Leggendo i versi del senso perso
di Pabuda
leggendo
i versi
del senso perso
io non mi spavento:
non mi sperdo:
io
non vago senza meta:
a ogni verso
mi ritrovo
a studiare
da analfabeta
un verso nuovo:
più che leggerlo,
prima lo guardo
e lo soppeso:
poi lo rivoltolo
in bocca
carezzandolo
con la lingua
e succhiandolo
un po’.
ogni verso
di Scialoja
per me
è un bacio di bruco,
una carezza di farfalla
con strascico
di tinta viola
e gialla.
è un gradevole
solletico.
io penso:
se tutti i Poeti
avessero il genio,
l’astuzia,
l’innocenza e la coltivata
scienza
e l’ingegno e i numeri
di Scialoja Toti
l’arte poetica
avrebbe già
surclassato
da almeno
un mezzo secolo
(buon peso)
il prevedibile
e monotono gioco
della palla al piede,
la noiosissima
opera lirica
e anche un bel po’
di brutta politica.
voi, adesso,
lasciate perdere
Pabuda e la sua
noia:
leggete l’opera
completa
di Sialoja!
non ho messo una NOTA: avevo troppo sonno. Ora, fatta colazione e le abluzioni rituali, la aggiungo qui:
TOTI SCIALOJA nacque a Roma il 16 dicembre 1914 e morì il 1 marzo 1998. Fu pittore e poeta. io amo il poeta. Il pittore non lo conosco abbastanza. La pittura in genere non la conosco abbastanza per parlarne/scriverne. Scialoja pubblicò un sacco di raccolte di poesie per bambinetti e di nonsense per tutti. Io lo leggo senza interruzione da 40 anni, grazie a mio fratello più grande, il Basilio. I vecchi libri originali (roba come: “La zanzara senza zeta” o “Una vespa! Che spavento” e altri capolavori) non li trovo più ma, per fortuna, nel 2002, Garzanti ha pubblicato una buona raccolta (“Poesie 1979-1998”) con prefazione di Giovanni Raboni. Poi, nel 2009, Einaudi ha messo insieme l’antologia dei “Versi del senso perso”.
Cercateli! Gradite un assaggio? Ecco qui:
L’UCCELLO NERO
SALTA LEGGERO,
SI CHIAMA MERLO
SENZA SAPERLO
Un altro po’?
Con piacere:
UN ORSO E’ UN ORSO
NON C’E’ SOCCORSO
DA LUI SON CORSO
GLI HO OFFERTO UN TORSO
MI HA DATO UN MORSO.
UN ORSO E’ UN ORSO
NON C’E’ SOCCORSO,
NON HA RIMORSO.
Potrei andare avanti per ore. Ma mi fermo per segnalarvi anche “Rapide e lente amnesie”: una raccolta di versi esametri, secondo la definizione dell’autore. Roba tosta: li ho letti con l’Alberta, due o tre estati fa, a Basaluzzo. Con notevole frullamento di cervella e grandissimo gusto.
Tanto per darne un’idea:
L’INGENUO MA A CAPO CHINO AVVOLTO DI MALINCONIA
CAMMINAVA A PASSI TARDI E LENTI CON LO SCHIOPPO IN SPALLA
VERSO IL MARE INCONSAPEVOLMENTE SI TROVO’ SULLA RIVA
DOVE BAMBINI SOFFIANO NELLE TROMBE RAUCHE DI SABBIA
E GLI CHIESERO: “CHI SEI TU?” RISPOSE: “SONO MOLTO PEGGIO”.