Lenzi, Mani, Queen: tre rec in noir
di Valerio Calzolaio
Roma. Luglio-settembre 1945. Terminata la militanza partigiana da due mesi, Bruno Astolfi, esonerato dalla polizia nel ’38 perché non iscritto al Fascio, fa ancora l’investigatore privato in via Piemonte 22 (bilocale adiacente al piccolo ufficio). Elena, la bella compagna, è incinta, ma ha un aborto spontaneo. Cambiali da pagare, affitto arretrato, riparazioni della Lancia Ardea rinviate, accetta un altro incarico nel mondo del cinema. Il regista Mario Camerini gli chiede di tenere d’occhio l’attore Andrea Checchi, stanno girando un film negli stabilimenti della prima casa di produzione italiana sull’Appia. Muoiono persone intorno ai cinematografari. Bruno incontra personaggi (Calamai, Magnani, Rossellini, Fellini, Blasetti, Pratolini, Cassola), subisce frequenti incubi e almeno tre attentati alla vita, non si dà per vinto finché non scopre lo zoppo pluriomicida con lo schizzo di Guttuso. Quarto giallo per l’anziano bravo regista Umberto Lenzi (“Scalera di sangue”, Coniglio 2011, pag. 198 euro 12), che racconta in prima con dovizia di particolari un’epoca e una comunità, perdendo un poco lo smalto iniziale. Strofe varie e una certa Ella. Fernet al chinotto o caffè.
Dall’Islanda all’Antartide. Settembre-dicembre 2001. L’arrugginito mercantile “Per Se”, ELWQ2, lungo 100 e pesante 4000, 80 tonnellate d’acqua in due serbatoi, enormi dispense, parte con un ultimo carico, la società è intenzionata poi a licenziare tutti, alcuni marinai lo sanno e vogliono scioperare in alto mare. Molti salgono con il cuore in fiamme, il Vecchio capitano sogna un’ultima chance per la moglie vestita di nero, c’è chi ha ucciso quella fedifraga, chi è ricattato e deve ritirare un carico segreto, chi nasconde culti satanici, Satana sale solo perché ferito e inseguito. A bordo succede di tutto, la nave è enorme, ognuno ha discrezionali incarichi decisivi. Uno taglia le comunicazioni, poi si eclissa con la scialuppa. Passano le settimane, nel mezzo dell’Atlantico arriva la tempesta vera, poi i pirati, poi i ghiacci. Non serve spiegare cosa intanto accade in patria al 41enne tuttofare esperto apprezzato islandese Stefan Mani (“Nero Oceano”, Tropea 2011, pag. 379 euro 16,90; in originale “Skipio” 2006, traduzione di Alessandro Storti), che scrive bene, anche se non è il mio genere. Beethoven e Doors. Limitato estro culinario.
Ellery Queen
Ellery Queen e l’accusato
(originale 1953; traduzione di Michela Pistidda)
Mursia 2011
pagine 72, euro 8
Wrightsville, New England. Gennaio 1953. Un furto di qualche mese prima, una refurtiva recuperata, un arrestato nipote dell’amico tassista, non c’è riposo per Ellery quando scende dal treno per la meritata vacanza: deve impicciarsi, capire, far capire, uscire in punta di piedi. E’ il vecchio racconto dell’ “Accusato” scritto dopo la guerra di Corea dal mitico Queen, pseudonimo di Dannay-Lee o Nathan-Lepofsky, la meritoria proposta estiva di Indizi Mursia. Appare in libreria insieme ad Ambler, Balzac, Capek, Gardner e Fleming, storie brevi e postfazione per una lettura critica. Travolti dalle continue novità editoriali, non è male ritrovare ogni tanto vecchi maestri, che è difficile recensire settimana dopo settimana.
PICCOLA NOTA
Su codesto blog c’è un appuntamento fisso con le recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio che in prima battuta escono su “Il salvagente“. Ma il caldo estivo scompiglia tutto e dunque eccone intanto tre. Poi a settembre tutto (?) tornerà quasi a posto. E comunque – come diceva Totò – all’ordine pubblico opporremo il nostro disordine privato. (db)