotta degli elettricisti e condividere la situazione dello SME con la popolazione; si è quindi configurata un’agenda condivisa, poiché la situazione degli utenti e le loro istanze erano legate alle trattative del sindacato con il governo federale” (Cardoso 2018: 167). Questo ricercatore sostiene che, nonostante lo SME abbia promosso l’organizzazione degli utenti, il movimento ha ottenuto l’indipendenza con la creazione della ANUEE, senza che il legame organico originario venisse interrotto. Anche le stesse richieste dell’Assemblea erano quelle che lo SME aveva precedentemente presentato. Questo consolidamento di una base sociale ha permesso al sindacato di concentrarsi sulla domanda di lavoro, mentre il movimento degli utenti diventava enorme.
“Questa solidarietà io la pongo come condizione per comprendere la nascita dell’ANUEE”, sostiene Escalante. “Regolarmente non mescoliamo mai la lotta dei lavoratori con gli utenti in quasi nessun servizio, cioè nella salute, ci sono operatori sanitari che cercano di migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro cercando di migliorare il loro stipendio, ma prestano poca attenzione al settore in generale e molto meno al diritto dell’utente del sistema sanitario. Ciò si verifica anche nel campo dell’istruzione. E nel nostro caso c’è un diverso rapporto di come i due settori possono operare nel campo del mantenimento e del miglioramento di un servizio pubblico. Il governo Calderón cercò di isolare gli elettricisti dalla loro base naturale, ma il risultato è stato tutto il contrario: siamo diventati loro alleati naturali”.
Nel valutare la reazione della comunità, non dobbiamo dimenticare come l’organizzazione generale della vita e della produzione sia stata influenzata dal cambiamento delle regole del gioco nel settore energetico: nell’ottobre 2009, ad esempio, l’Associazione degli Industriali del Estado de México ha denunciato che 758 industrie situate a Naucalpan, Atizapán e Ixtapaluca sono state costrette a interrompere le loro attività per mancanza di fornitura di elettricità. La stessa origine ebbero le sofferenze dei piccoli commercianti di quartiere, che subirono importanti perdite di merci a causa dell’interruzione della catena del freddo. A un livello ancora più sensibile, l’intermittenza dell’offerta ha avuto ripercussioni anche sul sistema sanitario, tanto che spesso è stato necessario rinviare e persino sospendere delicate procedure mediche (Cardoso, 2018: 197-199). Tutte queste circostanze, lette come la rottura di una sorta di “contratto morale” con lo Stato e i cittadini, hanno catalizzato le forze dell’organizzazione attorno all’ANUEE e hanno anche prolungato nel tempo le azioni dirette e giudiziarie sulle dipendenze di Profeco e di altre agenzie pubbliche, ritenute responsabili di questi mali sociali.
Richieste: colpo di spugna, tariffe sociali e diritti
Per Cardoso, i problemi della fornitura del servizio, più l’aumento delle bollette, sancirono la fine di LyFC nella vita quotidiana. “È così che è stato costruito un rancore da parte degli utenti, in cui un problema apparentemente lavorativo è stato collegato a un conflitto che generava una rottura nella vita quotidiana“, afferma (Cardoso, 2018: 196). Questa alterazione della vita quotidiana dovuta a problemi di fornitura del servizio, ha generato una situazione anomala nella vita degli utenti che alla fine è diventato problema collettivo.
La percezione collettiva si basava su una serie di istanze che, come abbiamo già sottolineato, erano state precedentemente avanzate dallo SME e che furono riprese e in alcuni casi riconsiderate dagli utenti. La prima domanda era legata ai debiti per bollette non pagate, ritenute ingiuste e illegittime, per le quali è stata promossa una politica di “colpo di spugna”, ovverosia la cancellazione del debito storico degli utenti del servizio elettrico. Queste controversie hanno una lunga tradizione in altri stati messicani, come ad esempio Tabasco. Nel 2021, dopo oltre tre decenni di lotte, il governo di Tabasco ha raggiunto un accordo con la Comisión Federal de Electricidad per condonare il debito di oltre 607 mila utenti.
Il “colpo di spugna” è una questione sollevata da uno Stato di carattere sociale, perché la popolazione non può sopportare questi costi. Ma, con le tariffe attuali e il concetto di energia elettrica privata, dopo poco tempo ci si indebita di nuovo, quindi un solo “colpo di spugna” non è sufficiente. Questo è il punto: se non si cambia completamente questa concezione dell’elettricità come diritto umano e garantito dallo Stato, a partire dalla tariffa sociale, si ritorna sempre agli stessi problemi”, sostiene Escalante. In questo modo, la richiesta di dare un colpo di spugna è stata integrata da un secondo pilastro: la lotta per una tariffa sociale “secondo i livelli salariali dei lavoratori e la loro condizione socioeconomica”, secondo la stessa assemblea (ANUEE, 2017).
Oltre al colpo di spugna e alla tariffa sociale, una terza rivendicazione espressa dall’Assemblea era la concezione dell’energia come diritto umano elevato a rango costituzionale. Nell’indagine di Cardoso si dice che le prime due richieste sono state condivise a tutti i livelli dalle basi dell’Assemblea. L’idea dell’accesso all’energia come diritto umano, invece, anche se era apparsa fin dagli inizi dell’ANUEE, si è consolidata “attraverso un processo simbolico che ha preso forma con il passare del tempo e si potrebbe dire che non si è concretizzato” (Cardoso, 2018: 232)
Come abbiamo già sottolineato, la riforma costituzionale del 2013 ha aggiunto un quarto elemento di disputa, perché l’Assemblea aveva interpretato la riforma come un passo ulteriore verso la privatizzazione del settore. Per questo esigerono che “il settore elettrico fosse rinazionalizzato al fine di recuperare il carattere di servizio pubblico dell’energia elettrica e dell’industria elettrica, così come il suo carattere strategico per l’economia nazionale, insieme al ristabilimento della sovranità che ciò implica” (ANUEE , 2017).
Credo che sia proprio qui, il conflitto, giusto?”, dice Escalante. “Non solo considerare l’elettricità come un diritto umano, ma lottare fino a che il popolo non decide cosa fare con l’elettricità. Alla fine questa è la strada. Alcune organizzazioni di utenti affermano: le luci sono del popolo e dobbiamo usarle per il nostro servizio, per il nostro sviluppo, per tutto, a prescindere dal fatto che, ovviamente, siano associate all’esercizio e all’applicazione di altri diritti umani”.
Verso un’altra gestione dell’energia
In questa sezione abbiamo visto come la neoliberalizzazione del settore energetico messicano abbia comportato una trasformazione di grandezza nella concezione del settore. Non senza critiche al modello di gestione del vecchio Stato messicano, si passa da un’idea in cui l’energia e la sua gestione avevano un forte legame con la statualità a un’altra in cui prevalevano gli interessi del “mercato”, e uno degli effetti più notevole di questa metamorfosi si è espressa nel settore elettrico.
Lì, l’estinzione del LyFC e l’avanzata del settore privato, lungi dal cristallizzarsi nel miglioramento delle infrastrutture e nella qualità del servizio erogato, si sono manifestati in diversi fenomeni negativi come fornitura intermittente, blackout e un aumento esorbitante delle tariffe che, a volte, è diventato semplicemente inaccessibile. Di fronte a ciò, è nata l’ANUEE, dove più comitati di quartiere preesistenti convergono con lo SME e i partiti di sinistra.
Nonostante l’obiettivo della cancellazione dei debiti degli utenti e dell’applicazione di una tariffa sociale sia stato raggiunto solo in parte, la mobilitazione non è stata definitivamente disattivata e la lotta per il riconoscimento dell’energia come diritto sociale continua. Nelle parole di Humberto Montes de Oca, “gli utenti ci hanno fatto riflettere anche sulla necessità di affrontare il tema della democratizzazione dell’energia in termini di partecipazione. La transizione non è solo questione di cambiare modo di generare elettricità, ma ha anche a che vedere con una gestione sociale”.
(4. Continua)
* Traduzione di Giorgio Tinelli per Ecor.Network.
Las luces son del pueblo. Energía, acceso y pobreza energética
Jonatan Nuñez, Felipe Gutiérrez Ríos
Observatorio Petrolero Sur, 2022 – 50 pp.
Note:
1) Il governo di Enrique Peña Nieto ha modificato gli articoli costituzionali 25, 27 e 28, che significavano la fine del monopolio di Petróleos Mexicanos (PEMEX) e della Commissione federale per l’elettricità. Con la scusa di aumentare la competitività e recuperare margini di reddito, oltre a migliorare l’economia delle famiglie, il governo ha concesso grandi prerogative al capitale privato, sia nell’estrazione di idrocarburi che nella generazione e distribuzione di energia elettrica.
grazie Daniele,
stai facendo un lavoro utilissimo
Michele Boato