Leggere e scrivere fantascienza / 1

una nuova rubrica (*) di Giulia Abbate

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Come si scrive fantascienza

Con la “i” o senza “i”? Se provi a digitare su Google la domanda che dà il titolo al mio post, la questione è tutta qui.

Le sfumature ortografiche prendono il sopravvento sulle questioni di tecnica e contenuto, che riguardano un genere molto discusso dai suoi sostenitori e abbastanza travisato (o semplicemente ignorato) da tutti gli altri.

Se proviamo a chiederci “cos’è la fantascienza”, sono sicura che tutti noi, qui, tireremmo fuori una definizione accurata in tre, cinque minuti netti. E poi passeremmo le successive tre o quattro ore a discutere, dissentire e accapigliarci sulle rispettive definizioni date, tutte diverse una dall’altra.

Questa mia serie di post non nasce per dare una risposta al cosa sia la fantascienza. Genere letterario molto complesso, poliedrico, esorcista di ansie sociali filosofiche personali… la fantascienza è un contenitore inclusivo per sua natura. Ma forse i suoi seguaci lo vorrebbero esclusivo: si fa molto prima, tra noi appassionati allo stato terminale, mettersi d’accordo su cosa non è la fantascienza.

Non proverò a fare nemmeno questo. Proprio perché vedo la fantascienza come un genere inclusivo, accogliente; e perché lo considero, dal basso delle mie parziali conoscenze e dal cantuccio della mia opinione personale, il genere letterario del Ventesimo Secolo, come il giallo lo è stato del Diciannovesimo.

La fantascienza è il genere letterario del secolo nel quale sono “nati” i generi letterari.

Questo vorrà dire qualcosa? O serve solo a peggiorare lo stato delle nostre fisime?

Tant’è. Cosa è e cosa non è la fantascienza lo lascio teorizzare a chi vuole e può farlo con più voglia e competenza di me. Io vorrei concentrarmi su un quesito molto, molto meno comune, come dimostra l’aneddoto in apertura.

Come si scrive fantascienza?

Ci sono due ordini di discorsi da fare, a questo punto. Il fatto che la questione non sia molto comune è sia causa che conseguenza di questi due argomenti.

Primo.

La fantascienza ha una storia molto complessa ed è un genere che, come ho già detto e come ogni fantascientista avrà sperimentato, coinvolge diverse tradizioni, attitudini, canoni e livelli di pubblico e di produzione testuale. La fantascienza ha molti mostri sacri (potrei chiamarli simulacri?), tanti testi imprescindibili e moltissimi topoi dai quali sono poi partiti innumerevoli altri filoni, sottogeneri e speculazioni. Tutto è stato già detto, ha detto qualcuno (appunto). E anche se non sono d’accordo con questa affermazione, bisogna ammettere che il rischio di inventarsi qualcosa di già inventato è alto.

Per questo, per scrivere fantascienza bisogna avere un minimo di conoscenza del genere: un autore che desidera cimentarsi in questo campo dovrà prima farsi lunghe sessioni da lettore e avere un minimo di coordinate di modi e temi principali, prima di partire. Può sembrare un ostacolo mangiatempo, in realtà una precondizione del genere il tempo lo fa risparmiare: sì, perché se leggere fantascienza mi risulterà pesante, noioso e faticoso saprò già che è meglio posare tutto e scegliere altro. Perché mai scrivere qualcosa che non si ama?

Il succo: per scrivere fantascienza bisogna sapere qualcosa della fantascienza.

Secondo.

La fantascienza, amiamo dire noi fantappassionati, è una letteratura di idee. Se non hai una buona idea, se non hai una trovata nuova, meglio che non ti siedi nemmeno alla scrivania.

Questa definizione mi trova d’accordo, ma l’ho sempre accolta con sentimenti contrastanti. Una buona idea serve sempre, perché la scrittura tutta si basa sulle idee, sulle trovate, su questioni che, santo dio, dovrebbe essere interessante leggere!

C’è da dire che una buona idea non deve essere necessariamente nuova. Tutto è già stato detto, ha detto qualcuno (l’ho detto anch’io poco fa! È la fine). Questo assunto non sta bene nemmeno a tanti autori SF, che rincorrono la novità, la cosa mai scritta prima, l’invenzione ultima e l’effetto sorpresa che farà balzare noi lettori sulla sedia gridando in lacrime: “La vita l’universo, tutto quanto! Non avevo capito niente!”

Questo culto dell’idea ha un lato oscuro, che spesso prende il sopravvento e che potrei riassumere così: ci metto la buona idea e sto a posto!

Vista così, la SF è un affarone: basta l’idea!

I nostri colleghi autori di mainstream (bello questo termine, vero? Lo usiamo noi fantascientisti, per definire come se fosse una nicchia quella che tutto il resto del mondo chiama i libri veri) si sbattono ore ed ore, bozza dopo revisione dopo correzione dopo massacro degli editor, per produrre testi che non solo abbiano dentro idee, ma anche tutta una serie di trascurabili cosucce come uno stile personale, una fattura elegante, una dialettica interna ed esterna, una comunicazione letteraria coerente e moderna… poracci!

Io mi faccio un giro online, spizzo qualche webzine nerd con anticipazioni droniche di dopodomani, un giro sui Wiki, mi sparo qualche puntata di Star Trek, mi ubriaco quel tanto che basta a sbloccare il giochetto del “e se”… ed ecco una nuova idea! Daje.

Ci siamo fatti un sorriso? Bene. E ora, dai: ammettiamo che spesso succede proprio così. Parlo da autrice a volte furbetta. E da editor che legge decine di manoscritti al mese. E da lettrice fantascientista che trova pubblicati in giro gli stessi errori e ingenuità dei manoscritti nel cassetto.

È un peccato. E, ahimé, è anche la ragione per cui la fantascienza non viene presa molto sul serio dai lettori e dai grossi editori (non grandi, proprio grossi) italiani. A volte capita addirittura l’opposto: bei libri scritti bene che vanno bene, e che incidentalmente e sotto sotto sono di fantascienza… ma nessuno insiste molto su questo aspetto, legato a un che di riduttivo e di limitato.

È tutto il contrario: la fantascienza è il contrario del limite, e il suo successo di fatto, quando è legata a scelte di qualità, lo conferma.

Secondo assunto in breve: per scrivere fantascienza bisogna saper scrivere.

Fantascienza e scrittura creativa: entrambe le materie devono essere considerate e padroneggiate per produrre degli scritti di buona fattura.

La cosa bella è che entrambe le cose si possono imparare, e che farlo è divertente, istruttivo e piacevole. (E se non lo è… che ci perdiamo tempo a fare? Usciamo e abbracciamo la vita!)

In questa serie di post, mi soffermerò quindi sui punti di contatto e sulle buone abitudini per praticare la fantascienza migliore possibile, sia da scrittori che da lettori.

(Sì: anche leggere è una tecnica che può essere affinata e messa al servizio della propria attività, quindi vedremo insieme anche i modi per trarre tutto il meglio dalle nostri migliori letture. E perché no, da quelle peggiori!)

La fantascienza ha delle specificità proprie che possiamo sviluppare e potenziare, servendoci dei principi della scrittura creativa: la quale può essere enormemente arricchita dall’approccio fantascientista, un’attitudine che può donare uno sguardo nuovo e profondo a qualsiasi amante della penna.

Questa dialettica mi affascina, e da quando ho iniziato a mettere in relazione le tecniche di scrittura con la fantascienza e le sue storie ho aperto una nuova fase della mia vita da lettrice e del mio lavoro di editor. E ho iniziato a divertirmi sul serio.

Spero che vorrai seguirmi, in questo territorio esplorato ma non troppo, per guardarlo con occhi diversi. A volte, idea o non idea, una chiave di lettura cambia tutto. Nella lettura, nella scrittura, nella fantascienza. Un astronauta blu che arrossisce, tanti tasti luminescenti senza scritte, navi spaziali a forma di chitarra, atterraggi in verticale, tanto fluo: va bene tutto, se sappiamo come dirlo e perché. Musica.

https://www.youtube.com/watch?v=FxzBvqY5PP0

Giulia Abbate

studio83.info

giulia-abbate.it

lezionisuldomani.wordpress.com

 

(*) Benvenuta “maestra” Giulia e grazie. Questa rubrica avrà una cadenza mensile: sarà postata il martedì o il mercoledì, scsp – salvo catastrofi sempre possibili. (db)

 

Redazione
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