Le mamme No TAP di Melendugno
Una storia di lotta e solidarietà dalla Valsusa alla Puglia
di Daniela Bezzi (*)
Per arrivare fino al tacco d’Italia, località Melendugno sulla costa salentina, dalla Torino delle Mamme in piazza per la libertà del dissenso, ci sono quasi 1200 km di distanza ma la vicinanza non potrebbe essere più sentita. E particolarmente condivisa sui social ogni volta che se ne offre l’occasione, per esempio durante i periodi più cupi dello scorso inverno, quando le Mamme di Torino erano impegnate nella campagna di sensibilizzazione per la galera a Dana Lauriola, ecco arrivare dalla Puglia la Foto di Gruppo con Striscione delle Mamme No TAP di Melendugno, perché è vero che le battaglie sono le stesse per tutt* e ogni granello è prezioso.
“È soprattutto vero che il Movimento NoTAV è stato per noi, come per tanti movimenti in Italia, un punto di riferimento fin da subito, un modello proprio da emulare” ammette con tono scherzoso la portavoce del Comitato Mamme No Tap, Serena Fiorentino “a cominciare dalla canzoncina che intoniamo in tutti i nostri flash mob sulla spiaggia di San Foca o altrove…”
‘Grida foorte Meeleendugno/ che pauura non nee haaa /
sulle barricaate sveentola / la bandieera dei NoooTaaap’
Tipico flashmob: https://video.repubblica.it/edizione/bari/salento-flashmob-sulla-spiaggia-delle-mamme-no-tap-resistenza/318719/319347
E poi: nel modo di essere movimento, nel coltivarsi l’un l’altro come comunità nei presidi, per una protesta che fin dall’inizio li ha coinvolto proprio in tanti, tra genitori, nonni, nipotini, donne e uomini, studenti, professionisti e contadini, persone sensibili, cittadinanza attiva in tutte le più belle sfumature.
Dal sud-est al nord-ovest dello stivale la solidarietà tra movimenti si è manifestata anche di recente, quando il piccolo comune di San Didero in Val di Susa ha subito lo sfregio di quella requisizione territoriale in piena notte, tra il 12 e il 13 aprile scorso, con le decine di convogli militari che sputavano gli operai insieme ai soldati per procedere d’autorità alle recinzioni di un intero bosco, a suon di lacrimogeni e manganelli: una situazione che agli occhi degli attivisti NoTAP, e per le Mamme in particolare, è stata il replay di un dolore ancora cocente, per quel confronto impari che per mesi, tra il 2017 e il 2018, dovettero subire e che ancora prosegue, nella quantità degli strascichi giudiziari.
Sintetico riepilogo di questa vicenda che dall’esterno, sui media, abbiamo ricevuto più che altro come acronimo, e quanto mai scontato dibattito in Parlamento – ovvero in termini di sostanziale ineluttabilità, la Grande Opera s’ha da fare. Nonostante l’impensabile assurdità di un gasdotto a tutti i costi imposto in un contesto paesaggistico di tale e riconosciuta vocazione turistica e pregio paesaggistico, da meritare fior di premi: la Bandiera Blu Europea, le 5 Vele di Legambiente, il riconoscimento di patrimonio immateriale per l’umanità persino per l’Unesco, che follia!
E comunque: è il 2012 quando la Multinazionale Svizzero/Azera, nella persona di un certo Paul Pasteris, TAP Country Manager per l’Italia, si presenta nella Sala Convegni delle scuole medie di Melendugno per illustrare la bontà di questo condotto-gas che dai giacimenti Shah Deniz nel Mar Caspio al largo dell’Azerbaijan, passando per Turchia, Grecia, Albania, dovrebbe approdare in Puglia, per poi raggiungere Brindisi e da lì risalire lo stivale, tra l’altro incrociando zone sismiche (!) per arrivare fino al nord Europa.
A quella assemblea parteciparono in parecchi, perché già da un po’ se ne parlava fra associazioni ambientaliste locali: tempestarono il Country manager di obiezioni, le risposte non furono convincenti. Particolarmente attivi i ragazzi dei Comitati Tramontana e Biocontestiamo, che alle assemblee successive informarono la popolazione circa le tantissime criticità, anzi pericoli, di cotanto invasivo disegno, in un contesto in parte agricolo e densamente popolato laddove coincideva con le periferie di ben quattro comuni, perché attaccati a Melendugno ci sono Vernola, Lizzanello, Castrì per non dire Calimera il cui centro abitato è a poche centinaia di metri dal terminale di ricezione. Tutto questo culminò con una prima manifestazione sulla spiaggia di San Foca nell’aprile del 2012, e fu l’inizio del Movimento NoTAP.
(*) Leggi da qui l’articolo completo pubblicato sul sito web https://serenoregis.org/