Le origini di CasaPound
Nonostante le difficoltà derivate dalla pandemia nel tessuto sociale già pesantemente colpito dalla crisi economica, la temuta cavalcata delle organizzazioni fasciste non ha prodotto evidenza della loro egemonia nelle proteste che fin ad ora si sono manifestate. Al netto delle pagliacciate messe in campo dal fronte No Vax negazionista e forzanovista, non ci sono state manifestazioni fortemente partecipate come in alcuni paesi europei. Questo non vuol dire che il pericolo sia passato, anche perché nel campo neofascista non sfugge alla nostra osservazione l’attivismo più “soft” e trasformista di CasaPound Italia.
a cura dell’Osservatorio sul fascismo a Roma (*)
“ La storia di CasaPound Italia (CPI) non comincia nel dicembre 2003, quando venne occupato il palazzo di via Napoleone III, 8, e nemmeno nel giugno 2008, quando è stata fondata come organizzazione autonoma: per capire davvero dove e quando nasce, dobbiamo addentrarci, invece, nel sottobosco romano degli anni Novanta. “ (Cit. CASAPOUND ITALIA, di Elia Rosati)
Questa affermazione dell’autore del libro nasce dalla sua analisi sul fermento neofascista negli anni 90 del secolo scorso; “ Nel 1991 era sorto tra Roma e Varese il gruppo “Meridiano Zero” dall’unione di alcuni fuoriusciti dal FdG della capitale: il nome venne mutuato dal Ribelle di Ernst Jünger, mentre alla testa della piccola organizzazione vi era un figlio d’arte, Rainaldo Graziani. Il padre, Clemente, era stato uno dei protagonisti del neofascismo post-1945: dai Fasci di Azione Rivoluzionaria a Ordine Nuovo fino al Movimento Politico Ordine Nuovo (MPON), prima di riparare in Sud America per sfuggire alla cattura. Nonostante il gruppo si sia autosciolto nel 1993 (per evitare la dura repressione che toccò invece l’area naziskin) il giovane Graziani continuò a produrre iniziative politiche, anche attraverso i contatti acquisiti grazie al padre Clemente alla fine degli anni Ottanta, con il “Centro Studi Orientamenti e Ricerca” (CSOR), fondato durante la latitanza in Francia da due ex-dirigenti di Terza Posizione (TP), Gabriele Adinolfi e Walter Spedicato. Lo stesso Meridiano Zero era stato molto influenzato, infatti, dalle innovatrici tesi militanti sul “mondialismo” del CSOR, mentre i due ex-terzoposizionisti, anche grazie a Rainaldo, avevano incominciato a dialogare con questa galassia giovanile ex-missina, con cui venne organizzato a Roma un convegno nel 1990, dal titolo evocativo “Area non conformista”. Centrale da questo punto di vista sarà la zona del varesotto, dove con Rainaldo Graziani, successivamente, due giovani camerati romani, orfani del Movimento Politico Occidentale apriranno un pub alla metà degli anni Novanta: uno di loro ha appena abbandonato l’esercito, ha circa ventidue anni e si chiama Gianluca Iannone. È dunque in questo asse Roma-Varese-Parigi della prima metà degli anni Novanta che possiamo collocare la nascita della relazione tra Iannone e il cattivo maestro nero Adinolfi.”
L’Osservatorio: ma chi sono questi personaggi?
Rainaldo Graziani
(https://www.scomunicando.it/notizie/meridiano-zero-29-anni-fa-nasceva-il-fronte-dei-ribelli/) “ Rainaldo è il figlio del capo del Movimento Politico Ordine Nuovo, Clemente Graziani. Alla fine degli anni 80 anima un piccolo centro culturale, Leonardo, collegato a una omonima libreria, radicata nella zona sudorientale di Roma. Graziani jr. era diventato alla fine degli anni ’80 il punto di contatto di Gabriele Adinolfi, il leader di Terza Posizione, esule in Francia, un dirigente dalla spiccata personalità intellettuale che gli affida la testata Orientamenti e ricerche, la sigla che ha rappresentato la continuità del gruppo dirigente all’estero di Terza Posizione.”
L’Osservatorio : la sua attività viene descritta anche in questo più esauriente articolo del quale si propongono alla lettura degli stralci (versione integrale al link)
“ Meridiano Zero viene fondato agli inizi degli anni ’90 da Rainaldo Graziani, figlio del fondatore del Movimento Politico Ordine Nuovo, Clemente Graziani, animatore di un piccolo centro culturale, Leonardo, collegato ad una omonima libreria, radicata nella zona sudorientale di Roma, in cui, tra gli altri, lavora Luca Onesti, un militante della banda Giuliani, arrestato nel 1989 per il progetto di evasione dal carcere di Rebibbia di un gruppo di militanti dello spontaneismo armato. Graziani jr. diventa alla fine degli anni ’80 il punto di contatto di Gabriele Adinolfi, il leader di Terza Posizione, esule in Francia, un dirigente dalla spiccata personalità intellettuale che gli affida la testata Orientamenti e ricerche, la sigla che ha rappresentato la continuità del gruppo dirigente all’estero di TP. Rainaldo Graziani, che ha una buona formazione culturale tradizionalista, coglie con spregiudicatezza l’opportunità offertagli da Gianni Alemanno (in seguito ministro delle Politiche Agricole nel secondo Governo Berlusconi), allorché questi, nominato segretario nazionale del Fronte della Gioventù, gli affida la scuola quadri per i militanti romani del Fronte. Quando il controllo del partito è riconquistato da Gianfranco Fini, Graziani jr. organizza la scissione (Meridiano zero).
Alla vigilia dell’operazione Runa, il 28 aprile 1993, il movimento si autoscioglie, ma continuano le pubblicazioni di Orientamenti e ricerche, in una prospettiva di rifondazione fascista. Nel giugno 1993, Graziani organizza la Sagra del Sole, una festa nel bosco dell’Area nazionalpopolare e non conformista, a Oggiono S. Stefano, con Santa Messa, concerti rock, dibattiti su tecnoribellione e comunità diffusa, arti marziali con effetti speciali laser, passeggiate a cavallo, blob, ecologia. Il progetto di Meridiano Zero e del Centro Studi Orientamenti e Ricerche si richiama al concetto di Tecnoribellione e al pensiero di Junger. Sul terreno della “simpatia” per Junger, si consolida uno stretto rapporto tra Graziani jr. e Maurizio Murelli, che si manifesta in numerose iniziative comuni, dalla presentazione congiunta del volume collettivo in memoria di Graziani sr. all’apertura nelle pagine di Orion, fino al recupero del ruolo storico di Ordine Nuovo.”
L’Osservatorio : negli ultimi anni Rainaldo Graziani diventa referente in Italia di Aleksandr Dugin, sovranista russo ed ideologo di Vladimir Putin, e per il quale organizza numerose iniziative in Italia; una per tutte, questo articolo scritto per La Stampa da Andrea Palladino il 7/6/2019 del quale si propongono alla lettura degli stralci (versione integrale al link):
“ Porte spalancate in Italia per l’ideologo del nazionalismo russo Aleksandr Dugin. Undici conferenze in dieci giorni, un tour inaugurato martedì sera con un flash mob nel quartiere dell’Eur, sotto la scritta di epoca mussoliniana «La terza Roma». Ovvero la definizione di Mosca nella cosmogonia nazionalista orientale. La tappa più importante è prevista per il 14 giugno nel centrale palazzo dell’informazione dell’Adnkronos a Roma. L’organizzazione e la promozione degli incontri sono curate dall’associazione REuropa, sigla utilizzata da un gruppo legato, da almeno quarant’anni, al mondo del neofascismo italiano. In prima fila c’è Maurizio Murelli, condannato a 14 anni di reclusione per aver fornito la bomba a mano che uccise a Milano l’agente di Polizia Antonio Marino il 12 aprile 1973. Fondatore e animatore della rivista Orion è uno dei punti di riferimento per la destra radicale italiana fin dagli anni ‘80. La sua carriera di editore era iniziata all’interno della rivista Quex, foglio nato nel 1978 e animato, tra gli altri, dal terrorista nero pluriomicida Mario Tuti. Accanto a lui, nell’organizzazione delle conferenze del pensatore vicino a Putin, c’è Rainaldo Graziani, figlio di Clemente, cofondatore del centro studi Ordine Nuovo, uno dei pezzi chiave della strategia della tensione degli anni 60 e 70. Sigla rinata due anni fa e che è possibile intravedere dietro l’organizzazione delle conferenze di Dugin.”
L’Osservatorio : negli ultimi mesi del 2020, insieme a Maurizio Murelli ha accolto Rita Bernardini, Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti, radicali legati a Nessuno tocchi Caino, impegnati per la campagna per “un provvedimento di amnistia e di indulto” per Pasquale Belsito ed Egidio Giuliani. Per l’approfondimento sulla questione, rimandiamo all’articolo che abbiamo pubblicato il 4 dicembre 2020 consultabile al link: http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/summit-ultradestra-radicali-alleati-per-liberare-i-camerati/
Gabriele Adinolfi
Stralci da: https://it.wikipedia.org/wiki/Gabriele_Adinolfi
“ Iniziò ad interessarsi di politica durante gli anni della contestazione studentesca. Nel 1968 Adinolfi frequentò gli ambienti romani del Movimento Sociale Italiano per un breve periodo, in particolare la sezione “Filippo Anfuso” in via Livorno (piazza Bologna). Dal 1970 si spostò nell’area extraparlamentare di estrema destra. Fu prima membro di Fronte Studentesco, poi di Avanguardia Nazionale, di Lotta di Popolo ed infine di Alternativa Studentesca. Nel 1976 con Peppe Dimitri e Roberto Fiore, fondò il movimento Lotta Studentesca, presso la Libreria Romana di Walter Spedicato, che assunse dal 1977 il nome più noto di Terza Posizione. Il 28 agosto del 1980 la magistratura emise nei riguardi di Adinolfi, Fiore ed altri ventisei esponenti della destra radicale un mandato di cattura per reati associativi nell’ambito delle indagini per la Strage di Bologna. Adinolfi non fu interrogato perché nel frattempo si era reso latitante. Il 23 settembre del 1980, con la messa sotto inchiesta di Terza Posizione, Adinolfi, Dimitri, Fiore e una quarantina di giovani neofascisti furono oggetto di un nuovo mandato di cattura per reati associativi. Condannato per reati associativi e ideologici sia nell’ambito di Terza Posizione che in quello dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), Adinolfi come Roberto Fiore e altri riuscì a riparare all’estero.
L’attività all’estero Nel 1982 da Parigi, dopo una prima produzione clandestina precedente il rientro clandestino in Italia nello stesso anno, contribuì alla realizzazione di tre numeri della rivista Terza Posizione ed all’uscita di Dixie, che si occupava di potere e finanza. Sempre nello stesso anno, Adinolfi e Spedicato diedero vita al Centro Studi Orientamenti & Ricerca, nel quale elaborano cinque documenti politici e dieci anni di un bollettino a periodicità trimestrale, che nel periodo 1991-1993 fu molto vicino al movimento extraparlamentare romano Meridiano Zero. Dopo la morte di Walter Spedicato (9 maggio 1992) dal 1995 Orientamenti & Ricerca sospende le pubblicazioni.
Rientro in ItaliaNel marzo 2000 Adinolfi tornò in Italia, essendo cadute in prescrizione le pene comminategli anni prima in quanto trascorso un periodo di circa venti anni. Iniziò subito a scrivere articoli per Rinascita, Contropotere e Giornale d’Italia. Partecipò all’Università d’Estate del 2000, in provincia di Varese, che poi dirigerà fino al 2006. Divenne quindi saggista, commentatore, analista, redattore e in qualche caso caporedattore (della rivista Orion della Società Editrice Barbarossa e del sito internet Noreporter). Fonda e guida il Centro Studi Polaris.
Rimane attivo in iniziative quali la Guardia d’Onore alla cripta di Benito Mussolini e in battaglie sociali e culturali, quali le occupazioni a scopo abitativo (OSA) promosse e realizzate da CasaPound, movimento con il quale Adinolfi collabora organicamente dal 2003 al 2006, e in modo più distante fino al 2012.
L’attività in Italia e in Europa La svolta “sovranista” delle formazioni di area non viene condivisa da Adinolfi che la considera non soltanto una battaglia di retroguardia ma addirittura un arruolamento inconsapevole nelle fila di una rediviva Stay Behind. Dal 2013 egli si pone così come alfiere di una visione nazional-rivoluzionaria imperiale dell’Europa. Crea allora il Centro Studi EurHope, con sede a Bruxelles, e i Lanzichenecchi d’Europa, animando così relazioni e formazione contemporaneamente in più paesi.Dal 2020 le tre strutture (Polaris, Lanzichenecchi ed Eurhope) cooperano nell’esperimento dell’Accademia Europa a cui partecipano intellettuali, militanti, imprenditori e singoli individui da più nazioni (Italia, Francia, Belgio, Spagna, Olanda, Svizzera, Grecia, Austria, Germania, Polonia, Serbia, Norvegia).”
L’Osservatorio : questa scheda tratta da Wikipedia ci aiuta ad inquadrare il personaggio che, una volta rientrato in Italia da libero cittadino (le accuse erano nel frattempo cadute in prescrizione) riprende la sua attività politica alla luce del sole, dando alle stampe due importanti testi, Noi Terza Posizione, ma soprattutto, insieme a F451 (Comunità organica di destino Fahrenheit 451 gruppo politico che prende il nome dal best-seller di Ray Bradbury e che può considerarsi la cellula nascente del progetto CasaPound Italia) Le api e i fiori. Come scrive Elia Rosati nel suo già citato libro:
“ La strategia dei neofascisti romani fu infatti chiara fin dal principio: il Cutty Sark (pub aperto da Iannone nel 1997) sarebbe stata la sede, F451 il collettivo politico. Le api e i fiori sviluppa, non a caso, un complesso atto d’accusa verso l’arretratezza settaria del neofascismo italiano e indica una nuova via da seguire, rompere gli steccati gruppettari e lanciarsi con ardimento in una nuova avventura. Nel settembre del 2000 vengono pubblicati, sempre a cura di F451, gli atti degli interventi all’edizione di quell’anno dell’“Università d’Estate”(uno stabile momento annuale di riflessione teorico-militante messo in piedi da Meridiano Zero dal 1989): nei testi del gruppo romano si legge chiaramente che l’obiettivo è dare vita a una “famiglia” intesa come «una comunanza spontanea di più comunità». Questa comunità ideale viene anche raggiunta con la creazione di scuole di pensiero, circoli metapolitici o culturali, solide strutture economiche e assistenziali e con l’intervento politico, insomma tutto ciò che possa favorire un’esistenza volta non a un represso invito di autoconservazione, ma all’affermazione di uno stile di vita, di una mentalità di vita, deve rappresentare l’obiettivo pratico di una comunanza di destini. Quelle parole che, nel 2000, erano solo un’evocativa chiamata all’azione, guardando CasaPound Italia dal 2018, risulteranno decisamente profetiche.”
L’Osservatorio : nel 2008, al termine di un ciclo di alleanze all’interno dell’estrema destra romana (il periodo della cosiddetta Destra Non Conforme che vide confluire nella Fiamma Tricolore di Luca Romagnoli i personaggi più in vista del neofascismo romano come Giuliano Castellino, Maurizio Boccacci e Gianluca Iannone) Adinolfi esplicita la motivazione politica della fuoriuscita (ufficialmente espulsa) di CasaPound Italia.
“ Lo stesso Adinolfi fu estremamente chiaro in un nuovo documento politico di fase, forse il più importante dell’autore, che venne pubblicato proprio nel maggio del 2008: “Sorpasso Neuronico, il prolungato omega della destra radicale e i vaghi bagliori dell’alfa”. È tempo di chiudere con le paludi del neofascismo nostalgico e mortifero (“omega”) e continuare sulla strada fatta da CasaPound (“i vaghi bagliori dell’alfa”). Adinolfi condensò in quaranta pagine molte delle critiche a quella che chiamò destra terminale: quel mondo di fascisti fatto di: «reduci» (sconfitti), «veterani» (immutabili) «attorniati da fans» oppure da nostalgici, più che «del Ventennio», di «una gioventù vissuta al bar davanti alla sezione». Quello che Adinolfi propose, infatti, fu un’uscita in grande stile dal ghetto (Fiamma Tricolore), esaltando in particolare il Blocco Studentesco, «pungolo giovanile vitale e artistico che si esercita sulle giovani generazioni», così come le «provocazioni da squadrismo mediatico con taglio futurista» (di CasaPound, com’è chiaro) producono «per effetti a domino, su ambienti culturali e politici, questa presa di posizione che è salutare e fruttifera».
Adinolfi teorizzò quindi l’idea che CasaPound (e chi volesse seguirla) potesse giocare un ruolo autonomo, minoritario ma incisivo, lavorando come un pungolo militante, una lobby politica, e giocando sulla provocazione e la capacità di usare i media.”
L’Osservatorio : nel tempo, pur senza mai ufficializzare il distacco, Adinolfi si allontana da CasaPound Italia, criticandone la svolta sovranista, e muove i suoi passi nel “pan-europeismo” affiancando al “centro Studi Polaris” nel 2016 il think tank (Gruppo di esperti impegnato nell’analisi e nella soluzione di problemi complessi, specie in campo economico, politico o militare), EurHope.
Pubblichiamo uno stralcio da questo interessante articolo consultabile al link:
“Adinolfi e il suo stretto collaboratore, Pascal Lassalle , sembrano avere ottimi contatti con i neonazisti ucraini. Pur non essendo apparso lui stesso sulle piattaforme di estrema destra ucraine, i colleghi più stretti di Adinolfi dalla Francia e dall’Italia hanno, tra loro, l’ex polena del Mouvement d’action sociale Lassalle e Alberto Palladino. Nel 2017, Lassale aveva consegnato un “messaggio speciale” di Adinolfi ai nazionalisti ucraini nel quadro della Conferenza Paneuropa del Terzo Posizionamento neonazista a Kiev. In un rapporto scritto da una delle organizzatrici, Olena Semenyaka , “coordinatrice del Dipartimento per le relazioni internazionali del reggimento ‘Azov’ ‘Azov Reconquista ,’” si legge a proposito di Adinolfi: ha recitato un discorso d’onore alla rivoluzione ucraina di questo leggendario co-fondatore dell’italiana Terza Posizione che ai tempi della rivoluzione Maidan era abbastanza lungimirante da vedere che “l’Eurasia è un’utopia, il Cremlino e la Casa Bianca sono gli eredi di Yalta “. … [L’attuale] Unione Europea, senza dubbio, è l’esatto contrario dell’impero tradizionale: è artificiale, mantenuta dal controllo della polizia e priva di fondamento culturale. In pieno accordo con Gabriele Adinolfi, Pascal Lassalle sottolinea che l’Europa non si è davvero liberata dalla divisione del mondo di Yalta del dopoguerra nelle aree dominate da Washington (insieme ai suoi burattini di Bruxelles) e dominate da Mosca.”
L’Osservatorio : per capire chi è Lassalle consigliamo la lettura di questo articolo consultabile al link:
Ma Adinolfi si impegna anche nella realizzazione del progetto “Lanzichenecchi d’Europa” https://gabrieleadinolfi.eu/433-progetto.html
Sempre attento alla situazione italiana, nel giugno del 2019 Adinolfi accoglie con piacere la notizia dell’abbandono da parte di Casapound Italia della linea elettorale, considerandola “una svolta che sa di ritorno alle origini, ovvero ai tempi in cui contribuivo attivamente” e concludendo “ Ho potuto apprezzare che nel comunicato di oggi Gianluca Iannone ha definito il nemico “Globalizzazione” e non più “Unione Europea”. Anche questo è confortante. A tutto ciò – e alla necessità di un sovranismo europeo – si approderà più o meno tutti: perché se si ritorna a distinguere tra cause ed effetti e a gerarchizzare fatti, elementi, valori e nemici, questa conclusione sarà immancabile.”
Per l’eventuale lettura integrale
http://www.noreporter.org/index.php/alterview/25667-se-allestrama-si-cambia
(*) Leggi l’articolo originale: http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/le-origini-di-casapound/
segnalo la seconda parte dell’inchiesta: http://www.osservatoriosulfascismoaroma.org/le-origini-di-casapound-2a-parte-dalla-destra-non-conforme-alla-nascita-di-cpi/
sul sito dell’ANPI, «Patria Indipendente» segnaliamo «I naufraghi di CasaPound e il porto sicuro di Fratelli d’Italia».
E linkiamo una nota dell’«OSSERVATORIO DEMOCRATICO SULLE NUOVE DESTRE» (del 5 gennaio) intitolata «VOLONTÀ ROMANA» O «ROMANA VOLONTÀ»? – DA DOVE CASA POUND TRAE ISPIRAZIONE PER IL NOME DELLA PROPRIA LISTA CIVICA A ROMA – L’INNO DEI GIOVANI FASCISTI DEL 1932
Nel novembre scorso sul giornale on-line Fanpage si dava conto delle intenzioni di Casa Pound di tentare alle prossime elezioni comunali di Roma di camuffarsi dietro una lista civica denominata “Volontà romana” per poter «saltare sul carro di Fratelli d’Italia». Molti gli indizi, a partire dall’uso di questa nuova sigla da parte di diversi e noti esponenti dell’organizzazione.
Ancora nessuno ha fatto notare come il nome della lista, “Volontà romana”, riecheggia in modo sorprendente una strofa dell’inno dei «Giovani fascisti» in uso nel ventennio, che così recitava: «Una maschia gioventù / con romana volontà combatterà. Verrà, quel dì verrà / che la Gran Madre degli Eroi ci chiamerà…». Un puro semplice caso? Difficile crederlo.
Per la precisione il testo, musicato da Giuseppe Blanc, porta la firma di Vittorio Emanuele Bravetta, autore di molti altri canti fascisti, come «Inno della Somalia Italiana» (1927), «Etiopia» (1936) e «Inno dell’Italia imperiale» (1940). Vere perle colonialiste.