Lezione introduttiva sulla fantascienza…
… all’università dell’Insubria
di Luigi Petruzzelli (a cura di Mauro Antonio Miglieruolo) Il post di oggi è il primo di 6 (il secondo e il terzo li troverete oggi, alle ore 12 e alle ore 19; gli ultimi tre mercoledì prossimo 11 dicembre alle ore 7, alle 12 e alle 19) nei quali sono stati suddivisi gli appunti della lezione introduttiva sulla fantascienza che Luigi Petruzzelli (vedi più avanti una breve presentazione dell’autore) ha tenuto presso l’Università dell’Insubria il 02/10/2013 (Rev. 01 del 2013-10-23). Il taglio della lezione e (virtù somma di Petruzzelli) l’aver lasciato parlare ampiamente gli “addetti ai lavori” e “opinionisti” della fantascienza, tanto da determinare un panorama abbastanza completo di quest’ultima, ha convinto Daniele Barbieri e chi scrive a sottoporre l’elaborato all’esame di lettori e lettrici del blog.
Siamo convinti che l’elaborato verrà accolto positivamente e aspettiamo i vostri commenti. (Mauro Antonio Miglieruolo)
Essendo i diritti del testo riservati (Copyright © 2013 Luigi Petruzzelli – www.edizionidellavigna.it), per ogni uso che se ne intendesse fare sarà opportuno contattare l’autore. Persona per altro gentile e disponibile, oltre che minuzioso e attento editore che sta tirando su una buona Casa Editrice di Fantascienza.
Chi è l’autore
Luigi Petruzzelli è nato a Milano nel 1967. Ha cominciato a leggere fantascienza prima dei dieci anni, e ne è diventato fan e collezionista da ragazzo. Si è laureato in matematica con il massimo dei voti nel 1991 e, dopo aver insegnato matematica, fisica, informatica nelle scuole superiori per alcuni anni, ha lavorato fino al 2009 come consulente per l’assicurazione di qualità del software e la gestione di progetti software. Nel 2007 ha fondato le Edizioni Della Vigna, casa editrice specializzata in fantascienza (oltre il 70% del catalogo), e dal 2009 ci lavora a tempo pieno occupandosi, oltre alle funzioni proprie del titolare, di editing e traduzione di alcuni volumi. Ha anche curato qualche antologia, tra le quali L’orizzonte di Riemann su fantascienza e matematica e Un calice di soli, un piatto di pianeti, su fantascienza e cibo. Insieme ad Antonio Bellomi cura la collana Quasar. Nel suo (scarso) tempo libero si diverte a suonare il pianoforte, a dipingere, a scrivere poesie (in metrica), a cucinare, a trastullarsi con un microscopio o un telescopio… e con i giochini per PC.
Introduzione
Il primo corso universitario di science fiction è stato tenuto al City College di New York da Sam Moskowitz nel 1953[1]. Qui in Italia siamo in ritardo solo di sessant’anni…
Per parlare esaurientemente di fantascienza sarebbero necessari molti libri; noi ci accontenteremo di due ore e mezza, quindi ci limiteremo a una succinta esposizione di quelli che ritengo i punti essenziali. In particolare, in questa sede parleremo soprattutto di fantascienza letteraria negli Stati Uniti.
Intanto, com’è vista la fantascienza, per lo meno in Italia, tra i non appassionati? Cito solo qualche esempio. Nel parlare comune, se qualcosa è impossibile si dice che “è fantascienza”; per altri sono “tutte stupidate”; un noto presentatore ormai defunto, parlando alla televisione in una delle poche TV nazionali esistenti all’epoca, la definì, sciaguratamente, “fantascemenza”; per altri sono solo mostri, l’autore Donato Altomare (vincitore di tutti i maggiori premi italiani per il genere) in più di una presentazione o intervista la vede confondere con gli UFO e gli pongono la fatidica domanda: “Ma allora crede agli UFO?”, quando stavo per diventarne editore più di uno mi chiese se allora avevo intenzione di scrivere (sic!) letteratura per bambini, e potrei continuare.
Insomma, nell’immaginario popolare italiano il concetto di fantascienza non è certo ben considerato. Ma sapete chi è l’autore italiano di fantascienza più conosciuto negli USA? Italo Calvino, che forse proprio l’ultimo arrivato in campo letterario non è.
Del resto, “Pare che quando Ludovico Ariosto arrivò dal cardinale Ippolito d’Este con la versione finale dell’Orlando Furioso, il destinatario lo guardasse ad occhi spalancati, apostrofandolo così: «Messer Lodovico, dove mai avete pigliato tante castronerie?» Se ne potrebbe dedurre che l’indole nazionale sia sempre stata poco clemente verso il fantastico […] ma sarebbe una conclusione parziale”[2].
E allora vorrei cominciare con questo, visto che stiamo parlando (ma non parleremo!) di “letteratura per bambini”:
Da Lungo la strada dei ricordi, Mike Resnick[3]
(racconto finalista al premio Hugo 2006)
Gwendolyn caccia un dito nella torta, lo estrae, e lo lecca con un sorriso felice stampato in volto.
«Mi piacciono i compleanni!» dice, ridacchiando deliziata.
Mi piego per ripulirle il mento da un po’ di glassa.
«Cerca di stare più attenta,» dico. «Non vorrai doverti fare un bagno prima di aprire il tuo regalo.»
«Regalo?» ripete lei eccitata, gettando un’occhiata intenta sul pacchetto avvolto nella carta colorata con un grande fiocco di raso. «È ora del mio regalo? È ora?»
«Sì, adesso,» rispondo. Sollevo il pacchetto e glielo porgo. «Buon compleanno, Gwendolyn.»
Strappa la carta, la spinge di lato, e apre il pacchetto. Un istante più tardi lancia un gridolino felice e tira fuori la bambola di pezza. «È proprio il giorno più bello della mia vita!» annuncia.
Io sospiro e cerco di trattenere le lacrime.
Gwendolyn ha ottantadue anni. È mia moglie da sessanta.
Cos’è la SF?
Così pare che la fantascienza non siano solo mostri e UFO. Ma cos’è? C’è qualcuno che ha provato a darne una definizione? Il fatto è che ci hanno provato in molti, sicuramente a centinaia… e ancora non si sono messi d’accordo. Riporto qualche “definizione” o “osservazione”.
Cominciamo con una domanda che bene si attaglia al sentire comune. “Cos’è la Fantascienza? Un’accozzaglia di stupide fantasie infantili, che ci fanno dimenticare i veri problemi della vita?” (Giuseppe Caimmi)
Nemmeno i dizionari sono molto d’accordo su cosa sia la fantascienza. Ecco qua qualche definizione:
“Narrazione o rappresentazione di vicende fantastiche, apparentemente o parzialmente fondate su elementi scientifici.” (Devoto-Oli)
“Genere della narrativa e della cinematografia che si basa sull’anticipazione di vicende ambientate in ipotetici mondi futuri.” (Sabatini-Coletti)
“Invenzione fantastica fondata su elementi scientifici / Letteratura di fantascienza, quella che intreccia avventure fantastiche, spec. interplanetarie e avveniristiche, con verità scientifiche.” (Gabrielli)
Come si vede quella del Devoto-Oli appare troppo estensiva, quella del Sabatini-Coletti troppo ristretta.
Ora qualche definizione di autore o critico.
“La fantascienza è quel genere di narrazione in prosa che tratta di situazioni che non potrebbero verificarsi nel mondo oggi conosciuto, ma che sono ipotizzate sulla base di innovazioni scientifiche o tecnologiche, o pseudoscientifiche o pseudotecnologiche, di origine sia umana che extraterrestre.”(Kingsley Amis)[4]
“Si può definire fantascienza quel genere di letteratura che tratta le reazioni degli esseri umani ai cambiamenti della scienza e della tecnologia.” (Isaac Asimov)
“Mostrare altri mondi, descrivere possibili società future e i problemi in attesa dinnanzi a noi, non è sufficiente. Lo scrittore di fantascienza deve mostrare come questi mondi e questi futuri influenzino gli esseri umani. E anche qualcosa d’altro, molto più importante: egli deve mostrare come gli esseri umani possano ed effettivamente riescano a creare questi mondi futuri.” (Ben Bova)
“La narrativa non è altro che scrivere i propri sogni. La fantascienza è composta dalle speranze, dai sogni, dalle paure (per alcuni i sogni sono incubi) di una società fondata su basi tecnologiche.” (John W. Campbell)
“Il metodo scientifico implica l’affermazione che una teoria ben formulata non si limiti a spiegare ogni fenomeno conosciuto, ma sia in grado di predire fenomeni nuovi non ancora scoperti. La fantascienza cerca di fare più o meno lo stesso… e riscrive, sotto forma di storia, come appaiono i risultati quando vengono applicati non solo alle macchine, ma anche alla società umana.” (John W. Campbell)
“La fantascienza è un gigantesco repertorio dell’immaginario contemporaneo, una massiccia raccolta di studi sulla psicologia dell’uomo che verrà, un’esplorazione sistematica e vorticosa dei paesaggi che qualcuno, dopo di noi, abiterà.” (Antonio Caronia)
“La fantascienza è un genere di narrativa basato su qualche sviluppo immaginario della scienza, o sull’estrapolazione di una tendenza della società.” (Basil Davenport)
“Forse la definizione più chiara è che la fantascienza è la letteratura dell’“e se”. E se potessimo viaggiare nel tempo? E se abitassimo su altri pianeti? E se fossimo entrati in contratto con gli alieni? E così via. Il punto di partenza è che lo scrittore immagina che le cose siano diverse da come sappiamo che sono.”(Christopher Evans)
“La fantascienza è il ramo della letteratura che si occupa degli effetti del cambiamento sulla gente nel mondo reale, per quanto possa essere proiettato nel passato, nel futuro, o in luoghi lontani. Spesso si occupa del cambiamento scientifico o tecnologico, e di solito implica questioni la cui importanza è maggiore di quella dell’individuo o della comunità; spesso la civiltà o la stessa razza umana sono in pericolo.” (James Gunn)
“Speculazione realistica su possibili eventi futuri, basata in modo solido sulla conoscenza adeguata del mondo reale, passato e presente, e su una comprensione esaustiva della natura e del significato del metodo scientifico. Per fare in modo che questa definizione copra tutta la fantascienza (e non solo quasi tutta) è necessario togliere solo il termine futuri.” (Robert A. Heinlein)
“La fantascienza è quello che intendiamo quando la nominiamo.” (Damon Knight)
“La fantascienza è quel genere narrativo che si occupa dei possibili effetti sull’umanità di una tecnologia o un sistema sociale modificati in un futuro immaginario, un presente modificato o un passato alternativo.” (Barry N. Malzberg)
“La fantascienza è un genere in cui l’ambientazione è diversa dal nostro mondo, e in cui la differenza è basata sulle estrapolazioni tratte da uno o più cambiamenti o ipotesi; perciò, un genere in cui la differenza è spiegata (esplicitamente o implicitamente) in termini scientifici o razionali, e non soprannaturali.” (Jeff Prucher)
“Una storia di fantascienza è una storia costruita intorno a esseri umani, con un problema umano e una soluzione umana, che non sarebbe accaduta affatto senza il suo contenuto scientifico.” (Theodore Sturgeon)
“La fantascienza è una nuova mistica… È la resurrezione della poesia epica: l’uomo e il suo superamento da se stesso, l’eroe e le sue imprese, la lotta con l’ignoto. È proprio in questa doppia tentazione, mitica o mistica insieme, che si legge l’avvenire, e in gran parte il presente, della letteratura e della fantascienza.” (Boris Vian)
E sulla differenza tra fantascienza e fantasy:
“Per essere fantascienza, non fantasy, deve essere presente un genuino sforzo di estrapolazione da ciò che si sa per prevedere il futuro.” (John W. Campbell)
“La fantascienza è qualcosa che potrebbe accadere, ma di solito non si vorrebbe che accadesse. Il fantasy è qualcosa che non potrebbe accadere, anche se spesso lo si desidererebbe.” (Arthur C. Clarke)
“Il fantasy è l’impossibile reso probabile. La fantascienza è l’improbabile reso possibile.” (Rod Serling)
* * *
Quindi date voi la definizione che preferite, e sicuramente non sarà sbagliata. Per conto mio, la mia favorita è quella di Norman Spinrad: “Fantascienza è ciò che viene pubblicato come fantascienza”. Anche se ormai, vista la contaminazione tra generi, non è più così vera.
Torniamo alla domanda di Caimmi riportata in precedenza. Questa è la sua risposta.
“La Fantascienza è una produzione letteraria fortemente influenzata dalla scienza moderna. Ha degli aspetti romantici perché si distacca dalla realtà accettata, ma lo fa con il rigore del metodo scientifico. Perciò la Fantascienza è una narrativa spiccatamente di speculazione, riflessione, idee, ipotesi, per comprendere la natura umana.” (Giuseppe Caimmi)
Spunto di riflessione. In inglese il termine è science fiction, narrativa scientifica. In italiano diventa fantascienza (nel titolo della prima collana specializzata è Scienza Fantastica, denominazione che non si fece strada nell’uso comune). Noi anteponiamo in questo termine, linguisticamente, la fantasia alla scienza. Dipende anche dal fatto che in Italia la “vera” cultura è quella umanistica, e quella scientifica è spesso considerata una cenerentola?
Sulla capacità predittiva della fantascienza
In una certa visione “popolare”, l’obiettivo principale della fantascienza è quello di “predire il futuro”. È vero che la storia di questo genere è colma di esempi di predizione del futuro: Clarke (scrittore e astronomo) si lamentò di aver perso l’occasione di diventare miliardario perché ha sostanzialmente inventato le telecomunicazioni tramite satelliti artificiali, in un racconto di Murray Leinster (A logic named Joe, 1946) troviamo qualcosa che somiglia vagamente a Internet (anzi, a una Internet impazzita), R. A. Heinlein si inventa i COBAS (beh, più o meno) in The Roads must roll (1940), Edmond Hamilton un mantello dell’invisibilità simile a quello in sperimentazione da alcuni anni (Dweller in the Darkness, 1939), il romanzo Ralph 124C41+ di Hugo Gernsback è colmo di riferimenti a invenzioni moderne, per non parlare dei molti richiami presenti nella fantascienza sociologica. E tanti altri.
Ma forse l’esempio più clamoroso è quello che coinvolse Cleve Cartmill e la rivista Astounding, nel pieno della seconda guerra mondiale. Per gusto aneddotico lo riportiamo nella versione raccontata da Mike Resnick[5].
[…] Spostiamoci avanti di cinque anni, nel marzo 1944, quando Astounding, allora diretta da John Campbell, pubblicò un raccontino poco memorabile intitolato Deadline (Termine ultimo), di Cleve Cartmill.
Divenne una delle opere più celebri nella storia delle riviste professionali… non per la sua qualità, che era minima, ma perché le portò all’attenzione ufficiale del governo per la seconda volta.
Eravamo coinvolti nella seconda guerra mondiale, e all’inizio del 1944 il Progetto Manhattan (quello che condusse alla bomba atomica) era ancora il nostro segreto maggiormente custodito.
E il racconto di Cartmill, che sfruttava la conoscenza e i dati disponibili a chiunque, riguardava la costruzione di una bomba atomica che impiegava uranio 235.
La settimana in cui uscì il racconto, l’FBI e altre agenzie governative fecero visita a Cartmill; tutte chiedevano come avesse fatto a rubare i segreti della bomba. Lui fece rilevare che i suoi “segreti” erano di pubblico dominio. Ciononostante fu ammonito di non mettere più a repentaglio la sicurezza nazionale, sotto pena di conseguenze davvero terribili.
I rappresentanti del governo poi si recarono nell’ufficio di Campbell, il quale spiegò loro, come solo Campbell era in grado di fare, che se non fossero stati degli zucconi ignoranti avrebbero saputo esattamente dove aveva preso le sue informazioni Cartmill, e che Astounding dava spazio a storie sull’energia atomica da anni. Cercarono di minacciarlo per fare in modo che promettesse di non pubblicare più storie sull’energia atomica fino alla conclusione della guerra. Campbell non prese bene le minacce, e permise loro di andarsene solo dopo avergli dato una bella strigliata ed essersi rifiutato categoricamente di censurare i suoi autori.
OK, e così qualche volta la fantascienza ci ha preso. Ma… in media? Se andiamo a confrontare quanto descritto nelle opere di fantascienza e poi verificatosi rispetto a quanto non si è verificato, la bilancia pende decisamente a favore di quest’ultimo. Certo, quando si formulano tante ipotesi poi qualcuna è vera; ma sicuramente il valore della fantascienza non sta nel predire il futuro, quasi gli scrittori avessero la sfera di cristallo. Però… però un po’ di fantasia agli scienziati non guasta, e così alcune idee possono sbocciare leggendo racconti di questo genere. Chissà che a furia di cercare il segreto per i viaggi più veloci della luce descritti in tante storie non si riesca davvero a scoprire il modo di realizzarli.
Ricapitolando
Da quanto sopra si evince che ciascuno preferisce sottolineare uno o più aspetti della fantascienza. Per quanto mi riguarda, anche se posso leggere volentieri un romanzo in cui ci sono laser al posto di colt, astronavi invece di cavalli e gli alieni sostituiscono gli indiani, preferisco la fantascienza che mi offre spunti di riflessione: sull’universo, sulla scienza, sul destino dell’uomo. E deve sempre essere plausibile (scienza!). Poi, può fare tranquillamente da “contenitore di generi”, ma sempre all’interno di questa cornice. E certo non disprezzo una componente idealista e sognatrice: si deve pensare al futuro per poter cambiare il presente.
In questo senso, la fantascienza è rivoluzionaria.
La lista riportata di seguito si intende parziale. Per ulteriori opere rimandiamo a La fantascienza italiana nella prima metà del XX secolo in [PET08], Gli antesignani in [GHE09], pagg. da 15 a 22 di [BSE05], la pagina http://amazingstoriesmag.com/2013/09/ten-essential-sf-tales-part-1-way-shelley/ e la pagina di Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Fantascienza .
Epopea di Gilgamesh (circa 2500 a.C.). Poema epico di ambientazione sumerica, in cui Gilgamesh, re in parte umano e in parte divino, dopo la morte del compagno Enkidu, cerca il segreto dell’immortalità. Tale segreto è custodito da un sopravvissuto al diluvio universale, per raggiungere il quale Gilgamesh dovrà superare parecchie prove tra cui una lotta contro gli uomini scorpione. Un po’ il precursore dei “supereroi”. Come curiosità, segnaliamo che Robert Silverberg (vedremo più avanti chi è) ha dedicato a Gilgamesh un romanzo, Gilgamesh the King (1984).
Omero – Odissea (IX sec. a.c.?).
Luciano di Samosata – Una storia vera e Icaromenippo (II sec. d.C.). Una storia vera contiene un viaggio sulla Luna, la guerra tra gli abitanti della Luna e del Sole, l’avventura all’interno di un enorme pesce. Nell’Icaromenippo, Menippo, con ali di aquila e avvoltoio, viaggia prima fino alla Luna, da cui osserva “con occhio d’aquila” ciò che accade sulla Terra, poi supera il Sole, viaggia tra gli astri e raggiunge la dimora degli dei, dove parla con Zeus.
Le Mille e una Notte (X sec.). Alcuni racconti contengono elementi “fantascientifici”.
Beowulf (circa 1000). Poema epico basato sullo scontro tra l’eroe e il mostro.
Dante Alighieri – La Divina Commedia (circa 1310-1320). Il viaggio nell’oltretomba può essere considerato un elemento fantastico. E il fatto che la descrizione dell’universo che fa Dante sia perfettamente coerente con le conoscenze dell’epoca possono addirittura renderlo fantascientifico.
Thomas Moore – Utopia (1516). Viene descritto il viaggio di tal Raphael Hythlodaeus in un’isola immaginaria in cui ha sede una società ideale. È interessante notare, secondo quanto riportato su Wikipedia, che “ciò che inizialmente ispirò Tommaso Moro alla stesura di Utopia fu, probabilmente, la traduzione dal greco al latino di alcuni scritti di Luciano”. Ah… e “Gli utopiani trascorrono il loro tempo libero leggendo classici, occupandosi di musica, astronomia e di geometria”. Proprio come ai nostri tempi, in cui potremmo avere tanto tempo libero…
Teofilo Folengo – Baldus (1517). Contiene un viaggio nell’inferno.
Ludovico Ariosto – L’Orlando Furioso (1532). Tra le altre cose, Astolfo va sulla Luna a riprendere il senno di Orlando.
Tommaso Campanella – La Città del Sole (1602). Altro esempio di utopia.
Giovanni Keplero – Somnium (circa 1620-1630, pubblicato postumo nel 1634). Secondo Carl Sagan e Isaac Asimov, la prima opera di fantascienza[6]. Contiene la descrizione di un viaggio sulla Luna.
Cyrano de Bergerac – L’autre monde ou Les ètats et empires de la lune (1657, postumo). Descrizione di un viaggio sulla Luna, con tanto di seleniti.
Jonathan Swift – Gulliver’s Travels (1726). Romanzo satirico sotto forma di resoconto di viaggio, sono descritte anche società “aliene” (l’isola fluttuante di Laputa, gli Houyhnhnms; interessante anche l’accenno agli struldbrugs, immortali ma vecchissimi e reietti). Curiosità: il romanzo contiene una descrizione abbastanza accurata dei satelliti di Marte, scoperti successivamente (1877, ma c’erano già state ipotesi di Keplero sulla loro esistenza).
Giacomo Casanova – Jcosameron (1788). Si racconta un viaggio al centro della Terra, abitato dai “Megamicres”.
* * *
Sorge spontanea la domanda: ma quelli dell’elenco sopra sono fantascienza? (Per inciso, da alcuni la Divina Commedia non è considerata fantascienza ma fantasy.)
Secondo me, no. Non ritengo sufficienti elementi fantastici (che hanno sempre accompagnato l’umanità) per definire un’opera “fantascienza”. Tuttavia, spesso si segue il criterio del “meglio abbondare”, lasciando poi al lettore la decisione in merito all’appartenenza all’uno o all’altro genere[7].
Per esempio, certamente nell’Ottocento Una storia vera non era e non poteva essere considerata di fantascienza. Riporto un passo dell’epoca, tratto da [LUC61].
La Storia vera è un racconto immaginario che diletta non pure per la novità e piacevolezza dell’argomento e dello stile, e per le varie invenzioni bizzarre, ma ancora perché tutte queste invenzioni sono piccanti allusioni a molte favole e maraviglie contate dagli antichi poeti, storici, e filosofi, dei quali non si dicono i nomi, perché le allusioni sono chiare. Così Luciano stesso ci dice quale è la natura e lo scopo di questo suo scritto. Noi non possiamo riconoscervi tutte le allusioni, perché ben pochi scrittori antichi sono pervenuti sino a noi; ma possiamo ben riconoscervi un’ardita fantasia, che inventa le più matte cose del mondo con una larga vena di motti e di frizzi, un dettato facile e piacevole. Luciano vuole mordere con questi due libri di Storia vera tutti gli scrittori di storie e di viaggi che contavano bugie, e il volgo se ne piaceva, e le teneva per verità: li trafigge in mille modi, li strazia, e, infine, li pone nell’isola dei malvagi, dove dice di aver veduto Ctesia di Gnido, Erodoto ed altri che erano puniti per aver contato maraviglie e bugie. Santa cosa è amare la verità, ma questa non è sempre realtà palpabile: e non è ragionevole tenere per falso tutto ciò che si allontana dai nostri costumi, dalle nostre idee, dal nostro modo di sentire, tutto ciò che noi non sappiamo per nostra ignoranza. Erodoto fu tenuto bugiardo dagli antichi, e certamente molte cose esagerò, inneggiando anzi che raccontando le imprese dei Greci: ma l’esperienza, le ricerche e le conoscenze di molti secoli hanno confermate per vere molte cose che Erodoto affermò intorno ai luoghi e ai costumi di altri popoli: ed oggi Erodoto non è tenuto sì bugiardo come lo teneva Luciano. Ma il satirico ride anche dei suoi amici; e la battaglia tra gli abitanti del Sole e quei della Luna nel primo libro di questa Storia vera, è una parodia della gran battaglia navale tra i Corciresi ed i Corintii, descritta nel primo libro della Storia di Tucidide. Questa Vera istoria, nella quale Luciano si protesta di non dire nessuna verità, ne contiene una importante per noi, ed è che la poesia era ridotta ad un favoleggiare vuoto, ad un puro giuoco di fantasia, non era più ispirazione del cuore, non rappresentava più la vita dell’intelletto e del sentimento ellenico. Luciano si ride non pure delle favole raccontate dagli storici e dai viaggiatori, ma anche delle invenzioni poetiche di Omero. Noi sappiamo come lui che quelle sono invenzioni, ma sono invenzioni viventi, credute e sentite dal poeta che le fa sentire e credere anche a noi, mentre ce le racconta: e perché sentite sono vere e belle; mentre queste fantasie di Luciano da lui stesso non sentite né credute, ci riescono fredde. Non valgono motti, leggiadrie, eleganze a farle vive: vi bisogna qualcosa che qui non è, che esca del cuore, dov’è la fonte vera di tutte le ispirazioni e di ogni poesia. Però questo poetare tutto fantastico doveva necessariamente o cessare o unirsi a qualche sentimento: ed essendo già spenti i sentimenti nobili, si appigliò all’amore sensuale, solo che esistesse potente in secolo corrotto. Così nacquero i tanti racconti erotici che cominciano ad apparire in questo secolo, e sono tanto comuni nei secoli che seguirono.
In un altro commento, decisamente più recente, la traduttrice Maurizia Matteuzzi nella sua introduzione[8] a Una storia vera non fa cenno all’appartenenza al genere fantascientifico (ma cita elementi fantascientifici nell’Icaromenippo: “l’idea del volo […] e dell’annullamento delle proporzioni spaziotemporali […] non manca molto all’intuizione della macchina del tempo”[9]).
E anche secondo Kingsley Amis, “Una storia vera… eppure, anche così, è difficile definirla un’opera di fantascienza perché essa accomuna deliberatamente fatti strabilianti su fatti strabilianti all’unico scopo di creare effetti comici”[10]. E ancora: “[…] anche se gli storici della fantascienza sostengono che a quei tempi le uniche speranze di raggiungere la luna stavano nel sognar demoni, io non riesco a convincermi che il Somnium [di Keplero], come la Storia Vera, siano qualcosa di diverso da una semplice storia di fantasia”[11].
Insomma, ci troveremmo nell’ambito più generale del fantastico, e non in quello più circoscritto della fantascienza. Del resto, provate ad andare a dire a un’insegnante di liceo, e forse non solo di liceo, che la Divina Commedia è fantascienza o magari fantasy… Comunque, i racconti fantastici di Luciano stanno nella mia sezione di biblioteca dedicata ai classici, non alla fantascienza. Come pure Divina Commedia, Orlando Furioso, Odissea, Baldus,...
Spunto di riflessione: è possibile che il tentativo di ascrivere alla fantascienza opere classiche sia un modo per dare una patina di letteratura “alta” a quella che da molti è considerata paraletteratura?
[7] Scrive Riccardo Valla in [PET08], pag. 6: “Questo ricorda l’uso di certi critici americani di inserire nel fantastico anche il poema di Dante, ma il criterio ci sembra valido: elencare le opere che per qualche aspetto “congetturale” possono rientrare nel fantastico e lasciare che siano i lettori, una volta che li abbiano letti, a decidere se rientrano nel campo o se sono solo marginali. Meglio abbondare”.