L’eccidio delle carceri di Udine del 9 aprile 1945
Il libro: Andrea D’Aronco, Fabio Verardo, L’eccidio delle Carceri di Udine del 9 aprile 1945. Le fonti inedite dell’inchiesta per crimini di guerra della 69th Special Investigation Section, KappaVu, Udine 2017, pp. 156
L’eccidio avvenuto il 9 aprile 1945 nelle carceri giudiziarie di Udine, nel quale trovarono la morte 29 partigiani ed un agente della questura, è una pagina nota e dolorosa della storia della lotta di Liberazione in Friuli la cui memoria è coltivata sin dall’immediato dopoguerra.
L’originalità di questa ricerca trae origine dal rinvenimento della consistente documentazione archivistica, inerente al sistema repressivo ed alle rappresaglie naziste avvenute ad Udine, conservata dal National Archives of United Kingdom.
In particolare l’inchiesta per i crimini di guerra condotta dalla 69th Special Investigation Section (SIS), appartenente al Corps of Military Police, comprende apporti inediti sulle dinamiche e sulle cause dell’eccidio.
La documentazione ha contribuito a una migliore identificazione delle vittime e ha recato elementi preziosi per ricostruite i ruoli e le responsabilità degli autori della strage sia in riferimento agli esecutori materiali che alla direzione e all’organico della Sicherheitspolizei und Sicherheitsdienst, la Polizia di sicurezza e servizio di sicurezza delle SS (Sipo/SD).
È stato possibile ricostruire l’attività del Tribunale Speciale per la sicurezza pubblica che comminò la condanna alla pena di morte ai partigiani con riferimento agli organici e alle pratiche giudiziarie messe in atto per la repressione del movimento resistenziale.
Sullo sfondo della condotta dell’occupazione nazista (massacri gratuiti dei gruppi politicamente, militarmente, o razzialmente pericolosi, requisizioni dei beni di prima necessità, costrizioni al lavoro coatto e deportazione di uomini validi da inviare nelle industrie tedesche) risulta plausibile interpretare la vicenda come una precisa strategia dei tedeschi, che avrebbero condannato a morte i partigiani detenuti per trattare; li avrebbero tenuti come ostaggi per avere garanzie nell’imminenza della fine della guerra.
Nello spazio concesso dalle trattative avrebbero insinuato ad una certa parte di combattere contro i comunisti, cercando di approfittare delle tensioni interne alla Resistenza.
Le trattative, i contatti, le insinuazioni, anche attraverso le mediazioni ed il coinvolgimento di tanti attori, produssero i germi della discordia all’interno del movimento resistenziale e tra le comunità che lo sostenevano.
Su queste basi il comando della polizia nazista cercò di crearsi le condizioni favorevoli per lo sganciamento al momento del crollo.
Il libro: Andrea D’Aronco, Fabio Verardo, L’eccidio delle Carceri di Udine del 9 aprile 1945. Le fonti inedite dell’inchiesta per crimini di guerra della 69th Special Investigation Section, KappaVu, Udine 2017, pp. 156.