Libertà per Alaa Abdel Fattah
Dal 28 maggio digiuno solidale a staffetta
Dal 28 maggio è in corso in Italia una campagna di solidarietà con Alaa Abdel Fattah, per chiedere la sua liberazione. Uno sciopero della fame solidale a staffetta per 24 ore di ciascun partecipante. Ha iniziato Riccardo Noury di Amnesty International e poi hanno aderito decine di persone, intellettuali, attivisti per i diritti umani, politici, giornalisti, attori, scrittori. Una catena di solidarietà per sostenere le rivendicazioni di Alaa in sciopero della fame dal 2 aprile. L’niziativa è coordinata dalla giornalista e scrittrice, Paola Caridi curatrice del blog www.invisiblearabs.com
Sono passati 67 giorni dall’inizio dello sciopero di Alaa e le autorità carcerarie e giudiziarie hanno negato l’evidenza, sostenendo falsamente che Alaa non sta svolgendo nessun sciopero. Poi lo hanno spostato dal carcere di massima sicurezza di Tora, al carcere di Natroun dove ha ottenuto un materasso, dei giornali e libri forniti dalla famiglia, una penna e dei quaderni.
Per iniziativa della famiglia (la madre è nata in GB), Alaa ha ottenuto la cittadinanza britannica. Questo passo potrebbe alleviare le sofferenze del carcere duro e disumano al quale è stato costretto per anni. Adesso un avvocato britannico lo può difendere e il consolato può compiere visite in carcere per accertarsi delle sue condizioni.
La vita di Alaa è in pericolo, perché il perdurante sciopero potrebbe causare danni irreversibili per la sua salute. Le uniche notizie finora trapelate sono quelle giunte dalla sua famiglia, in seguito alla visita della madre il 12 maggio. La prossima visita sarà il 12 giugno.
A digiuno per Alaa Abdel Fattah, staffetta in Italia per l’attivista – Chiara Cruciati
Domenica sera su twitter Mona Seif, attivista egiziana e sorella di Alaa Abdel Fattah, è stata chiara. Dalla prigione Alaa può uscire solo in tre modi: con una grazia (di cui la famiglia ha fatto regolare richiesta, già protocollata), con un’espulsione in Gran Bretagna (di cui è diventato di recente cittadino e rinunciando alla cittadinanza egiziana) o da morto.
L’attivista e blogger egiziano è in sciopero della fame da 67 giorni. Una protesta che non è cessata nemmeno dopo il trasferimento, la scorsa settimana, nel nuovo carcere di Wadi al-Natrun. Lì ha ricevuto almeno libri, carta e penna, ma dorme in una stanza illuminata artificialmente per 24 ore al giorno e non ha ricevuto risposta in merito alle denunce, mosse in questi mesi, di abusi nei confronti suoi e di altri prigionieri politici. A sostegno della sua battaglia, del suo riprendere il controllo del proprio corpo con la scelta brutale del digiuno, dal 28 maggio si stanno spendendo tanti in Italia: 75 persone, ma il numero cresce di giorno in giorno, rinunciano al cibo per 24 ore per attirare l’attenzione sul più noto degli attivisti egiziani, uno che in galera ci ha trascorso nove degli ultimi dieci anni.
«L’idea – spiega la giornalista Paola Caridi, curatrice del libro di Alaa Non siete stati ancora sconfitti (*) e ideatrice della staffetta insieme al portavoce di Amnesty Italia, Riccardo Noury – è stata dettata dall’urgenza, dall’ empatia individuale. Ha trovato terreno fertile. Si andrà avanti fin quando avremo adesioni. Ieri abbiamo toccato l’apice, con 15 persone a digiuno nello stesso momento». Persone molto diverse tra loro, giornalisti, attori, arabisti, sindacalisti, attivisti. La lista completa e le modalità di adesione su invisiblearabs.com
L’articolo integrale è su: https://archiviopubblico.ilmanifesto.it/Articolo/2003276633
(*) la recensione di Francesco Masala è qui Egitto: «Non siete stati ancora sconfitti»