Ilva, licenza d’uccidere
by Alexik, su http://illavorodebilita.wordpress.com/.
Era l’agosto 2012, mai si era vista in terra di Taranto una simile calata di ministri. Mai si era vista nella Storia della nazione tanta accorata apprensione per la sorte dei lavoratori. Non certo per i cassaintegrati Alitalia prossimi alla mobilità, né per gli operai della Iribus o di Termini Imerese, né per gli esodati della Fornero, ‘che se a buttare la gente sul lastrico è “il mercato”, o Marchionne, o una controriforma delle pensioni, questo è nell’ordine naturale delle cose.
Ma se l’ILVA deve fermare la produzione perché uccide …. cazzo , questo no !!! E’ contro l’ordine padronale delle cose !
E allora via ad una lotta senza quartiere contro le decisioni del gip Patrizia Todisco, artefice del provvedimento di sequestro degli impianti dell’acciaieria. Una lotta con tutti i mezzi necessari: dagli scioperi organizzati dai capi reparto alla diffamazione a mezzo stampa, fino alla discesa in campo bipartisan delle maggiori forze politiche e del governo tutto, uniti nella corale evocazione di scenari catastrofici per l’intera economia nazionale. Insomma, cotanto schieramento di forze per difendere chi e che cosa ?
Sul “chi”, è indiscutibile che un industriale come Riva, così aperto al “dialogo”, meriti certo una vasta solidarietà. Direttamente o tramite i suoi funzionari, Riva “dialogava” da tempo con i tecnici poi diventati ministri – sulla base di convergenze di interessi di alto livello (Passera non può certo scordare l’intervento di Riva nella cordata Alitalia). Il patron dell’ILVA “dialogava” con i principali leader politici nazionali a suon di contributi volontari ai partiti (245 milioni al Pdl, 98 a Bersani) secondo un’accurata pratica di “captatio benevolentiae” bipartisan. ”Dialogava” con i sindacati dialoganti, con il vescovo e il comune, e anche con periti che la Procura mandava a controllare i suoi impianti, con alti funzionari del Ministero dell’Ambiente e membri di quella Commissione istruttoria che doveva rilasciargli l’Autorizzazione Integrata Ambientale. Un dialogo fatto a volte di mazzette, a volte di piaceri e contributi liberali, a volte di accordi sindacali favorevoli, a volte di pressioni e rappresaglie. Gli articoli allegati (Riva vede e provvede) possono dare un quadro completo della “propensione al dialogo” dell’ILVA, che le ha garantito per anni coperture e omertà.
Sul “che cosa”, i dati della perizia chimica redatta dai periti del Tribunale di Taranto parlano chiaro: “Monossido di carbonio =172.123.8 tonnellate/anno, Anidride carbonica = 86.606.106,0 tonnellate/anno, Composti organici volatili = 718,6 tonnellate/anno, Ossidi di azoto = 8.190,0 tonnellate/anno, Ossidi di zolfo = 7645,0 tonnellate/anno, Arsenico e composti = 157,1 kg/anno, Cadmio e composti = 137,6 kg/anno, Cromo e composti = 564,1 kg/anno, Rame composti = 1.758,2 kg/anno, Mercurio e composti = 20,9 kg/anno, Nickel e composti = 424,8 kg/anno, Piombo e composti = 9.023,3 kg/anno, Zinco e composti = 23.736,4 kg/anno, PCDD/PCDF (Policlorodibenzodiossine/Policlorodibenzofurani)= 15,6 grammi/anno, Idrocarburi Policiclici Aromatici = 337,7 kg/anno, Benzene = 1.254,3 kg/anno, Cloro e composti inorganici = 356,6 tonnellate/anno , Fluoro e composti inorganici = 20.063,2 kg/anno, PM10 = 1.361,0 tonnellate/anno (Fonte: ILVA. Dichiarazione emissioni totali 2010)
La perizia chimica aggiunge che “i valori misurati alle emissioni dello stabilimento ILVA con gli autocontrolli effettuati dal Gestore nell’anno 2010, risultano conformi sia a quelli stabiliti dalle precedenti autorizzazioni settoriali sulle emissioni in atmosfera (ex DPR 203/88) e sia ai valori limite previsti dal recente decreto di AIA del 5/08/11”.
In pratica, in base all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dal Ministero della Prestigiacomo (di cui Clini era Direttore Generale) … l’ILVA era a norma !!!!
Le tonnellate di inquinanti appena descritte erano del tutto regolari, e di conseguenza lo sono i loro effetti collaterali: “Dal 1998 al 2010 sono attribuibili alle emissioni industriali 386 decessi totali fra la popolazione, la gran parte per cause cardiache. Sono attribuibili 237 casi di tumore maligno con diagnosi da ricovero ospedaliero, 247 eventi coronarici con ricorso al ricovero, 937 casi di ricovero ospedaliero per malattie respiratorie (in gran parte nella popolazione in età pediatrica – 638 casi)”. “Questo studio testimonia anche un effetto per quanto riguarda le malattie neurologiche e renali ed i ricoveri per i tumori del polmone”. (Perizia epidemiologica. pp. 219/220. Nota: la perizia non prende in considerazione la fertilità, la salute riproduttiva, le malformazioni alla nascita).
“Dal 1998 al 2010 i decessi tra i lavoratori del settore siderurgico attribuibili alla condizione lavorativa sono i seguenti: Tumori maligni 41, Malattie neurologiche 10, Malattie cardiache 24”. “Dal 1998 al 2010, dai dati forniti dall’ufficio INAIL di Taranto risultano 1696 malattie professionali denunciate dai lavoratori del centro siderurgico . Tra le malattie denunciate 234 sono riferite alle malattie da asbesto. I tumori non da asbesto causati dalle esposizioni professionali e indennizzati dal 1998 al 2010 sono stati 98, a fronte di 245 denunce”. “I lavoratori che hanno prestato servizio presso l’impianto siderurgico negli anni 70-90 con la qualifica di operaio hanno subito un eccesso di mortalità per patologia tumorale (+ 11 %) , in particolare per tumore dello stomaco ( + 107 %), della pleura (+ 71 %), della prostata (+50 %) e della vescica (+ 69 %). Tra le malattie non tumorali sono risultate in eccesso le malattie neurologiche (+ 64 %) e le malattie cardiache (+ 14 %). I lavoratori con qualifica di impiegato hanno presentato eccessi di mortalità per tumore alla pleura (+ 135 %) e dell’encefalo (+ 11 %)”. (Perizia epidemiologica. pp. 220/223).
A rincarare la dose arrivano il 22/10 i dati aggiornati del Progetto Sentieri: l’incidenza dei tumori a Taranto e Statte mostra un eccesso rispetto al resto della provincia, del 30 % per gli uomini (polmoni + 50%, mesotelioma + 100 %, rene e altre vie urinarie + 100 %, vescica, testa e collo + 30%, fegato + 40% , linfoma non-Hodgkin + 60%, colon retto e prostata + 20%, melanoma cutaneo + 90%) e del 20 % per le donne (mammella + 24&, collo dell’utero + 80%, polmone +48%, colon retto + 21%, fegato + 75%, linfoma non Hodgkin + 43%, stomaco + 100%). I ricoveri ospedalieri in età pediatrica mostrano un significativo incremento per tumori maligni, malattie e infezioni dell’apparato respiratorio. I tassi di mortalità a Taranto e Statte nel periodo 1980/2008 sono significativamente superiori alla media regionale. Fra gli uomini i tassi di mortalità sono superiori anche a quelli nazionali per il tumore al polmone e le malattie respiratorie. Per le donne si assiste a un marcato aumento della mortalità per tumore polmonare. Sarà un caso, ma i residenti nei quartieri Tamburi, Borgo, Paolo IV e del Comune di Statte (cioè le zone vicine all’ILVA) mostrano una mortalità e morbilità più elevata rispetto alla popolazione della città.
Da qualche mese si assiste a un duro scontro fra poteri istituzionali, con governo e regione che contrattano con l’ILVA gli interventi da attuare bypassando i custodi giudiziari, tentando di bloccare per via amministrativa le decisioni del gip. Il ministro Clini “vende fumo” (come faceva il dirigente ILVA Archinà) con una nuova AIA che proroga l’attività dell’altoforno 5, quello più inquinante, e riapre gli impianti che la magistratura stava chiudendo. C’è un governo che rifiuta ogni intromissione della magistratura nelle sue “scelte di politica industriale”, rivendicando il diritto di autorizzare le attività di un’acciaieria anche quando palesemente uccidono, e una procura costretta continuamente a ribadire che l’omicidio plurimo in Italia è ancora reato, e che, qualora sia ancora in atto, l’autorità ha l’obbligo di fermarlo.
Dopo avergli dato la libertà di licenziare, il governo dei tecnici rivendica politicamente la scelta di dare agli industriali anche la licenza di uccidere.
Documenti in download:
Schede sui risultati dell’analisi della mortalità nei siti di interesse nazionale per le bonifiche – 1995/2002: Taranto (Tratto da: SENTIERI – Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento) .
Annibale Biggeri, Maria Triassi, Francesco Forastiere, Conclusioni perizia epidemiologica sull’ILVA di Taranto, 2012.
M. Sanna, R. Monguzzi, N. Santili, R. Felici, Conclusioni della perizia chimica sull’Ilva di Taranto, 2012.
Pietro Comba, Susanna Conti, Ivano Iavarone, Giovanni Marsili, Loredana Musmeci, Roberta Pirastu, Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica, ottobre 2012.
Conferenza stampa rapporto “Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica” – Taranto 22 ottobre 2012: I nuovi dati degli studi epidemiologici dell’area di Taranto, Il rischio sanitario relativo alla qualità dell’aria nel sito di Taranto, Biomonitoraggio tra gli allevatori della provincia di Taranto.
Parere istruttorio conclusivo della domanda di riesame di AIA presentata dalla Soc. ILVA Spa – stabilimento di Taranto (nuova AIA 2012).
Video
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Malpelo (La7) seconda parte
Malpelo (La7) terza parte
Malpelo (La7) quarta parte
Malpelo (La7) quinta parte
Malpelpo (La7) sesta parte
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