L’ENI e gli interessi italiani in Mozambico

di Simone Ogno (*)

Il gas di ENI e delle altre multinazionali

Il Mozambico è al terzo posto in Africa per riserve di gas stimate, dietro solo a Nigeria e Algeria. Nonostante il boom del settore idrocarburi negli ultimi dieci anni, l’ONU colloca il Mozambico tra le ultime dieci posizioni per indice di sviluppo umano, con addirittura un declassamento di due posizioni fra il 2015 e il 2021. Con una diversificazione economica molto limitata, rimane particolarmente dipendente dagli aiuti allo sviluppo e dall’industria del fossile. Sono i distretti di Mocímboa da Praia e Palma ad ospitare le principali attività estrattive.

Qui, al largo delle coste mozambicane, si trova il bacino di Rovuma, dove è attiva la multinazionale fossile italiana ENI. Al momento l’unico progetto realizzato e operativo è la piattaforma galleggiante di produzione e liquefazione Coral South FLNG di ENI, che esporta gas da novembre 2022. ENI potrebbe raddoppiare, visto che c’è un secondo progetto in fase di studio: la piattaforma Coral North FLNG.

Quando si parla di Mozambico come “asset strategico” per la sicurezza energetica italiana – tanto che il Canale del Mozambico è pattugliato dalla Marina militare italiana, è bene che siano i numeri a parlare: il gas di Coral South FLNG è acquistato da BP che lo rivende al miglior offerente sul mercato, e da fonti pubbliche (Urgewald sulla base dei dati Kpler) risulta che dal primo carico di novembre 2022 ad oggi siano stati effettuati 58 carichi di gas naturale liquefatto, corrispondenti a circa 3700 tonnellate di GNL, di cui solo 2 carichi arrivati in Italia: 122 tonnellate di GNL, il 3,3% del totale.

Nella stessa area ma sulla terraferma, ad agosto 2019 la multinazionale francese TotalEnergies inizia a costruire – grazie alle competenze ingegneristiche dell’italiana Saipem – il progetto Mozambique LNG, destinato a liquefare ed esportare il gas di Rovuma. La rivalità tra Eni e TotalEnergies a Cabo Delgado non entra mai nel vivo: il 26 aprile 2021, il colosso d’Oltralpe interrompe infatti i lavori per Mozambique LNG invocando la “forza maggiore”, a causa dell’insurrezione armata che infiamma la regione. Per lo stesso motivo, un altro progetto sulla terraferma in capo ad ExxonMobil ed ENI, Rovuma LNG, viene posto momentaneamente nel cassetto.

Un conflitto sanguinoso

Guidata dal gruppo noto come Ahl al-Sunnah wa al Jamma’ah, la rivolta inizia nel 2017 ma è solo dopo tre anni che cattura l’attenzione degli investitori esteri.
Fra agosto 2020 e marzo 2021 gli insorti prendono il controllo di Mocímboa da Praia e di Palma, costringendo alla ritirata l’esercito mozambicano: cadono le città simbolo dell’industria estrattiva nella regione. L’organizzazione Armed Conflict Location and Event Data Project riporta che negli ultimi sei anni sono state uccise più di 4mila persone, mentre secondo l’Alto commissariato ONU per i rifugiati sono circa 900mila gli sfollati.

A maggio 2023, TotalEnergies pubblica un rapporto sui diritti umani a Cabo Delgado, commissionato a Jean-Christophe Rufin, ex-ambasciatore francese in Senegal e tra i fondatori di Medici senza frontiere. Rufin è netto nell’affermare che, nella provincia economicamente più povera del Mozambico, il senso di frustrazione diffuso tra le comunità impattate dall’espansione dell’industria estrattiva sia tra i fattori su cui possono far leva gli insorti.
L’ex-ambasciatore osserva poi che i progetti estrattivi potrebbero diventare l’obiettivo di attacchi terroristici. Anche il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, interpellato da ReCommon attraverso un’istanza di accesso agli atti, conferma la presenza di un “conflitto ancora in corso”, aggiungendo che gli attacchi contro gli investimenti stranieri non sono tuttavia “sistematici”.

Una pericolosa escalation

Dopo mesi di calma apparente, nella seconda parte del 2023 gli assalti sono aumentati. Un mese fa, Ahl al-Sunnah wa al Jamma’ah ha rivendicato il più letale attacco contro le truppe mozambicane dal 2021, pubblicando le foto dei militari uccisi, almeno 25. In tutta risposta, il ministero francese degli Affari esteri ha diramato una comunicazione in cui “sconsiglia fortemente” di recarsi a Mocímboa da Praia e Palma. E, fatto ancora più clamoroso, la Confederazione delle associazioni economiche di Cabo Delgado bolla il progetto di Total come “portatore di sventura e insicurezza”.

Quanto accade non fa che aumentare le preoccupazioni per la sicurezza dell’area in vista della ripresa dei lavori per Mozambique LNG, fortemente voluta da Total. Una partita ancora aperta che riguarda da vicino l’Italia, soprattutto sul fronte finanziario.

Tratto da ReCommon.
***

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *