Le mie stelle nere – Lilian Thuram
di franz (*)
prima ho guardato l’indice del volume, e, con un po’ di vergogna, ho capito che della maggior parte delle stelle nere del libro non sapevo niente, o quasi.
allora ho deciso di conoscere quelle persone, e ho scoperto quanto grandi fossero, e quanto l’uomo bianco (wasp e non solo, purtroppo) sia stato, sia (e temo sarà) assassino e genocida.
(e comunque ha sempre ragione don Lorenzo Milani quando dice : “Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri”)
dopo la lettura ne sono uscito arricchito e felice di aver letto quelle pagine.
grazie a Lilian Thuram, che ha proprio una bella testa.
questo dovrebbe essere un libro di testo consigliato in tutte le scuole di ogni ordine e grado, di sicuro obbligatorio alle scuole superiori.
(qui db aveva fatto qualche domanda e qui aveva dato le risposte)
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[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=VzasW1i3WHY]
(*) così si presenta franz (rigorosamente minuscolo): «Ah, i libri! Sono bottiglie lanciate in mare, come nei film di pirati, i migliori sono mappe del tesoro, solo bisogna saper leggere quello che qualcuno, che non ci conosceva, ci ha donato. Credo davvero che quanto più s’allarga la nostra conoscenza dei buoni libri tanto più si restringe la cerchia degli esseri umani la cui compagnia ci è gradita. Noi siamo come nani sulle spalle di giganti e la lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. Una cosa è necessaria: non leggete come fanno i bambini per divertirvi o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per vivere. Risponde qualcuno alla domanda sugli scrittori del momento: “Non so niente della letteratura di oggi, da tempo gli scrittori miei contemporanei sono i greci”. I libri non si scrivono sotto i riflettori e in allegre brigate, ciascun libro è un’immagine di solitudine, un oggetto concreto che si può prendere, riporre, aprire e chiudere e le sue parole rappresentano molti mesi, se non anni, della solitudine di un uomo, sicché a ogni parola che leggiamo in un libro potremmo dire che siamo di fronte a una particella di quella solitudine. Un libro è uno specchio. Se ci si guarda una scimmia, quella che compare non è evidentemente l’immagine di un apostolo».
A scuola entrerà, Sicuro.