L’era dei robot e la fine del lavoro
Un bene o un male per l’umanità?
Un saggio di Fabio Chiusi
Hanno collaborato: Andrea Zitelli e Tommaso Tani; grafica e design: Marco Nurra
È un giorno qualunque, nell’era dei robot, e il lavoratore tipo esce di casa per recarsi in ufficio. Le macchine, per strada, si guidano da sole. Il traffico pure: si dirige da sé. Lo sguardo può dunque alzarsi sopra la testa, dove, come ogni giorno, droni consegnano prodotti e generi alimentari di ogni tipo – oggi, per esempio, il pranzo suggerito dal frigorifero “intelligente”.
Sul giornale – quel che ne resta – gli articoli sono firmati da algoritmi. Giunto alla pagina finanziaria, il nostro si abbandona a un sorriso beffardo: il pezzo, scritto da un robot, parla delle transazioni finanziarie compiute, in automatico, da altri algoritmi.
Entrato in fabbrica, poi, l’ipotetico lavoratore di questo futuro (molto) prossimo si trova ancora circondato dall’automazione; per la produzione, ma anche per l’organizzazione, la manutenzione, perfino l’ideazione del prodotto: a dirci cosa piace ai clienti, del resto, sono ancora algoritmi. Quel che mi resta, pensa ora senza più sorridere, è coordinare robot, o robot che coordinano altri robot. Finché ne avranno bisogno.
Ma per quanto ancora? Per rispondere, basta tornare al presente. Nei giorni scorsi, l’intelligenza artificiale di Google chiamata ‘AlphaGo’ ha umiliato il campione Lee Sedol in uno dei giochi più complessi, astratti, e dunque tipicamente umani – così pensavamo – mai esistiti: il millenario Go.
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PROSEGUE SU http://storie.valigiablu.it/robot-e-lavoro/ – tempo di lettura stimato: 20 minuti. Grazie a Valentina per avermelo segnalato. Curioso: il mio amico e guru “Clau d’Io” mi vuole insegnare Go e intanto mi ha prestato/regalato il romanzo «Il maestro di go» di Kawabata Yasunari; sospetto voglia convincermi a sfidare AlphaGo per riscattare la razzaccia umana ma su questo forse sarò più preciso in seguito. Nel frattempo graditi commenti sul saggio di Fabio Chiusi e sul go. (db)