Le rive della baia fangosa
di Mauro Antonio Miglierulo
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Pubblico il pezzo che segue in quanto presenta due temi di grande interesse, dei quali si inizia appena a parlare. Anzi, a sussurrare. Il prima è il divorzio tra democrazia e capitalismo, consumato senza che da nessuna parte si levino voci di protesta o condanna. Tantomeno indicazioni si come frenare o invertire il fenomeno. L’altro è quello della fase che (supercapitalismo) che attraverserebbe l’attuale sistema.
Quanto al primo c’è poco da aggiungere rispetto al visibile che mostra la realtà: un intero continente, l’Europa, che si era assegnato il compito di democratizzare il mondo (seminando ovunque lutti, dittatori e rovine), ha abolito senza neppure dichiararlo i pur fragili meccanismi tipici della democrazia borghese. Bisogna ormai soltanto credere, obbedire, combattere sotto l’imperio degli interessi, dei punti di vista e gli idoli della finanza.
Sul secondo invece molto ci sarebbe, essendo la realtà del processo di trasformazione del capitale in gran parte occulto, di difficile decifrazione. Basta per ora precisare che le forme sue proprie l’attuale capitalismo le ha assunte agli inizi del Novecento, il Secolo Lungo falsamente detto Secolo Breve, il secolo che ha assistito al primo tentativo storico del proletariato di dare l’assalto al cielo. Da allora la finanziarizzazione del capitale, la sua mondializzazione tramite l’espansione dei monopoli privati, non ha fatto che crescere, fino all’attuale predominio assoluto. Di nuovo c’è che gli ideologi del capitale non la negano più, anzi, ne menano vanto; per il resto si tratta di mutamenti quantitativi non qualitativi (a parte il divorzio con le forme di rappresentatività borghese, di cui al primo punto). Qui qualche voce critica si leva. Non però per indicare decisamente la strada d’uscita dal sistema, ma con vane e inani richieste di correzioni e moderazione. Ma il Capitale non è in grado di moderarsi. Gli si chiede l’impossibile, dunque. Cioè si perde tempo e possibilità di costruire l’Alternativa. L’unica vera ed efficace: la mondializzazione dell’opposizione del lavoro, l’Internazionale dei lavoratori.
Mauro Antonio Miglieruolo
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C’è qualche attinenza tra due date: il 9 novembre del 1989 e il primo gennaio del 2015?
26 anni fa crollò il muro di Berlino e l’economista Francis Fukuyama: profetizzò la fine della Storia in quanto il processo di evoluzione sociale, politica ed economica dell’umanità aveva raggiunto il suo apice e si sarebbe avviato alla sua fase finale. Era sottinteso in questo il trionfo finale delle democrazie contro i totalitarismi espressi dalla dittatura sovietica. Invece si trattava di tutta un’altra storia, dell’avvento del super capitalismo che avrebbe travolto le democrazie, una minaccia più seria del comunismo. Dal 1989 la parola democrazia è stata sostituita da libero mercato che però non è per nulla libero in quanto dominato da imperi bancari ed economici che sovrastano i governi nazionali senza bisogno di usare le armi, neppure una pistola giocattolo, usano più semplicemente il denaro.
Dio o Mammona? Non c’è più distinzione. Non si può più scegliere. Mammona è diventato Dio. Non c’è più dualismo. La politica è compravendita di voti alla luce del sole. Di alto e (come si diceva un tempo) e nobile non ha più nulla. Ci si vende per 80 euro senza vergogna e la ricchezza si concentra sempre più in poche mani. Date a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio, diceva Gesù, ma oggi Cesare ti chiede il pizzo, non la partecipazione sociale e Dio è morto quando si uccide per 15 euro: cappuccio, brioche e succo di frutta e ci si fa corrompere senza vergogna rimanendo al proprio posto quando scoperti. Il capitalismo moderno e la democrazia sono nemici giurati. Il trucco del capitalismo è di fingersi necessario per l’attuazione della democrazia. Ma è una balla. Il capitalismo attuale è un lupo travestito da buon pastore che divora qualunque cosa, a partire dalle coscienze per arrivare a divorare l’intero pianeta con parole magiche come Pil e crescita insostenibili nel medio termine. Cosa è importante più della vita? Oggi è il denaro. Il primo dell”anno del 2015 si è aperto con una tragedia di un paese post comunista diventato supercapitalista. Neppure nei peggiori incubi di Mao in una strada di Shanghai dal nome Bund il cui significato è “le rive della baia fangosa” lungo il fiume Huangpu, costellata da edifici che ospitano importanti istituti bancari, 36 persone sarebbero morte nella calca per afferrare mazzette di dollari falsi. Sono morte sotto le insegne di grandi banche per afferrare il nulla.
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Pescato sul blog id Peppe Grillo: http://www.beppegrillo.it/2015/01/le_rive_della_b.html?s=n2015-01-03