Romano Luperini: lettera agli insegnanti
di Romano Luperini (ripresa dalla pagina web dell’editore Palumbo)
Cari insegnanti,
mi rivolgo a voi in un momento difficile per la società italiana e per la scuola. È in corso un tentativo di imporre contenuti assurdi e impropri (Dante come fondatore della cultura di destra nel nostro paese), di subordinare sempre più la scuola alle leggi del mercato e ai bisogni della economia e anche di dividere gli insegnanti attraverso gabbie salariali che porterebbero a un conflitto fra docenti meridionali e settentrionali. Divide et impera. Si sta assistendo insomma a un vero a proprio attacco alla scuola pubblica e alla sua funzione formativa.
Cari insegnanti, la Costituzione vi chiede di formare dei cittadini, non dei consumatori o dei produttori. Voi entrate ogni giorno in aula per insegnare la letteratura e insieme la democrazia. Dovete preparare i giovani a leggere e a commentare un testo letterario; e ciò comporta anzitutto studiarlo oggettivamente nella sua autonomia rispetto al lettore, considerarlo nelle sue componenti storicoculturali e letterarie, linguistiche e stilistiche; ma poi dovete anche sollecitarne la interpretazione, che comporta invece la partecipazione del lettore, chiamato a esprimere il significato per noi di un testo. Non solo e non tanto il significato per me, ma potenzialmente un significato per la intera comunità dei lettori. Lo studio della letteratura insomma è anche educazione civile, insegnamento di democrazia: a tutti è data la possibilità di parlare liberamente e di interpretare un testo, ma prima ognuno deve sapere ciò di cui si parla, conoscere l’argomento su cui prende la parola. La classe come “comunità ermeneutica” presuppone questa partecipazione collettiva interpretante e questa scuola democratica.
Per annullare o ridurre questa funzione democratica sempre più si tende a trasformarvi in tecnici dell’insegnamento, in impiegati che hanno smarrito o devono comunque smarrire la funzione intellettuale di interpreti di testi e di mediatori culturali. È un vero e proprio declassamento non solo del vostro ruolo, ma della cultura e della stessa letteratura.
Cari insegnanti, ho dedicato la mia vita in gran parte alla scuola. E se mi rivolgo a voi, è anche per un impegno con voi condiviso e durato alcuni decenni e in nome di questa lunga lotta comune. Esistono ancora degli spazi di libertà, sempre più marginali, è vero, ma esistono. Cerchiamo di riempirli di contenuti di senso. Facciamo in modo che ogni lettura in classe di un testo letterario divenga una occasione per restare fedeli al compito che la Costituzione repubblicana ci assegna.