Leonard Peltier: da 48 anni un innocente in prigione
Da tempo è stato acclarato che le cosiddette “prove” e le cosiddette “testimonianze” in base alle quali fu condannato erano false
appello di Peppe Sini (*)
In questi giorni i mezzi d’informazione danno notizia dei trattamenti disumani inflitti alle persone detenute nelle carceri ungheresi, e questa giusta attenzione può essere utile ad indurre le istituzioni ad agire per far valere il rispetto dei diritti umani nelle carceri, come peraltro stabilito anche dalle leggi vigenti.
Come tutti sanno, già Voltaire spiegava che il livello di civiltà di un paese si misura dalle condizioni in cui si trova chi è detenuto nelle sue prigioni.
Uguale attenzione ed impegno vorremmo sollecitare per tutte le persone detenute in tutti i paesi, compreso il nostro.
Ed in particolare vorremmo sollecitare i mass-media a richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni democratiche sulla situazione di Leonard Peltier, l’illustre attivista nativo americano da 48 anni prigioniero innocente negli Stati Uniti d’America.
Come è stato definitivamente dimostrato, ed è universalmente noto, le cosiddette “prove” e le cosiddette “testimonianze” in base alle quali fu condannato, erano false, assolutamente false.
Da 48 anni Leonard Peltier è in carcere (fu arrestato il 6 febbraio 1976), condannato per un crimine che non ha mai commesso, perseguitato per la sola ragione di essere un indiano che lotta per i diritti e la dignità del suo popolo, per i diritti umani di tutti gli esseri umani, in difesa della Madre Terra.
La sua liberazione è stata chiesta da Nelson Mandela e da madre Teresa di Calcutta, da John Lennon e da Robert Redford, dal Dalai Lama e da papa Francesco, dal Parlamento Europeo e dall’Onu.
Pochi mesi prima di morire il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli lanciò un rinnovato appello per la sua liberazione.
Che quell’appello non cada nel vuoto, che sia finalmente restituita la libertà a Leonard Peltier, che la voce dell’umanità intera persuada finalmente il Presidente degli Stati Uniti d’America a concedere la grazia che faccia cessare questa scandalosa ingiustizia, questa disumana persecuzione.
(*) Peppe Sini è stato dagli anni Settanta nell’Alto Lazio uno degli animatori delle lotte nonviolente per i diritti umani di tutti gli esseri umani, per la difesa del mondo vivente, contro il regime della rapina e della corruzione e contro la penetrazione dei poteri criminali. Già consigliere comunale e provinciale, da 25 anni cura la pubblicazione del notiziario telematico quotidiano “La nonviolenza è in cammino”.