L’esercito più morale del mondo colpisce ancora, senza pietà
di Francesco Masala
Proprio il 27 marzo del 2016 un uomo ha sparato vicino alla Casa Bianca, a Washington, ferendo anche un poliziotto, è stato poi fermato e arrestato.
In Palestina, invece, se hai un coltello ti sparano, ma anche se non ce l’hai (qui) ti sparano lo stesso.
In omaggio alla frase attribuita (erroneamente) al generale Sheridan (qui) i soldati israeliani dimostrano che il loro motto è: Il solo palestinese buono è il palestinese morto.
L’aggravante (se fosse necessaria) è che l’assassino in divisa è un medico e lo slogan di un politico israeliano è: una pizza per un terrorista (palestinese, naturalmente) ucciso.
B’Tselem, una ONG di traditori di Israele, secondo il governo e molti guerrafondai (qui), da qualche anno distribuisce videocamere ai palestinesi, per documentare omicidi e prevaricazioni israeliane che avvengono (qui, qui e qui, giornalismo partecipativo).
Anche questa volta un video ha fatto il giro del mondo, e l’esercito israeliano si costerna e s’indigna, ha preso duri provvedimenti, dicono, dopo che tutti hanno visto il video dell’esecuzione, ma se per loro fosse davvero una cosa così grave, possibile che nel minuto successivo, nel filmato, un qualche collega o ufficiale non si sia avvicinato per prendere lo sparatore a calci in culo?
Chissà, forse aveva solo voglia di una pizza.
…L’agenzia Ma’an riferisce che almeno 203 palestinesi sono stati uccisi dallo scorso ottobre, quando è cominciata l’Intifada di Gerusalemme (nello stesso periodo sono stati uccisi almeno 30 israeliani). Per le autorità israeliane gran parte delle vittime palestinesi erano “attentatori intenzionati ad uccidere”. Più parti in questi mesi hanno criticato Israele denunciando quella che definiscono una politica di “esecuzioni extragiudiziali”.Quasi sempre i palestinesi responsabili di attacchi tentati o compiuti sono uccisi sul posto dalle forze militari. Pochi sono stati sino ad oggi i casi di attentatori arrestati. Per Israele invece i soldati semplicemente sparano per legittima difesa.
Molti spiegano gli attacchi all’arma bianca compiuti in prevalenza da giovani con la frustrazione che attraversa la nuova generazione palestinese di fronte a quasi 50 anni di occupazione militare israeliana. Per il premier israeliano Netanyahu invece gli attacchi sarebbero causati dal fanatismo religioso e dall’istigazione che, a suo dire, arriverebbe dai mezzi d’informazione. Ieri sera Netanyahu ha paragonato gli attacchi compiuti dall’Isis a Bruxelles agli accoltellamenti palestinesi.
qui la storia completa raccontata da Robert Mackey, nel sito The Intercept (diretto da Glenn Greenwald, Wikipedia spiega chi è)
Interessante e giusto l’articolo ma guarda che negli USA i poliziotti non scherzano!
Il fatto che ” il 27 marzo del 2016 un uomo ha sparato vicino alla Casa Bianca, a Washington, ferendo anche un poliziotto, è stato poi fermato e arrestato” (anziché ucciso) ha destato grande meraviglia.
Negli Stati Uniti i poliziotti ti ammazzano se credono che hai un’arma in mano o in tasca… e quasi sempre la fanno franca.
sì, anche negli Usa, troppo spesso, la normalità è: prima spara, poi vedi chi era e perché.
una volta è capitato il contrario, proprio quando in Palestina e Israele non succede mai, il contrario.
un’eccezione non fa primavera, si sa.