Le parole armate degli eletti…

… e l’allarme xenofobia
di Tahar Lamri

All’inizio degli anni ’50, il filosofo Adorno, diceva che a partire dal momento in cui la Germania aveva accettato l’idea di un problema ebraico, l’idea che la presenza degli ebrei in Germania meritava una riflessione pubblica, delle risposte politiche e un’impalcatura legislativa, il suo Paese era, a questa sola idea, già spacciato: la strada era aperta per il peggiore antisemitismo e la xenofobia. Non c’era in Germania un problema ebraico, c’era un problema nazista frutto di un enorme problema antisemita. Parlare di “problema ebraico” non aveva alcun senso, era di per sé un’aberrazione. Nessuno può, oggi, mettere in dubbio queste parole.
Questo richiamo si impone da sé leggendo le dichiarazioni incendiarie e le frasi assassine di certi politici locali e i commenti e gli attacchi di semplici cittadini, entrati in modalità KKK, agli articoli di
«Ravenna&Dintorni» in merito alla morte del ragazzo tunisino e al sit-in silenzioso di elaborazione del lutto (non una manifestazione) in piazza del Popolo dei suoi amici e parenti.
Si impone questo richiamo perché ormai è evidente che a Ravenna e in Italia non c’è un problema immigrazione: c’è un serio problema di xenofobia e di razzismo. In altre parole, finché una parte dei cittadini italiani continua a pensare che ci sono dei cittadini e dei pseudo cittadini, non c’è alcuna ragione perché questi ultimi non pensino di essere messi al bando della società con tutte le conseguenze insite in questo bando.
Voci indegne si sono levate per chiedere le dimissioni dell’assessore Martina Monti: se a Ravenna c’è stata fino a questo momento pace sociale lo si deve all’assessore, all’amministrazione comunale e ai cittadini riuniti nel collettivo Rompere il silenzio. L’assessore ha cercato con tutti i mezzi di evitare una insanabile frattura sociale e porre riparo alla sciagurata decisione di Roberto Maroni e del governo Berlusconi di concedere permessi di soggiorno umanitari agli immigrati giunti a Lampedusa con i quali
«potranno circolare liberamente in tutti i Paesi dell’area Schengen», tuonava Maroni provocando una grave crisi con la Francia e altri Paesi europei.
Assegnati a coatta residenza nei giardini pubblici e nei capannoni in disuso e additati con la loro appartenenza comunitaria, i tunisini cosiddetti “di Lampedusa” sono in lutto. In lutto si sono recati, il giorno di Pasqua, silenziosamente e dignitosamente si sono seduti per terra in piazza del Popolo per due ore, brandendo la foto di un ragazzo, loro compagno, morto per un colpo sparato da un carabiniere nella notte di Pasqua. Fra i politici locali solo Alvaro Ancisi ha espresso cordoglio per la morte del ragazzo. Fra i cittadini ravennati, Filippo Donati ha invitato i cittadini a una passeggiata di “dolore”, passeggiata subito strumentalizzata da politici senza scrupoli.
Politici i quali partiti nazionali di riferimento cercano di preparare un popolo che disprezza, un popolo che diffida, un popolo che odia innalzando a sistema la superbia di chi ha paura e pensa di aver ragione di aver paura ed è pieno d’orgoglio perché pensa di essere protetto da politici che hanno paura assieme a lui.
Quando un eletto gode del diritto di parola da una tribuna, la sua parola è armata e se chi ascolta pensa che le parole siano senza peso o senza conseguenze, che spieghi allora ai parenti di un morto le ragioni di questa morte. Dire di una comunità che è l’origine dei mali, insultare questa comunità, associare gli immigrati alla delinquenza e la delinquenza alla presenza degli immigrati, punire una comunità per i fatti di un singolo, dare per colpevolezza certa un sospetto, è alto tradimento della legge e della Costituzione. E’ offesa al lavoro delle forze dell’ordine. E’ un insulto alla comunità nel suo insieme.
Non è la presunta stranezza dello straniero che mette in pericolo i valori della Costituzione, è il razzismo che ne mina le fondamenta. Sarebbe bene per tutta la comunità che i politici si ricordino ogni tanto dei loro doveri e non considerare la piazza pubblica, bene comune, una passerella per le loro passioni distruttive o il loro commercio della paura.

Ripreso da http://www.ravennaedintorni.it/blog-ravenna-e-dintorni/73/l-intruso/31864/le-parole-armate-degli-eletti-e-l-allarme-xenofobia.html

 

Redazione
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Un commento

  • Come al solito Tahar Lamri ha descritto con lucidità il rischio (che forse è già realtà) di una deriva xenofoba, alimentata da certi fatti di croncaca (da accertare fino in fondo) e strumentalizzati dagli imprenditori della paura a scopo elettorale e/o propagandistico.
    Mi chiedo tuttavia se certe prese di posizione tradotte in delibere repressive ed antiproibizioniste del sindaco di Ravenna per contrastare il “degrado urbano” (quindi condivise anche dall’assessore Monti), contribuiscano involontariamente al clima di odio ed insofferenza nei confronti dei tunisini e dei migranti più in generale.
    Voglio dire che se ad un problema di ordine pubblico si forniscono le stesse risposte che attingono alla categoria della repressione, nonostante abbiano prodotto scarsi risultati, non stupiamoci se la città non produce gli anticorpi sociali al razzismo e alla xenofobia.

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