LEZIONE INTRODUTTIVA SULLA FANTASCIENZA… (4)
… all’università dell’Insubria
Di Luigi Petruzzelli
La prima parte può essere letta qui; la seconda qui; la terza qui.
La svolta degli anni Trenta: Astoundindig.
Per semplificare, riportiamo uno schema degli stadi della fantascienza. Tale schema non è propriamente corretto[1], ma può essere utile per un primo orientamento.
a) Fase avventurosa iniziale, del tutto ingenua, caotica e oggi priva di interesse (anni dal 1926, o anche prima, al 1939).
b) Fase “tecnologica” molto più sofisticata, nella quale si affermano alcuni tra gli autori più importanti: Asimov, Heinlein, van Vogt (anni dal 1939 al 1950).
c) Periodo “sociologico”, in cui emergerebbe per la prima volta un vero impegno civile e politico, e di pari passo si avrebbe una maggior finezza narrativa (anni 1950-1960).
d) Epoca dei grandi cambiamenti: “new wave” inglese, sperimentalismo americano, impegno stilistico e ideologico, spostarsi dell’attenzione (è uno dei luoghi più diffusi) dallo spazio “esterno” a quello “interno”, dalle cose all’uomo. Avvento di autori come J. G. Ballard, e di quanti saranno capaci di seguirlo (anni dal 1960 al 1970).
Tornando alle nostre riviste, all’inizio degli anni Trenta abbiamo il proseguimento di Wonder Stories, che nel 1936 diventerà Thrilling Wonder Stories; ma l’avvenimento più interessante è la nascita nel 1930 di Astounding Stories of Super Science (che continua anche oggi le pubblicazioni con il nome di Analog, assunto all’inizio degli anni Sessanta), inizialmente diretta da Harry Bates (dal 1933 da Orlin Tremaine). Astounding “doveva essere una rivista d’avventure, con tanta fantascienza quanta ne bastava per giustificare il «super science» del titolo.”[2]
Dal punto di vista letterario, da un lato assistiamo all’affinamento della tecnica delle opere e, naturalmente, a nuove idee. Curiosità: Astounding pagava due centesimi a parola all’accettazione del racconto, mentre le testate di Gernsback pagavano mezzo centesimo a parola alla pubblicazione del racconto[3]. Se foste stati scrittori, a chi vi sareste rivolti per primo? Fatto sta che per la fine del 1934 Astounding era diventata la rivista di riferimento.
Ma la svolta di Astounding avvenne alla fine del 1937, quando John W. Campbell jr. fu nominato suo direttore. Campbell aveva già scritto qualche storia, alcune sotto lo pseudonimo di Don A. Stuart, e inizia subito a impegnarsi per migliorare la rivista affidatagli (tra i suoi primi atti, niente ristampe).
Segnaliamo ora alcune opere e autori di particolare rilevanza negli anni Trenta.
Stanley G. Weinbaum[4] (1902-1935). Noto soprattutto per A Martian Odissey (1934). I personaggi sono meglio delineati, e molti dei racconti di Weinbaum sono ancora validi; purtroppo morì a soli 33 anni, altrimenti chissà quale sarebbe potuta essere la sua influenza sul genere, che già così non è trascurabile.
Edward Elmer “Doc” Smith (1890-1965). Il ciclo dell’Allodola dello spazio prosegue. Si tratta di avventure super-scientifiche che si dispiegano in un campo colossale, l’intera galassia. Oltre al ciclo della Skylark, “Doc” Smith è noto per quello dei Lensmen, il cui primo romanzo esce a puntate su Astounding a partire dal 1937. Si tratta di opere dotate di un certo fascino, ma che stilisticamente non sono confrontabili con quanto verrà di seguito (tanto che Astounding era sul punto di non pubblicarne la conclusione, nel 1947, ritenendola ormai superata[5]).
Edmond Hamilton (1904-1977) esordì su Weird Tales nel 1926. Già nel 1929 aveva sviluppato l’idea di un Consiglio dei Soli le cui leggi venivano fatte rispettare dalla Pattuglia Interstellare. Continuò a pubblicare negli anni Trenta, e per il genere in cui eccelleva fu alternativamente definito “scassamondi” o “salvatore di mondi”[6], ma fu ricco idee anche in generi diversi dalla space opera. Nel 1940 si sposò con Leigh Brackett, anch’ella scrittrice. Hamilton seppe continuamente rinnovarsi, e di periodi successivi segnaliamo in particolare il ciclo di Captain Future (1940-1951), il romanzo The Star Kings (1947) e il ciclo dei Lupi dei Cieli (1967-68).
Jack Williamson (1908-2006) fu un autore estremamente versatile e capace di restare al passo con i tempi. Iniziò a scrivere nel 1928 e continuò fino a poco prima della morte. Tra i suoi molti lavori degni di nota segnaliamo in particolare The Legion of Space (1934), in cui all’ormai tradizionale battaglia contro gli alieni si affianca un tentativo di caratterizzazione dei personaggi; il ciclo della Legione proseguirà fino al 1939 (oltre a un seguito molto successivo), ed è considerato un classico della space opera. Tra i suoi altri lavori Darker Than You Think (1948) e il ciclo degli umanoidi (il cui primo racconto, With Folded Hands, è del 1947).
Negli anni Trenta, segnaliamo anche l’importanza che inizia ad assumere il cosiddetto fandom, ovvero l’insieme dei fan della fantascienza che cominciano a organizzarsi. Del resto, non dobbiamo dimenticare che parte del pubblico dei pulp era costituito dai ragazzini (e c’è chi ci dice che o si è colti dal morbo della fantascienza prima dei quindici anni, malattia da cui poi non si guarisce, o non ci si ammala più).
Tra i primi fan segnaliamo Forrest J. Ackermann (che viveva in una casa-museo, e si è spento nel 2008) e David Kyle, fondatore nel 1948 insieme a Martin Greenberg della casa editrice Gnome Press, chiusa nel 1962, e assiduo frequentatore delle convention (l’ho incontrato a quella di Chicago del 2012). Ma l’importanza del fandom è data anche dal fatto che fu tra loro che si iniziarono a organizzare le prime convention, che si deve la nascita delle fanzine e la creazione di circoli che in alcuni casi daranno frutti all’editoria professionale (il più noto è forse quello dei Futurians che comprendeva tra gli altri Isaac Asimov, James Blish, Damon Knight, Cyril Kornbluth, Robert A.W. Lowndes, Judith Merril, Frederik Pohl, Donald A. Wollheim).
Vorrei aggiungere due parole sulle fanzine. A partire dalla rubrica di posta lanciata da Gernsback, si moltiplicano i contatti tra fan, che creano delle associazioni (una di queste, la Science Fiction League, faceva proprio capo a Gernsback, che la fondò nel 1934[7] pubblicizzandola sulle sue riviste con tanto di logo, diploma e spillette). Da queste associazioni scaturiscono delle “riviste” amatoriali, preparate con scarsi mezzi, che presentavano informazioni o racconti: le cosiddette fanzines (contrazione di fan e magazines). In Italia nasceranno a partire dal 1962 con Futuria Fantasia, seguita dalla metà degli anni Sessanta da molte altre (Verso le Stelle, L’Aspidistra,...).
* * *
Per capire fin dove si spingesse l’impegno dei fan, e la malizia degli editori, riporto un divertente aneddoto narrato da Mike Resnick[8].
Vi racconterò una storiella sul Mistero Shaver. Quando curavo delle riviste per uomini alla fine degli anni Sessanta, tra gli altri mi avvalevo di un artista pieno di talento con qualche anno più di me, Bill Dichtl. Un giorno ci mettemmo a chiacchierare, e scoprimmo di essere entrambi dei fan di science fiction, e Bill mi raccontò le sue avventure con il Mistero Shaver.
Alla fine degli anni Quaranta era un quattordicenne abbonato ad Amazing, e abitava a Chicago (dove si pubblicava Amazing); un giorno ricevette una telefonata misteriosa, che gli chiedeva se avrebbe voluto rendersi utile nella guerra segreta contro i Deros. Naturalmente accettò. Gli fornirono un indirizzo a cui recarsi la sera di venerdì, e fu ammonito di non parlare a nessuno dell’appuntamento.
Così la sera di venerdì Bill sgattaiolò fuori casa e si recò coscienziosamente a quell’indirizzo, che si rivelò essere la sede dell’impero editoriale della Ziff-Davis. Salì in ascensore fino al piano indicato, si ritrovò in un corridoio buio, vide una luce filtrare dasotto una porta all’estremità del corridoio, camminò fino alla porta, notò che era il numero di stanza che gli era stato comunicato, ed entrò. C’era un lungo tavolo, intorno al quale sedevano forse una dozzina di ragazzini coscienziosi.
Bill prese una sedia, e attesero in silenzio. Circa dieci minuti più tardi un piccolo gobbo entrò nella stanza. Era Ray Palmer, naturalmente. Spiegò che presto i Deros avrebbero compiuto la loro mossa contro l’umanità ignara, ed era dovere dei ragazzi seduti in quella stanza trascorrere il resto della notte avvisando quanta più gente possibile della battaglia imminente in modo che non fossero colti di sorpresa.
Aveva elenchi con migliaia di indirizzi, che i ragazzi copiarono scrupolosamente su buste bianche. Aveva migliaia di “avvisi” piegati e pinzati che loro misero nelle buste. Finirono all’alba, e Palmer fece giurare loro di mantenere il segreto, ringraziandoli per aver contribuito a salvare l’umanità.
Bill si era ficcato in tasca una copia dell’avviso, da dare ai suoi genitori, nel caso in cui non fossero stati compresi nell’elenco. Tornando a casa in metropolitana lo aprì, lo lesse… e scoprì che Palmer aveva imbrogliato i ragazzi, facendo preparare loro la spedizione di migliaia di avvisi di rinnovo dell’abbonamento.
Le basi del decennio d’oro di Astounding vengono gettate nel 1939, anno in cui esordiscono Robert A. Heinlein, Alfred Elton van Vogt, Theodore Sturgeon, Isaac Asimov (quest’ultimo però sulle pagine di Amazing). Ne parleremo a breve, nella parte dedicata agli anni Quaranta. E sempre nel 1939 viene pubblicata, ancora sotto la direzione di Campbell, una rivista di fantasy, ritenuta dai più la migliore: Unknown.
Inoltre tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta assistiamo alla nascita di molti pulp dedicati alla fantascienza, tra i quali citiamo Marvel Stories (1938), Startling Stories (1939), Planet Stories (1939), Fantastic Adventures (1939), Famous Fantastic Mysteries (1939), Astonishing Stories (1940).
Facciamo ora un balzo attraverso l’oceano, e accenniamo a cosa accade in Inghilterra, che con Wells era stata una delle patrie del genere. Per una trattazione più approfondita, rimandiamo a [GHE11].
Ci sembra importante segnalare John Taine (pseudonimo del matematico Eric Temple Bell), con il suo The Iron Star (1930). Poi Olaf Stapledon con Last and First Men (1930), in cui racconta la storia futura dell’umanità, e Odd John (1935), “storia di un superuomo affrontata soprattutto dal punto di vista psicologico ed etico”[9]. Quindi John Russell Fearn, qui in Italia noto anche con lo pseudonimo di Vargo Statten; la sua produzione fu molto ampia (circa 120 romanzi, tra cui anche western e gialli), e lo ricordiamo soprattutto per il ciclo della Golden Amazon (ventisei romanzi apparsi tra il 1944 e il 1961, oltre a uno del 2006 di Philip Harbottle che ha riordinato il materiale lasciato da Fearn e ad altri seguiti a partire dal 2006 a opera di John Glasby). Aldous Huxley con Brave New World (1932), distopia in cui si descrive il mondo del 2540; stando a Davide Ghezzo, il suo messaggio centrale è che “la democrazia più sconclusionata è sempre migliore del più perfetto totalitarismo”[10], ed è qualcosa che vale la pena di ricordare anche oggi.
Come rivista, dopo lo sfortunato tentativo di Scoops, segnaliamo la nascita di Tales of Wonder (1937, durerà fino al 1942), e come autori gli esordi di Eric Frank Russell e John Wyndham.
E in Italia? Il tutto sarà approfondito nella lezione dedicata; qui non notiamo nulla di particolare (come non noteremo nulla di particolare negli anni Quaranta), oltre al proseguire del lavoro del già citato Motta, cui aggiungiamo Calogero Ciancimino e Armando Silvestri, già attivo dalla metà degli anni Venti. Proprio grazie ad Armando Silvestri sarebbe potuta nascere la prima rivista di fantascienza italiana, nel 1939, con il titolo di Avventure nello Spazio; ma l’idea non piacque all’editore, e non se ne fece nulla (pubblicò però Avventure nel Cielo, dedicata agli aerei) [11].
L’epoca d’oro: gli anni Quaranta e John W. Campbell
Solitamente ci si riferisce all’epoca d’oro della fantascienza come a quel che periodo che va dal 1938 al 1946 (nonostante la guerra, con la penuria di carta che si portava dietro e molti autori costretti a prestare il servizio militare; finisce poco dopo il lancio dell’atomica). La rivista di maggior influenza del periodo fu Astounding Stories, diretta da John W. Campbell. Sotto la sua direzione fiorì una scuola di nuovi talenti, e il genere acquistò la sua maturità: le storie diventano più realistiche (accuratezza scientifica, da cui la hard science fiction), e si comincia a pensare di più all’uomo, oltre che all’idea in sé, e alle ripercussioni del progresso scientifico. Anche lo stile si fa più maturo, e i racconti di quell’epoca sono in gran parte ancora godibili.
James Gunn dice tra l’altro: “[…] fino a questo momento la fantascienza era stata soprattutto un mezzo per mettere in risalto degli eroi, dei personaggi più grandi del normale, situati in luoghi strani e in circostanze assolutamente straordinarie. Questo tipo di storie non sarebbe scomparso (si sarebbero continuate a trovare nella narrativa d’avventura, nelle sopravvivenze romantiche, nella narrativa per ragazzi) ma le storie principali di fantascienza sarebbero state popolate da uomini dei loro tempi che accettavano la stranezza delle loro situazioni come realtà di tutti i giorni.”[12]
Da un punto di vista del formato, Astounding passa (novembre 1943) da pulp a digest. E, sempre dal punto di vista del formato, assistiamo alla prima diffusione dei paperback (secondo alcune fonti il primo di fantascienza è del 1941, secondo altre del 1943), libri economici, che cresceranno ampiamente negli anni Cinquanta.
Vediamo ora per sommi capi alcuni autori.
Isaac Asimov (1920-1992). Esordì nel 1939 su Amazing Stories, passando nello stesso anno ad Astounding (ma pubblicando anche su altre riviste) e risultando un autore di punta di Campbell. Ottenne il dottorato in biochimica (tanto da essere noto anche come “il buon dottore”). La sua produzione è sterminata (si parla di oltre 500 volumi), non solo nel campo della fantascienza ma anche in quello della divulgazione scientifica. Tra le sue opere migliori citiamo i primi tre volumi del ciclo della Fondazione (iniziato nel 1942), i racconti raccolti nel volume Io, robot (a partire dal 1940 con Robbie; ha inventato le ormai note tre leggi della robotica), i racconti Nightfall (1941, la cui idea parrebbe ripresa[13] da A Columbus of Space di Garrett P. Serviss) e The last question (1956)… e il romanzo Pebble in the Sky (1950), perché se ho iniziato a occuparmi di fantascienza è anche un po’ colpa sua. I suoi scritti si caratterizzano per la costruzione logica e lo stile pulito.
Robert Anson Heinlein (1907-1988) negli anni Sessanta fu il primo a pubblicare romanzi di fantascienza che divennero dei bestseller. È noto per il ciclo della Storia Futura, cornice in cui sono ambientate molte opere, che parla della storia dei due secoli successivi. Secondo James Gunn, “Il modo più efficace di discutere la storia sociale. infatti, consiste nel descrivere le società in azione e gli uomini e le donne che entrano in conflitto con le loro società […] Heinlein dovette elaborare nuovi modi di descrivere queste società, […] l’esposizione doveva essere inserita nel corso della storia senza rallentarne il ritmo”[14]. Tra le altre sue opere segnaliamo Starship Troopers (1959), Stranger in a Strange Land (1961), in cui anticipò la protesta giovanile, The Moon is a Harsh Mistress (1966).
Theodore Sturgeon (1918-1985). Scrittore che preferì la brevità del racconto alla lunghezza del romanzo, e cercò di accentuare l’aspetto umano. Tra i suoi lavori segnaliamo It (1940), Microcosmic God (1941), Killdozer! (1944), The Dreaming Jewels (1950, romanzo), More than Human (1953, romanzo).
Alfred Elton van Vogt[15] (1912-2000), canadese di nascita ma trasferitosi negli Stati Uniti. Fa un esordio “col botto”[16] nel luglio 1939, con Black Destroyer, in cui affronta il tema degli alieni da un punto di vista nuovo. Secondo James Gunn, “Le storie di van Vogt […] trattavano i temi della fantascienza come se fossero favole”[17]. I suoi romanzi, in cui spesso utilizza la figura dell’eroe-superuomo, sono generalmente caratterizzati da un ampio respiro, nel tempo o nello spazio, e sebbene il suo stile sia stato più volte criticato i suoi scritti risultano colmi di sense of wonder. All’inizio degli anni Cinquanta, in cui divenne un seguace della dianetica, si allontanò dalla fantascienza, procedendo a rilento, e riprendendo a scriverla solo negli anni Sessanta. Tra i suoi lavori citiamo il ciclo dei Fabbricanti di Armi (1941-1949), il ciclo del Non-A (iniziato nel 1945; qui la A sta per “aristotelica”, riferito alla logica), Slan (1940), Computerworld (1983).
Ray Bradbury (1920-2012). Definito “il poeta della fantascienza”, i suoi scritti sono caratterizzati da uno stile personalissimo. Tra le sue opere segnaliamo in particolare i romanzi The Martian Chronicles (1950; notiamo che in Italia fu pubblicato da Mondadori nella collana Medusa, e quindi al di fuori del “genere”) e Fahrenheit 451 (1951-1953). Ma è forse nel racconto che il suo stile è più evidente.
Clifford Donald Simak (1904-1988). Di professione giornalista, i suoi primi lavori appaiono all’inizio degli anni Trenta e sono abbastanza convenzionali; successivamente troverà il suo stile personale, spesso basato sulla tranquillità della vita rurale sul cui sfondo sono dipinti i sentimenti dei protagonisti. Tra i suoi temi preferiti, quello della fratellanza universale. Tra i suoi romanzi ricordiamo City (1944-1952), Time and Again (1951), Way Station (1963), Why Call them Back from Heaven? (1967).
George Orwell[18] (1903-1950). Sebbene gran parte della sua produzione non appartenga alla fantascienza, è importante segnalare il romanzo 1984 (1948), famoso esempio di antiutopia.
(continua)
[7] La prima rivista in cui ne è trovato traccia è Wonder Stories dell’aprile 1934, in cui nel suo editoriale Gernsback ne annuncia la nascita, rimandando al numero successivo della rivista per i dettagli. Che infatti troviamo nel numero di maggio 1934, riportante addirittura il logo in copertina.
[15] Per chi è molto interessato a Van Vogt, segnaliamo un volume interamente dedicato a lui, [GRA11].
[16] Tra l’altro, l’illustrazione di copertina di quel numero di Astounding fu dedicata al suo racconto: notevole, per un esordiente.
[18] Rimandiamo a [GHE11], pagg. 55-69, per maggiori dettagli.