LIGURIA
(Roba del Pabuda…)
non è il mare, per me, che la fa così.
bruciate le cartoline colorate!
c’è quell’enorme piana
alle sue spalle
carica di detriti, sabbia e mota
e vini densi
che la sospinge.
così punta i piedi:
per non finire
nello sprofondo del Tirreno.
gettate gli ombrelloni da spiaggia
e gli ombrellini dei long-drink!
la verità
è tutta un’increspatura montagnosa.
a guardar bene
c’è pure la litigiosità dei genovesi,
con le loro nostalgie
e depressioni.
c’è molta pietra
a solidificarne il carattere,
le terre umide son
rare consolazioni:
circoscrivono
paesini dell’entroterra
dall’aspetto malaticcio.
le fotografie aeree
non ti riveleranno
niente di sincero:
non vedono e non sentono
la fatica
dell’infinità di gradini
sconnessi e disuguali
a salire e a scendere
e neppure
certe bettole
dove
le insegne e le pubblicità
appese ai muri
somigliano
a quelle dimenticate
ad Asmara e Assab.
in Liguria
tutto è vecchio
e ansimante.